Grammatica georgiana: differenze tra le versioni

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* Il caso nominativo di ''ragazze'' in georgiano (''gogo'', radice che termina con vovale non-troncata -''o'') è, ''gogo''+'''''eb'''''+''i'', mentre il caso strumentale sarebbe, ''gogo''+'''''eb'''''+''it''.
* Il caso nominativo di ''ragazze'' in georgiano (''gogo'', radice che termina con vovale non-troncata -''o'') è, ''gogo''+'''''eb'''''+''i'', mentre il caso strumentale sarebbe, ''gogo''+'''''eb'''''+''it''.


È importante stabilire che, comunque, il suffisso plurale ''non'' viene usato quando il sostantivo è preceduto da un quantificatore di un certo tipo, come un [[numero cardinale]]. Quindi, per esempio, "cinque uomini" in georgiano viene espresso come, "''xuti (5) k'atsi''," '''non''', *"''xuti k'ats'''eb'''i''". In aggiunta, in certi contesti formali, il georgiano usa le desinenze dell'antico caso georgiano distinte da quelle del georgiano moderno: ''Sabch'o'''ta''' Sakartvelo'' ("Georgia sovietica", lit. "Georgia dei sovietitici").
È importante stabilire che, comunque, il suffisso plurale ''non'' viene usato quando il sostantivo è preceduto da un quantificatore di un certo tipo, come un [[numero cardinale]]. Quindi, per esempio, "cinque uomini" in georgiano viene espresso come, "''xuti (5) k'atsi''," '''non''', *"''xuti k'ats'''eb'''i''". In aggiunta, in certi contesti formali, il georgiano usa le desinenze dell'antico caso georgiano distinte da quelle del georgiano moderno: ''Sabch'o'''ta''' Sakartvelo'' ("Georgia sovietica", lit. "Georgia dei sovietici").


==Pronomi==
==Pronomi==

Versione delle 13:46, 20 feb 2015

La lingua georgiana appartiene alla famiglia caucasica meridionale o cartvelica. Alcune delle sue caratteristiche sono simili a quelle delle lingue slave, come il sistema di aspetto verbale, ma la grammatica georgiana è notevolmente diversa dalle lingue indoeuropee ed ha molte caratteristiche distinte, come la ergatività scissa e un sistema di concordanza verbale polipersonale.

Il georgiano ha il suo proprio alfabeto. In questa pagina, verrà usata estesamente la traslitterazione con lettere latine.

Allineamento morfosintattico

La sintassi georgiana e la concordanza verbale sono generalmente quelle di una lingua lingua nominativo-accusativa; vale a dire, il soggetto di un verbo intransitivo e il soggetto di un verbo transitivo sono trattati allo stesso modo, per quanto riguarda l'ordine delle parole all'interno della frase e i loro marchi di concordanza nel complesso verbale. L'allineamento nominativo-accusativo è il più comune nelle lingue del mondo, e si trova in tutte le lingue indoeuropee occidentali (come inglese, tedesca e francese).

Tuttavia, la morfologia del caso georgiano (vale a dire, la declinazione nominale che fa uso dei marcatori di caso) non sempre coincide con l'allineamento verbale. Si è spesso detto che il georgiano mostrerebbe ergatività scissa; morfologicamente parlando, si dice che in massima parte si comporta come una lingua ergativo-assolutiva nello screeve[1] di II serie ("aoristo"). Ciò significa che il soggetto di un verbo intransitivo prenderà lo stesso caso grammaticale dell'oggetto diretto di un verbo transitivo. Tuttavia, questa non è una rappresentazione totalmente accurata.

Ciò succede perché il georgiano ha un ulteriore livello di ergatività scissa. Nella serie aoristica, i verbi intransitivi si comportano in modo diverso. I verbi di seconda coniugazione si comportano così come ci si aspetterebbe normalmente in una lingua ergativa: il soggetto viene declinato secondo il caso con meno marcatura, il nominativo (terminologicamente equivalente, in questo esempio, ai casi assolutivi in altre lingue). I verbi di terza coniugazione si comportano come se appartenessero a un sistema accusativo: il caso con maggiore marcatura (l'ergativo) marca il soggetto. La divisione tra seconda e terza coniugazione è un convenzione che serve a ricordarne la differenza, ma in realtà entrambe contengono verbi intransitivi, e nel complesso il comportamento di questi verbi segue un allineamento attivo. In una lingua attiva, i verbi intransitivi vengono suddivisi in due classi. La divisione è di solito basata su criteri semantici che riguardano la natura del soggetto e del verbo; per esempio, se il soggetto identifica un agente (un esecutore attivo o intenzionale dell'azione indicata del verbo), allora può essere contrassegnato con un marcatore di caso (per es. l'ergativo); mentre, se il soggetto identifica chi subische l'azione (o non la provoca in modo attivo), allora può essere contrassegnato con un altro marcatore di caso (per es. l'assolutivo o nominativo). Questo può essere chiamato caso "maggiormente attivo", e quindi, precisa il soggetto di un verbo transitivo, mentre il "minimo attivo" o il caso "maggiormente pazientivo" è quello usato per distinguere l'oggetto diretto. Questo è precisamente ciò che accade nel georgiano, nell'ambiente ristretto dei verbi della seconda o terza coniugazione nella serie aoristica.

Nel georgiano, la classificazione dei verbi in base alla natura agentiva o pazientiva del loro soggetto ha a che fare con la rappresentazione di un'azione, incurante se il soggetto la controlli o meno. (Ci sono alcune eccezioni al riguardo: se i verbi atmosferici e i verbi di emissione di luce e suono siano di solito dei predicati a posto zero, e perciò non hanno nessun agente). La divisione tra classi è convenzionale rigida; ogni verbo riceve la classe a cui esso tipicamente corrisponde. Dove il soggetto sia generalmente un esecutore attivo, esso viene contraddistinto come ergativo, anche se in alcuni esempi specifici l'azione può essere fuori dal controllo del soggetto. Quindi, si dice che l'allineamento attivo georgiano è del tipo "scisso-S".

Sistema dei casi

Il georgiano ha sette casi grammaticali: nominativo, ergativo – noto anche nella letteratura cartvelologica come il caso narrativo (motxrobiti) a causa della suggestione piuttosto inesatta di ergatività regolare, e che questo caso si verifica generalmente soltanto nella serie aoristica, che di solito porta avanti il narrativo – dativo, genitivo, strumentale, avverbiale e vocativo.

Il nominativo, ergativo e dativo sono casi nucleari e, a causa del complesso allineamento morfosintattico del georgiano, ognuno ha molte funzioni diverse che si sovrappongono anche l'una all'altra, in differenti contesti. Essi saranno trattatti insieme al sistema verbale.

I casi non-nucleari sono il genitivo, lo strumentale, l'avverbiale e il vocativo.

  • Il caso genitivo è l'equivalente della preposizione di o anche della particella clitica possessiva anglosassone -'s. Nell'espressione "la repubblica di Georgia", la parola "Georgia" è nel caso genitivo: Sakartvelos resp'ublik'a.
  • Il caso strumentale corrisponde alla preposizione italiana con, come nella frase "egli sta tagliando con un coltello", dove la parola "coltello" è il caso strumentale. Succede anche con gli oggetti di alcune postposizioni.
  • Il caso avverbiale comunemente marca le locuzioni avverbiali e viene usato anche in qualche altro contesto, specialmente riguardo al nome di lingue. Per esempio, nella frase "puoi/potete tradurre questo in georgiano?", georgiano è nel caso avverbiale.
  • Il caso vocativo succede quando ci si rivolge a qualcuno; per esempio, una madre che chiama suo figlio con batono? (che significa "signore?"), il bambino risponde "si?". Un fatto interessante riguardo al vocativo georgiano è che con i nomi propri, l'uso del caso vocativo suoni condiscendente o scortese, e così tende ad essere limitato ai sostantivi comuni: rogora xart, Zurab (*Zurabo)? ("Come stai, Zurab?").

Sostantivi

La declinazione di un sostantivo dipende dal fatto se la sua radice termini con una vocale o una consonante. Se la radice del sostantivo termina con una vocale, la declinazione può essere troncante (radici terminati in -e o -a) o non-troncante (radici terminanti in -o o -u). Nelle declinazioni troncanti, l'ultima vocale del tema della parola è perduta nei casi genitivo e strumentale. La tabella sottostante elenca i suffissi per ogni caso con accanto l'esempio relativo.

  Tema finale consonantico Esempio: k'ats- ("uomo") Tema finale vocalico (troncante) Esempio: mama- ("padre") Tema finale vocalico (non-troncante) Esempio: Sakartvelo- ("Georgia")
Nominativo -i k'ats-i -Ø mama -Ø Sakartvelo
Ergativo -ma k'ats-ma -m mama-m -m Sakartvelo-m
Dativo -s k'ats-s -s mama-s -s Sakartvelo-s
Genitivo -is k'ats-is -is * mam-is -s Sakartvelo-s
Strumentale -it k'ats-it -it * mam-it -ti Sakartvelo-ti
Avverbiale -ad k'ats-ad -d mama-d -d Sakartvelo-d
Vocativo -o k'ats-o! -Ø mama! -Ø Sakartvelo!

(* succede il troncamento dell'ultima vocale)

Pluralizzazione

Il numero plurale è contrassegnato con il suffisso -eb, che appare dopo la radice del sostantivo e prima del suffisso del caso. Alcuni esempi sono:

  • Il caso nominativo di uomini in georgiano è costruito come, k'ats+eb+i, mentre il caso ergativo sarebbe, k'ats+eb+ma.
  • Il caso nominativo di alberi in georgiano (xe, radice che termina con la vocale troncata -e) è, xe+eb+i, mentre il caso dativo sarebbe, xe+eb+s.
  • Il caso nominativo di ragazze in georgiano (gogo, radice che termina con vovale non-troncata -o) è, gogo+eb+i, mentre il caso strumentale sarebbe, gogo+eb+it.

È importante stabilire che, comunque, il suffisso plurale non viene usato quando il sostantivo è preceduto da un quantificatore di un certo tipo, come un numero cardinale. Quindi, per esempio, "cinque uomini" in georgiano viene espresso come, "xuti (5) k'atsi," non, *"xuti k'atsebi". In aggiunta, in certi contesti formali, il georgiano usa le desinenze dell'antico caso georgiano distinte da quelle del georgiano moderno: Sabch'ota Sakartvelo ("Georgia sovietica", lit. "Georgia dei sovietici").

Pronomi

La seguente tabella elenca la declinazione di tutti e sei i pronomi personali.

  Nominativo Ergativo Dativo Genitivo Strumentale Avverbiale Vocativo
Prima persona (singolare) me me me chem(s) chemit chemad -
Seconda persona (singolare) shen shen shen shen(s) shenit shenad she!
Terza persona (singolare) is (i)man (i)mas (i)mis (i)mit imad -
Prima persona (plurale) chven chven chven chven(s) chvenit chvenad -
Seconda persona (plurale) tkven tkven tkven tkven(s) tkvenit tkvenad tkve!
Terza persona (plurale) isini (i)mat (i)mat (i)mat (i)mat (i)mat -

Come si può vedere dalla tabella, tutti i casi delle terze persone, eccetto il nominativo, possono essere espressi in due modi diversi; con o senza una "i" all'inizio del pronome. La lettera extra "i" aggiunge una significato direzionale.[2]

Aggettivi

Il georgiano non riconosce esattamente i sostantivi dagli aggettivi, piuttosto, distingue i modificatori dai modificati in base alla posizione relativa nella proposizione nominale. Succede così che le cose che possono suonare come aggettivi possono avere invece una valenza sostantivale in georgiano: si potrebbe dire mindoda lurji ts'igni ("mi piacerebbe il libro blu") oppure mindoda lurji ("mi piacerebbe quello blu"). La declinazione di questi modificatori simil-aggettivi è diversa da quella dei sostantivi, ma in modo simile a questi, essa dipende dal fatto se la radice dell'aggettivo termini con una consonante o una vocale: un aggettivo tema-finale-vocale è identico in tutti i casi, mentre l'aggettivo tema-finale-consonante muta da caso a caso. (Altrimenti detto, si potrebbe dire che gli aggettivi tema-finale-vocale effettivamente non declinino per mezzo del caso). La seguente tabella presenta la declinazione degli aggettivi did- ("grande") e ch'aghara- ("grigio") con il sostantivo datv- ("orso").

  Tema finale consonantico Esempio: did- Tema finale vocalico Esempio: ch'aghara- Esempio di sostantivo: datv-
Nominativo -i did-i ch'aghara datv-i
Ergativo -ma did-ma ch'aghara datv-ma
Dativo did ch'aghara datv-s
Genitivo -i did-i ch'aghara datv-is
Strumentale -i did-i ch'aghara datv-it
Avverbiale did ch'aghara datv-ad
Vocativo -o did-o ch'aghara datv-o

Aggettivi possessivi

Gli aggettivi possessivi (equivalenti all'italiano mio, tuo, ecc.) vengono declinati in modo simile ad altri aggettivi tema-finale-consonante, eccetto per una -s finale nelle forme del dativo, strumentale e avverbiale degli aggettivi possessivi del primo- e della seconda-persona. Da notare la mancanza delle forme vocative della seconda- e terza-persona.

  Nominativo Ergativo Dativo Genitivo Strumentale Avverbiale Vocativo
Prima-persona singolare chem-i chem-ma chem-s chem-i chem-is chem-s chem-o
Seconda-persona singolare shen-i shen-ma shen-s shen-i shen-is shen-s -
Terza-persona singolare mis-i mis-ma mis mis-i mis-i mis -
Prima-persona plurale chven-i chven-ma chven-s chven-i chven-s chven-s chven-o
Seconda-persona plurale tkven-i tkven-ma tkven-s tkven-i tkven-s tkven-s -
Terza-persona plurale mat-i mat-ma mat mat-i mat-i mat -

Apposizioni

Il georgiano non ha quasi preposizioni, ma piuttosto postposizioni. La maggior parte di quelle più comuni sono rese clitiche alla fine dei nomi e possono essere scritte separatamente o insieme al sostantivo. Esistono alcune preposizioni, ma sono molto poche, e tendono ad essere calchi dal russo, entrate nella lingua durante il periodo sovietico.

Ogni postposizione regge (richiede) un caso specifico del sostantivo, similmente all'uso delle preposizioni nella lingua tedesca o latina. Soltanto una postposizione regge il caso nominativo (-vit "come"), e non ci sono postposizioni che reggono i casi ergativo o vocativo. Ecco alcuni esempi di postposizioni:

Postposizione Significato italiano Caso
-vit ¹ come nominativo
-ze su dativo
-tan a, vicino dativo
-tan ertad insieme con dativo
-shi ² in, a, verso dativo
-dan 4 da (un luogo) strumentale
-gan da (una persona o cosa) genitivo
gamo a causa di genitivo
garda eccetto genitivo
gareshe senza genitivo
-tvis per genitivo
mier da, vicino genitivo
magivrad invece di genitivo
miuxedavad nonostante genitivo
-ts'in prima di, di fronte a genitivo
-mde ³ fino a, così lontano come avverbiale

¹ La postposizione -vit potrebbe anche prendere il caso dativo nella sua forma estesa (con un'inserzione di -a- tra il suffisso del caso e la postposizione).

² Nell'uso della postposizione -shi il suffisso del caso dativo -s viene soppresso.

³ Nell'uso della postposizione -mde il suffisso del caso avverbiale -d viene soppresso.

4 Nell'uso della postposizione -dan il suffisso del caso strumentale -t viene soppresso.

Esempi

Il nominale georgiano ha una serie di spazi morfemici che devono essere riempiti in un ordine specifico:

radice nominale + suffisso plurale + suffisso del caso (+ postposizione)
Alcuni sostantivi con tutti gli spazi morfemici riempiti
Radice nominale (significato) suffisso plurale suffisso del caso (caso) postposizione parola intera significato italiano
megobar- (amico) -eb -is (genitivo) -tvis megobrebistvis per gli amici
deda- (madre) - -s (dativo) -tan ertad dedastan ertad (insieme) con (mia) madre
mshobl- (genitore) -eb -is (genitivo) gareshe mshoblebis gareshe senza (i miei) genitori
shen- (tu) - -s (genitivo) gamo shens gamo per causa tua
bavshv- (bambino) - -i (nominativo) -vit bavshvivit come (un) bambino
bavshv- (bambino) -eb -sa (dativo) -vit bavshvebsavit come bambini
Sakartvelo- (Georgia) - -s (dativo) -shi (cade il suffisso del caso) Sakartveloshi alla Georgia, nella Georgia
xval- (domani) - -ad (avverbiale) -mde (cade d) xvalamde fino a domani

Sistema verbale

Il sistema verbale del georgiano è notevolmente complesso, specialmente se comparato a quello della maggior parte delle lingue indoeruropee. Piuttosto che usare separatamente i termini "passato", "aspetto", "modo", ecc., i linguisti preferiscono utilizzare il termine "screeve" per distinguere le diverse strutture di tempo e modi del sistema verbale. Lo screeve è un insieme di sei forme verbali inflesse in base alla persona e al numero.

I verbi vengono tradizionalmente divisi in quattro classi: verbi transitivi, intransitivi, verbi con nessun equivalente transitivo (verbi mediani) e verbi indiretti. Ci sono numerosi verbi irregolari nel georgiano, ma essi appartengono a una di queste classi, ognuna delle quali usa strategie diverse per costruire il complesso verbale, impiegando talvolta differenti formazioni verbali.

Lo stesso argomento in dettaglio: Paradigma del verbo georgiano.

Classi verbali

Verbi transitivi (verbi di 1a classe)

I verbi di 1a classe generalmente hanno un soggetto e un oggetto diretto. Alcuni esempi sono "mangiare", "uccidere" e "ricevere". Questa classe include anche i causativi (l'equivalente di "far fare qualcosa a qualcuno") e la forma verbale causativa degli aggettivi (per es., "far diventare sordo qualcuno").

Ci sono pochi verbi nella 3a classe che funzionano come verbi transitivi di 1a classe per quanto riguarda le loro coniugazioni, come starnutire e tossire (vedi sotto).

Verbi intransitivi (verbi di 2a classe)

I verbi intransitivi hanno soltanto un soggetto e nessun oggetto diretto (sebbene alcuni reggano un oggetto indiretto definito semplicemente con il caso dativo). La maggior parte dei verbi di questa classe hanno un soggetto che non compie o controlla l'azione del verbo (per esempio, "mori-re", "succede-re"). La voce passive dei verbi transitivi di 1 a classe appartengono anche a questa classe, per esempio "essere mangiato", "essere ucciso" ed "essere ricevuto". Inoltre, la forma verbale degli aggettivi hanno anche il loro equivalente intransitivo: il verbo intransitivo per l'aggettivo "sordo" è "diventare sordo".

Verbi mediali (verbi di 3a classe)

I verbi della 3a classe, di solito intransitivi, ma dissimili da quelli della 2a classe, segnano il loro soggetto usando il caso ergativo. La maggior parte dei verbi di moto (come "nuotare" e "rotolare") e i verbi riguardanti il tempo (come "piovere" e "nevicare") appartengono a questa classe. Sebbene questi verbi siano descritti come non aventi complementi transitivi (come "piangere"), alcuni di essi hanno ancora oggetti diretti, come "imparare" e "studiare". I verbi che vengono derivati da prestiti linguistici appartengono anche a questa classe.

I verbi intransitivi della 1a e 2a classe, quando vengono presi insieme, sembrano siano coniugati in modo diverso in base alla forma dell'allineamento attivo

Lo stesso argomento in dettaglio: § Allineamento morfosintattico.

Verbi indiretti (verbi di 4a classe)

A questa clase appartengono i verbi che veicolano il significato di emozione e stato prolungato. I verbi "volere" e "potere" possono appartenere a questa classe. Altri esempi comuni di verbi di 4a classe sono "dormire", "mancare", "invidiare" e "credere".

Verbi stativi

I verbi stativi non costituiscono una classe di per se, ma si riferiscono piuttosto a uno stato, e le loro coniugazioni sono molto simili a quelle dei verbi indiretti. Per esempio, quando si dice, "il quadro sta appeso alla parete", l'equivalente di "appendere" è un verbo stativo.

Verbi irregolari

Ci sono numerosi verbi irregolari nel georgiano, la maggior parte dei quali impiega il sistema di coniugazione dei verbi intransitivi di 2a classe. I verbi irregolari usano diverse temi per differenti screeve, e le loro coniugazioni si discostano dalle coniugazioni dei verbi intransitivi regolari, alcuni dei quali sono: "essere", "venire", "dire", "raccontare" e "dare".

Screeve

Lo stesso argomento in dettaglio: Screeve.

Ci sono tre serie di screeve nel georgiano: prima, seconda e terza. La prima serie possiede due sottoserie, ovvero le sottoserie del presente e del futuro. La seconda serie è chiamata anche aoristica, e la terza serie viene detta perfettiva. Ci sono dunque un totale di undici screeve.

  Indicative Past Subjunctive
Sottoserie del presente presente indicativo imperfetto congiuntivo presente
Sottoserie del futuro futuro condizionale congiuntivo futuro
Serie aoristica aoristo ottativo
Serie perfettiva passato prossimo piuccheperfetto congiuntivo perfetto

Il presente indicativo viene usato per esprimere un evento nel tempo in cui si sta parlando ("essa/egli sta verbo-ndo") e anche per indicare un evento che accade abitualmente ("lei/egli verbo*").

Lo screeve imperfetto viene utilizzato per esprimere un'azione incompleta o continua nel passato ("essa/egli stava verbo-ndo") e anche per indicare un'azione passata abituale, cioè il significato di usava ("essa/egli usava verbo").

Lo screeve presente congiuntivo viene usato per esprimere un evento improbabile nel presente ed è di solito utilizzato come una proposizione relativa ("che essa/egli stesse verbo-ndo").

Lo screeve futuro viene usato per esprimere un evento che avrà luogo nel futuro ("essa/egli verbo").

Lo screeve condizionale (per la lingua inglese) viene usato insieme a se ("essa/egli verbo" o "essa/egli aus. avere + pp.").[3]

Lo screeve congiuntivo futuro viene usato per esprimere un evento improbabile nel futuro ed è di solito utilizzato come una proposizione dipendente.

Lo screeve aoristico viene usato per indicare un'azione che ha luogo nel passato ("essa/egli verbo"). Viene anche usato nelle forme imperative (verbo!).

Lo screeve ottativo ha molti usi:

  • Negli imperativi negativi ("non verbo!").
  • Negli obblighi ("essa/egli deve verbo").
  • Nelle condizioni ipotetiche ("se essa/egli congiuntivo imperfetto (ottativo), X succederebbe (condizionale)").
  • Nelle esortazioni ("verbo!").

Lo screeve perfetto viene usato per indicare un'azione, a cui il parlante non è presente ("essa/egli ha verbo al pp.").

Lo screeve piuccheperfetto viene usato per indicare un'azione accaduta prima di un altro evento ("essa/egli aveva verbo al pp.").

Lo screeve perfetto congiuntivo è in massima parte per i desideri ("potesse essa/egli verbo!").

Componenti verbali

Il georgiano è una lingua agglutinante, vale a dire che ogni affisso esprime un singolo significato, e di solito non si mescolano l'uno con l'altro, nemmeno fonologicamente. Ogni screeve verbale viene formato aggiungendo un numero di prefissi e suffissi al tema verbale. Alcune categorie di affissi sono limitate a specifici screeve. In un dato screeve, non tutti i possibili marcatori sono obbligatori. I componenti di una forma verbale georgiana si susseguono nel seguente ordine:

Schema di verbo georgiano
preverbo marcatore nominale prefissale marcatore di versione RADICE VERBALE marcatore passivo suffisso tematico marcatore causativo marcatore imperfettivo marcatore nominale suffissale verbo ausiliare marcatore plurale

Preverbo

I preverbi possono aggiungere direzionalità o un significato arbitrario al verbo. In questo caso essi somigliano ai prefissi derivazionali dei verbi slavi. Per esempio, mentre mi-vdivar significa "sto andando", mo-vdivar vuol dire "sto venendo". I preverbi appaiono negli screeve del futuro, passato e perfettivo e sono generalmente assenti negli screeve presenti.

Marcatore nominale prefissale

I marcatori nominali prefissali indicano quale persona provoca l'azione (agente) o per quale persona (beneficiario; scopo) il verbo è fatto. Ci sono anche marcatori nominali suffissali. Ogni marcatore nominale prefissale e suffissale si può dividere in due gruppi, chiamati v- e m-. e sono elencati nella tabelle seguenti.

gruppo v-
  Singolare Plurale
Prima persona v- v- -t
Seconda persona Ø- Ø- -t
Terza persona Ø- -s/-a/-o Ø- -en/-es/-nen/-ian
gruppo m-
  Singolare Plurale
Prima persona m- gv-
Seconda persona g- g- -t
Terza persona u-/s-/h-/Ø- u-/s-/h-/Ø- -t

Ecco un paradigma dello screeve presente, che usa la radice del verbo -ts'er, 'scrive-re'. Questa radice usa il gruppo v- dei marcatori nominali:

  Singolare Plurale Singolare (ita) Plurale (ita)
Prima persona v-ts'er v-ts'er-t Io sto scrivendo Noi stiamo scrivendo
Seconda persona ts'er ts'er-t Tu stai scrivendo Voi state scrivendo
Terza persona ts'er-s ts'er-en Essa/egli sta scrivendo Esse/loro stanno scrivendo

Nel caso di v-ts'er-t, ts'ert, e ts'er-en, la -t e -en sono marcatori plurali.

Ecco un paradigma dello screeve presente che usa implicare il gruppo m-. La radice verbale è -nd-, 'vole-re':

  Singolare Plurale Singolare (ita) Plurale (ita)
Prima persona m-i-nd-a gv-i-nd-a Io voglio Noi vogliamo
Seconda persona g-i-nd-a g-i-nd-a-t Tu vuoi Voi volete
Terza persona u-nd-a u-nd-a-t Essa/egli vuole esse/loro vogliono

Nel caso di g-i-nd-a-t e u-nd-a-t, la -t è un marcatore plurale.

I verbi che usano un gruppo per indicare il soggetto impiegano l'altro gruppo per denotare l'oggetto (diretto o indiretto, a seconda del carattere del verbo). Questo rende capace il verbo di incapsulare sia l'agente dell'azione che il beneficiario (oggetto indiretto) o l'oggetto diretto (polipersonalismo). Per esempio, mentre in italiano si richiedono cinque parole per dire "io lo scrissi a loro" (essendo "io" soggetto, "lo" oggetto diretto, "loro" oggetto indiretto), in georgiano questo può essere tutto detto in una unica parola.

Marcatore della versione

A destra, dopo il marcatore nominale, può realizzarsi un marcatore di "versione". Fonologicamente, i marcatori di versione sono costituiti ognuno da vocali, eccetto per quel che riguarda /o/. I marcatore di versione, di per sé semanticamente diversi, possono aggiungere un significato lessicale imprevedibile al verbo, o un significato funzionale che include causatività, voce passiva, versione soggettiva, versione oggettiva e versione locativa. Per esempio, mentre

v-ts'er significa "io lo scrivo",
v-u-ts'er significa "io lo scrissi a lui/lei" (versione oggettiva),
v-a-ts'er significa "io lo scrissi su (di) lui/lei" (versione locativa), e
v-i-ts'er significa "io lo scrissi (per me stesso)" (versione soggettiva).

Radice verbale

La lunghezza della radice verbale tipicamente arriva da uno a sette fonemi, con la radice più lunga che ne ha 15. Alcuni sono costituiti soltanto da consonanti. La radice comune del significato verbale 'aperto', 'ricevere', 'prendere', e 'fare una foto' è -gh-. La "derivazione lessicale" (o "formazione della parola") viene realizzata attraverso l'uso di preverbi, marcatori di versione e suffissi tematici. Alcune derivazioni di -gh- vengono a realizzarsi nelle frasi mi-v-i-gh-e ts'erili, 'Io icevetti la lettera' e ga-a-gh-eb k'ars, 'tu aprirai la porta' (gli affissi derivazionali sono contrassegnati in grassetto).

Marcatore passivo

Nel georgiano, i due mezzi morfologici per convertire un verbo transitivo in uno intransitivo (o nella forma passiva) vanno ad aggiungere -d- alla fine della radice verbale o il marcatore di versione -i- (vedi la discussione dei marcatori di versione altrove in questa pagina). I rispettivi esempi: ga-a-ts'itl-e, 'tu lo fai arrossire' ( -ts'itl- è la radice di ts'iteli, 'rosso') > ga-ts'itl-d-i, 'tu arrossisci'; verbo di 2a classe da-v-bad-eb, 'io faccio nascere te', > da-v-i-bad-eb-i, 'io sono nato' (la -i- alla fine del verbo è un marcatore nominale suffissale obbligatorio con i verbi intransitivi (vedi sotto).

Suffisso tematico

La lingua ha otto tipi di suffissi tematici (talvolta noti come formanti tematici del presente-futuro). Quando il marcatore passivo suffissale è assente, uno di questi suffissi può essere posto a destra, dopo la radice del verbo. Con questi suffissi i verbi ottengono significati arbitrari. I suffissi tematici sono presenti negli screeve di presente e futuro, ma sono assenti nel passato e ancor più negli screeve perfettivi. Per esempio, la radice del verbo "costrui-re" è -shen-. Per dire "io sto costruendo", dobbiamo aggiungere il suffisso tematico -eb- alla fine della radice: v-a-shen-eb (v- significa che l'agente è la prima persona (v- stabilisce il marcatore nominale), a è il "versionatore", shen è la radice ed eb è il suffisso tematico). Per dire "egli/essa sta costruendo", aggiungiamo semplicemente il marcatore suffissale nominale -s dopo il suffisso tematico: a-shen-eb-s.

Marcatore causativo

In italiano[4], la causatività è principalmente espressa sintatticamente, per mezzo della frase, 'fare verbo' qualcuno', mentre in georgiano viene espressa morfologicamente. Il marcatore causativo concorre obbligatoriamente insieme al marcatore di versione -a-. Non c'è nessun marcatore causativo nel georgiano usato singolarmente. Per ditransitivizzare un verbo già transitivo, si usa in-eb o raramente ev: ch'am, 'tu mangi' > a-ch'Øm-ev, 'tu lo fai mangiare', con la sincope della radice.

Marcatore Imperfettivo

Questo marcatore (-d- per i verbi di 1a classe, -od- per quelli di 2a) vengono usati per formare gli screeve dell'imperfettivo, presente e futuro congiuntivo, e condizionale: v-a-shen-eb, 'io sto costruendo' > v-a-shen-eb-d-i, 'Io stavo costruendo" (la -i- aggiuntiva alla fine del verbo è il marcatore nominale suffissale); v-ts'er, 'io sto scrivendo' > v-ts'er-d-i, 'io stavo scrivendo' (poiché il verbo "scrivere" non possiede un suffisso tematico, il marcatore imperfettivo viene aggiunto a destra, dopo la radice verbale).

Marcatore nominale suffissale

I verbi transitivi (che impiegano v-) usano il marcatore nominale suffissale -s- (come in a-shen-eb-s, ts'er-s) per la terza persona singolare negli screeve presente e futuro. I verbi intransitivi, il passato e gli screeve perfettivi dei verbi transitivi e mediani, e indiretti, impiegano gruppi di vocali: nell'indicativo, prima/seconda persona i (forte) o e (debole), terza persona o o a per la terza persona; nel congiuntivo, il marcatore nominale suffissale è lo stesso per tutte le persone, generalmente e od o o, meno frequentemente, a. La forma dell'aoristo intransitivo avashene, 'io costruisco', ha la struttura, a-v-a-shen-Ø-e, caratterizzata dal preverbo -a- e il marcatore nominale suffissale -e-.

Verbo ausiliare

Il verbo ausiliare viene usato soltanto negli screeve dell'indicativo presente e perfettivo dei verbi indiretti e in quello perfectivo dei verbi transitivi, quando l'oggetto diretto è la prima o seconda persona (queste sono situazioni, dove m- viene utilizzato per il soggetto del verbo, e, dunque, v per indicare l'oggetto diretto). Il verbo ausiliare è lo stesso verbo come essere nello screeve del presente. Il verbo essere per le due persone singolari è: Me var ("io sono") e Shen xar ("tu sei"). Per esempio, miq'vars significa "io amo lui/lei" (la s alla fine del verbo indica la terza persona che il parlante ama). Per dire "io ti amo", la s alla fine deve essere sostituita con xar (poiché, adesso, l'oggetto diretto è la seconda persona): miq'var-xar ("io ti amo").

Verbi ausiliari

Oltre al possibile verbo ausiliare nel complesso verbale, ce ne sono altri. Proprio come nell'italiano (e anche in tedesco, inglese, francese, spagnolo, ecc.), la lingua georgiana ha suoi i verbi ausiliari, volere, dovere e potere.

  • Il verbo ndoma ("volere") viene coniugato proprio come ogni altro verbo della 4a classe. Per dire, "volere fare qualcosa", si può usare la forma infinita del verbo (masdari) o lo screeve ottativo.
  • Il verbo unda ("dovere") non viene coniugato. Tuttavia, proprio come succede per il verbo volere, viene utilizzato lo screeve ottativo in "dovere fare qualcosa". Per dire "dovere", si usa, nuovamente, la stessa parola unda, ma con lo screeve del piuccheperfetto.
  • Il verbo shedzleba ("potere") è un verbo di 4a classe, e perciò coniugato di conseguenza. Similmente al verbo volere, viene usato lo screeve ottativo o la forma infinita del verbo. Per dire "sarà capace di" e "potrebbe", vengono usati rispettivamente gli screeve futuro e aoristico. La negazione di "potere" in georgiano viene stabilita con la speciale particella di negazione ver che, quando usata, contiene il significato di "non potere", e perciò insieme a essa, il verbo shedzleba non viene utilizzato.
Lo stesso argomento in dettaglio: § Negazione.

Marcatore plurale

In base ai marcatori nominali utilizzati, viene aggiunto il suffisso plurale appropriato che può riferirsi al soggetto oppure all'oggetto. Un esempio di riferimento a un oggetto è miq'varxar-t, 'io vi amo'.

Sintassi

Ordine della parola

L'ordine delle parole nel georgiano non è molto rigoroso. Una struttura della frase mette in evidenza la sequenza soggetto - oggetto indiretto - oggetto diretto - verbo. Per esempio, la frase "io sto scrivendo una lettera a mia madre" può essere espressa come segue (le glosse utilizzano le abbreviazioni NOM = caso nominativo, DAT = caso dativo, PRES = screeve presente):

Me dedas ts'erils vts'er.
Io-NOM mia madre-DAT lettera-DAT scrivere-PRES

Questa frase potrebbe anche essere costruita secondo l'ordine soggetto - verbo - oggetto diretto - oggetto indiretto. Poiché il verbo codifica l'informazione riguardo a tutti questi argomenti, ognuno di essi può sempre essere omesso (vedi pro-drop, soggetto nullo) e non è insolito che gli argomenti pronominali vengano soppressi.

Domande

Domanda Si/No

Il solo modo in cui un'espressione viene segnata come una domanda si/no è alterando l'intonazione, ovvero, il tono viene innalzato verso la fine della frase. Per esempio:

Chemtan ertad moxval, 'verrai con me'
Chemtan ertad moxval?, 'verrai con me?'

Tag question

Per quelle tag question da cui ci si aspetta una risposta affermativa, può essere impiegata la particella xom, che si trova in seconda posizione nella frase. Confronta:

Dghes k'argi amindia, 'il tempo è bello oggi' (affermazione)
Dghes k'argi amindia?, 'è bello il tempo oggi?' (domanda si/no)
Dghes xom k'argi amindia?, 'il tempo è bello oggi, non è vero?' (tag question)

Queste frasi contengono una -a- suffissata alla parola amindi 'tempo' ed è una forma ridotta del verbo aris, 'è'. Da notare che la tag question in georgiano non comprende ognuna delle tre particelle negative riconosciute (vedi sottosezione, "Negazione"); la particella xom di per sé ne trasmette il significato. Tuttavia, se la risposta attesa è negativa, allora vengono aggiunte la particella negativa e la forma completa aris, a destra dopo xom:

Dghes xom ar aris k'argi amindi?, 'il tempo non è bello oggi, vero?'

C'è una particella, tu, che può essere usata per rendere la domanda più garbata. La particella tu ha molti significati nel georgiano; in questo contesto essa non può essere tradotta esattamente in italiano. Confronta:

Chai ginda?, 'vuoi del tè?'
Chai tu ginda?, 'vorresti del tè?'

Interrogativi

Gli aggettivi interrogativi e i pronomi interrogativi vengono declinati differentemente. Un esempio di un aggettivo in italiano è quale, come nella frase "quale città ti piace di più?", mentre un esempio del pronome interrogativo quale è nella frase "quale prenderai?".

Alcuni pronomi interrogativi in georgiano sono:

Georgiano Italiano
ra cosa?
vin chi?
ramdeni quanto
romeli quale
rogor come
rat'om perché
sad dove
rodis quando

Negazione

Ci sono tre tipi di particelle di negazione nel georgiano: ar ('non'), ver ('non potere') e nu ('non!). Ar è la principale. Ver viene usata soltanto per indicare che il soggetto grammaticale della frase non è capace di compiere un'azione. Nu è utilizzata soltanto quando per dare comandi negativi. Esempi:

Tsasvla ar minda, 'io non voglio andare'
Ver movedi, 'io non potrei venire'
Nu nerviulob!, 'non preoccuparti!'

Tutte queste particelle possono essere aumentate con il morfema -gha-, per creare particelle il cui significato include 'non più, ormai non più':

ar, 'non' → aghar, 'non più, ormai non più'
ver, 'non potere' → veghar, 'non potere più, non potere ormai più'
nu, 'non' → nughar, 'non più, ormai non più'

Esempi di utilizzo di queste parole negative derivate:

Pexburts aghar vtamashob, 'io non gioco ormai più a calcio'
Veghar vcham, 'io non posso ormai più mangiare'
Nughar iparav!, 'non rubare più!'

Note

  1. ^ Nella gramatica georgiana è una combinazione di tempo, aspetto e modo.
  2. ^ Il più vicino esempio di forma equivalente in lingua inglese potrebbe essere la distinzione tra his, her e that. Un esempio può essere"her pencil" contro "that (girl)'s pencil." In inglese "that" non può mai comportarsi come un pronome, ma in georgiano, la lettera aggiuntiva "i" lo rende possibile.
  3. ^ In italiano la congiunzione se, nella subordinata condizionale, richiede il congiuntivo, non il condizionale
  4. ^ Come anche in altre lingue europee (inglese, francese, spagnolo, ecc.)

Fonti

  • (EN) Aronson, Howard I. 1990. Georgian: a reading grammar. Corrected edition. Columbus, Ohio: Slavica Publishers.
  • (EN) Harris, Alice C. & Smeets, Rieks (eds.) 1996. Le lingue del Caucaso: lingue indigene e loro parlanti. Edinburgh University Press.
  • (DE) Tschenkéli, Kita. 1958. Einführung in die georgische Sprache. 2 vols. Zürich: Amirani Verlag.
  • (DE) Tschenkéli, Kita. 1965-1974. Georgisch-Deutsch Wörterbuch, 3 vols. Zürich: Amirani Verlag.

Voci correlate

Collegamenti esterni

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