Ettore Fieramosca (romanzo): differenze tra le versioni

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'''''Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta''''' è un [[romanzo storico]] di [[Massimo d'Azeglio]] pubblicato nel 1833.
'''''Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta''''' è un [[romanzo storico]] di [[Massimo d'Azeglio]], pubblicato nel 1833.


== Storia editoriale ==
== Storia editoriale ==
L'Autore iniziò a lavorare al "Fieramosca" durante il suo soggiorno a Milano nel 1830, nella convinzione che le iniziative della [[Giovine Italia]] o di altre organizzazioni indipendentiste non fossero adeguate a smuovere il Popolo italiano contro l'Austria e che la cultura e l'arte, al contrario, potessero contribuire a formare una coscienza nazionale italiana. In quell'anno a Brera, infatti, d'Azeglio espose una serie di quadri con soggetti patriottici tra cui ''La disfida di Barletta'' e ''La battaglia di Legnano''. Durante la stesura del suo romanzo, incentrato su un noto episodio di orgoglio nazionale quale la [[disfida di Barletta]], l'Autore lo fece leggere all'amico [[Tommaso Grossi]] e al suocero [[Alessandro Manzoni]], ottenendo da entrambi un giudizio positivo; forte di tali incoraggiamenti, una volta terminata l'opera, d'Azeglio la fece stampare presso una tipografia di via San Pietro all'Orto, gestita da un [[Giacobini|giacobino]] di nome Ferrario. La vendita della prima edizione andò abbastanza bene, garantendo all'Autore un primo guadagno di 5000 franchi, altre al compenso dovuto alla stamperia. Nei mesi successivi il romanzo ebbe un enorme successo, tanto che alcuni giornali insinuarono che si trattasse di opera del Manzoni, e ne furono pubblicate altre ristampe.<ref name=Storia>{{cita|D'Azeglio (1891)||Storia}}</ref>
D'Azeglio iniziò a lavorare al romanzo durante il suo soggiorno a Milano nel 1830, nella convinzione che le iniziative della [[Giovine Italia]] o di altre organizzazioni indipendentiste non fossero adeguate a mobilitare il popolo italiano contro l'Austria e che la cultura e l'arte, al contrario, potessero contribuire a formare una coscienza nazionale italiana. In quell'anno, infatti, d'Azeglio espose a Brera una serie di quadri con soggetti patriottici, tra cui ''La disfida di Barletta'' e ''La battaglia di Legnano''. Durante la stesura del suo romanzo, incentrato su un noto episodio di orgoglio nazionale quale la [[disfida di Barletta]], l'autore lo fece leggere all'amico [[Tommaso Grossi]] e al suocero [[Alessandro Manzoni]], ottenendo da entrambi un giudizio positivo; forte di tali incoraggiamenti, una volta terminata l'opera, d'Azeglio la fece stampare presso una tipografia di via San Pietro all'Orto, gestita da un [[Giacobini|giacobino]] di nome Ferrario. La vendita della prima edizione andò abbastanza bene, garantendo all'autore un primo guadagno di 5000 franchi, altre al compenso dovuto alla stamperia. Nei mesi successivi il romanzo ebbe un enorme successo, tanto che alcuni giornali insinuarono che si trattasse di opera del Manzoni, e ne furono pubblicate altre ristampe.<ref name=Storia>{{cita|D'Azeglio (1891)||Storia}}</ref>


Il romanzo dovette essere sottoposto al giudizio preventivo della censura: l'incarico fu affidato da un religioso, l'abate Bellisomi, che non capì l'intento patriottico dello scritto e ne autorizzo la pubblicazione senza richiederne revisioni. Il goveno austriaco, al contrario, abbe da ridire sul tema del romanzo e su molti passaggi esplicitamente indipendentisti ma era troppo tardi: il libro era oramai diffusissimo. Inutile fu la difesa del censore "Si tratta di un documento storico, e come volete proibirlo?" che fu rimosso dall'incarico.<ref name=Storia />
Il romanzo dovette essere sottoposto al giudizio preventivo della censura: l'incarico fu affidato da un religioso, l'abate Bellisomi, che non capì l'intento patriottico dello scritto e ne autorizzò la pubblicazione senza richiederne revisioni. Il governo austriaco, al contrario, ebbe da ridire sul tema del romanzo e su molti passaggi esplicitamente indipendentisti, ma era troppo tardi: il libro era oramai diffusissimo. Inutile fu la difesa del censore ("Si tratta di un documento storico, e come volete proibirlo?"), che fu rimosso dall'incarico.<ref name=Storia />


== Trama ==
== Trama ==

Versione delle 10:19, 15 feb 2021

Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta
AutoreMassimo d'Azeglio
1ª ed. originale1833
Genereromanzo
Sottogenereromanzo storico
Ambientazione1503
ProtagonistiEttore Fieramosca

Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta è un romanzo storico di Massimo d'Azeglio, pubblicato nel 1833.

Storia editoriale

D'Azeglio iniziò a lavorare al romanzo durante il suo soggiorno a Milano nel 1830, nella convinzione che le iniziative della Giovine Italia o di altre organizzazioni indipendentiste non fossero adeguate a mobilitare il popolo italiano contro l'Austria e che la cultura e l'arte, al contrario, potessero contribuire a formare una coscienza nazionale italiana. In quell'anno, infatti, d'Azeglio espose a Brera una serie di quadri con soggetti patriottici, tra cui La disfida di Barletta e La battaglia di Legnano. Durante la stesura del suo romanzo, incentrato su un noto episodio di orgoglio nazionale quale la disfida di Barletta, l'autore lo fece leggere all'amico Tommaso Grossi e al suocero Alessandro Manzoni, ottenendo da entrambi un giudizio positivo; forte di tali incoraggiamenti, una volta terminata l'opera, d'Azeglio la fece stampare presso una tipografia di via San Pietro all'Orto, gestita da un giacobino di nome Ferrario. La vendita della prima edizione andò abbastanza bene, garantendo all'autore un primo guadagno di 5000 franchi, altre al compenso dovuto alla stamperia. Nei mesi successivi il romanzo ebbe un enorme successo, tanto che alcuni giornali insinuarono che si trattasse di opera del Manzoni, e ne furono pubblicate altre ristampe.[1]

Il romanzo dovette essere sottoposto al giudizio preventivo della censura: l'incarico fu affidato da un religioso, l'abate Bellisomi, che non capì l'intento patriottico dello scritto e ne autorizzò la pubblicazione senza richiederne revisioni. Il governo austriaco, al contrario, ebbe da ridire sul tema del romanzo e su molti passaggi esplicitamente indipendentisti, ma era troppo tardi: il libro era oramai diffusissimo. Inutile fu la difesa del censore ("Si tratta di un documento storico, e come volete proibirlo?"), che fu rimosso dall'incarico.[1]

Trama

Personaggi

Note

Edizioni

  • Massimo d'Azeglio, Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta, 1ª ed., Milano, Ferrario, 1833.
  • Ettore Fieramosca o la disfida di Barletta, racconto di Massimo D'Azeglio, s.n., Losanna 18..
  • Ettore Fieramosca o La disfida di Barletta: racconto 1, di Massimo D'Azeglio, Libreria Italiana e Straniera, Lugano 1833
  • Ettore Fieramosca o La disfida di Barletta: racconto 2, di Massimo D' Azeglio, Libreria Italiana e Straniera, Lugano 1833
  • Ettore Fieramosca o La disfida di Barletta, racconto di Massimo d'Azeglio, Raffaele Pierro, Napoli 1833
  • Ettore Fieramosca o La disfida di Barletta, racconto di Massimo d'Azeglio, da' torchi del Tramater, Napoli 1833
  • Massimo d'Azeglio, Ettore Fieramosca o La disfida di Barletta: raccontoG. Pomba, Torino 1833
  • Ettore Fieramosca o La disfida di Barletta: racconto, di Massimo d'Azeglio, per Vincenzo Ferrario, Milano 1833

Bibliografia

  • Massimo d'Azeglio, I miei ricordi, Firenze, Barbera, 1891.

Collegamenti esterni

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