Monastero di Santa Maria Assunta (Vigevano): differenze tra le versioni

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minime, le icone sono pitture su tavola su fondo oro difficile che questo lo sia meglio indicare il termina pala. però mi permetto, un po' tutto il testo pare scritto per un libro e non per una voce enciclopedica, sarebbe da ricontrollare.
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Ottenuto l'ordine della clausura, fecero ricorso a [[Filippo III di Spagna]] che donò 2000 scudi per la costruzione del chiostro, lasciando un vasto appezzamento di terreno che adibirono a orto e in cui costruirono la lavanderia. Occorreva però acqua corrente e la ottennero gratuitamente dai Padri di Santa Maria delle Grazie di Milano, proprietari, oltre che del naviglio, anche della Roggia Vecchia.
Ottenuto l'ordine della clausura, fecero ricorso a [[Filippo III di Spagna]] che donò 2000 scudi per la costruzione del chiostro, lasciando un vasto appezzamento di terreno che adibirono a orto e in cui costruirono la lavanderia. Occorreva però acqua corrente e la ottennero gratuitamente dai Padri di Santa Maria delle Grazie di Milano, proprietari, oltre che del naviglio, anche della Roggia Vecchia.


Dopo che Gabriele Riberia Castiglia, fratello di una delle monache, donò 2000 scudi, la sorella Agnese Riberia, moglie di [[Michele Lanzi]], arredò riccamente la nuova chiesa da lei fatta erigere. [[Il Cerano|Gian Battista Crespi]] dipinse l'icona dell'altare maggiore rappresentante l'Assunta tra gli Apostoli. Altri dipinti sono di pittore ignoto. Sempre Agnese Riberia fece costruire il secondo chiostro, abbellito con pregiati affreschi, e desiderò che alla sua morte il suo corpo venisse deposto nel sepolcro da essa fatto preparare, davanti all'altare maggiore. A lei verrà poi dedicato un orfanotrofio femminile, erede universale dei suoi beni.
Dopo che Gabriele Riberia Castiglia, fratello di una delle monache, donò 2000 scudi, la sorella Agnese Riberia, moglie di [[Michele Lanzi]], arredò riccamente la nuova chiesa da lei fatta erigere. [[Il Cerano|Gian Battista Crespi]] dipinse la [[pala d'altare|pala]] dell'altare maggiore rappresentante l'''Assunta tra gli apostoli''. Altri dipinti sono di pittore ignoto. Sempre Agnese Riberia fece costruire il secondo chiostro, abbellito con pregiati affreschi, e desiderò che alla sua morte il suo corpo venisse deposto nel sepolcro da essa fatto preparare, davanti all'altare maggiore. A lei verrà poi dedicato un orfanotrofio femminile, erede universale dei suoi beni.


Dopo altre vicende avvenute negli anni '40 del 1600, tra le quali la visita dell'infante [[Maria Apollonia di Savoia]], figlia di [[Carlo Emanuele I di Savoia|Carlo Emanuele I]], il monastero fu nuovamente ingrandito e alla sua chiesa accorrevano molti fedeli, richiamati dalle grazie divine e dai miracoli elargiti dall'immagine della Madonna del Rosario.
Dopo altre vicende avvenute negli anni '40 del 1600, tra le quali la visita dell'infante [[Maria Apollonia di Savoia]], figlia di [[Carlo Emanuele I di Savoia|Carlo Emanuele I]], il monastero fu nuovamente ingrandito e alla sua chiesa accorrevano molti fedeli, richiamati dalle grazie divine e dai miracoli elargiti dall'immagine della Madonna del Rosario.

Versione delle 11:42, 7 apr 2020

Chiesa e monastero di Santa Maria Assunta
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLombardia
LocalitàVigevano
ReligioneCristiana cattolica
TitolareMaria

La chiesa e il monastero di Santa Maria Assunta erano degli edifici religiosi di Vigevano, demoliti agli inizi del XIX secolo.

Storia

Nel 1445, i frati domenicani della Chiesa di San Pietro Martire fecero ingrandire la chiesa e l'anno successivo vi costruirono il convento annesso; in contemporanea si formava la confraternita delle Terziarie di San Domenico che, successivamente, ottenne il permesso di vestire l'abito monacale. Tra le consorelle, vi erano alcune figlie di famiglie nobiliari di Vigevano e una certa Benvenuta Bussi, morta nel 1484, che donò i suoi stabili e mobili ai frati affinché dessero vita alla comunità. Prima benefattrice fu Beatrice D'Avalos, nipote di Ferdinando II di Napoli e seconda moglie di Gian Giacomo Trivulzio, che donò una casa in vicolo Anselmi. Dato il crescente numero delle monache, presto vendette la casa per comprarne un'altra nel rione di Pietralata, con possibilità di ampliamenti e di coltivazione degli orti annessi.

Oltre alle doti delle numerose novizie, Stefano Tocco per le sue tre figlie donò nel 1526 una delle sue case vicino al monastero, che venne quindi ingrandito. Non vi era però annessa una chiesa e per assistere alle sacre funzioni le suore dovevano uscire dal convento, mentre per le preghiere quotidiane era stata adibita una stanza. Questi spostamenti furono causa di episodi alquanto curiosi: ad esempio, durante la rivolta dei vigevanesi contro Spagnoli e Napoletani, che presero d'assedio il borgo per oltre due mesi, alcuni di loro assaltarono il convento; tuttavia, scardinata la porta, si videro comparire davanti ai loro occhi una processione di suore, con numerosi ceri accesi, preceduta dal Crocefisso. Questa visione fece impaurire gli assalitori che si diedero alla fuga urlando: "Queste monache sono sante! queste monache sono sante!".

Più avanti, data la loro povertà, le religiose inviarono una loro rappresentanza presso Francesco II Sforza per chiedere qualche sussidio. Il Duca disse che avrebbero potuto chiedere quanto desideravano, volendo beneficarle. Temendo di chiedere troppo, ottennero una dilazione di tempo che permise loro di pensarci, rivolgendosi a Dio perché suggerisse loro quanto dovevano chiedere; ma, tra il timore di chiedere troppo e l'incertezza di chiedere poco, fecero passare alcuni giorni, fino a quando il buon Dio chiamò a sé il Duca, lasciando le monache infelici nella povertà e nell'assillante necessità di provvedere da sé al loro sostentamento con lavoro e ammaestramento delle educande.

Nel 1546, ottennero invece dal presidente del senato di Milano l'esenzione dalla tassa sul sale, sull'olio, sul sapone ed altre cose, come si usava per altri monasteri. Tuttavia non bastò: ricorsero al pontefice Pio IV ed ottennero la concessione di un'indulgenza plenaria ai fedeli che si sarebbero recati nel sabato santo e nel giorno di Pasqua nel loro oratorio che, in assenza di una chiesa, avevano addobbato in una stanza e, non avendo un Campanile, ottennero il permesso dal Comune di suonare le campane della Torre per le ore di adorazione. Richiamati dall'indulgenza papale, i fedeli della città e dei paesi vicini accorsero numerosi lasciando abbondanti elemosine, con le quali, assieme ai 200 scudi offerti dal Comune, le suore desideravano costruire una chiesa. Tuttavia, nel 1565, le carestie, le epidemie e gli altri disastri dalla guerra impedirono di attuare il disegno, già pronto. Fu così che i 200 scudi furono usati per il loro sostentamento.

Furono in seguito ricevute da Giovanni d'Austria. Le monache offrirono omaggi di dolci, fiori ed insalate, molto graditi, ricevendo 8 scudi in elemosina. Successivamente fecero visita anche a don Cesare Gonzaga, cognato di san Carlo Borromeo, e ad altri Signori, ricevendo molte elemosine.

Con altri 225 scudi avuti da un ignoto benefattore, finalmente nel 1574 le monache diedero inizio alla costruzione della chiesa. Tuttavia, per portarla a termine, oltre alle offerte minori dei cittadini, ottennero dal Comune che le multe inflitte a prestinai, osti ecc. sarebbero passate nelle loro mani. In tal modo l'anno successivo si celebrò la consacrazione; tuttavia, l'edificio presto rischiò di crollare, motivo per cui Agnese Riberia decise di farne costruire un altro a proprie spese.

Nel 1576 san Carlo, trovandosi in Vigevano, decise di visitare il Monastero. Appena entrato, nonostante il tempo sereno, chiese alle suore di ritirare le paste messe al sole ad asciugare perché sarebbe piovuto a breve. Ritirate le paste, infatti, iniziò a piovere a dirotto, destando stupore nelle pie donne per la profezia.

Ottenuto l'ordine della clausura, fecero ricorso a Filippo III di Spagna che donò 2000 scudi per la costruzione del chiostro, lasciando un vasto appezzamento di terreno che adibirono a orto e in cui costruirono la lavanderia. Occorreva però acqua corrente e la ottennero gratuitamente dai Padri di Santa Maria delle Grazie di Milano, proprietari, oltre che del naviglio, anche della Roggia Vecchia.

Dopo che Gabriele Riberia Castiglia, fratello di una delle monache, donò 2000 scudi, la sorella Agnese Riberia, moglie di Michele Lanzi, arredò riccamente la nuova chiesa da lei fatta erigere. Gian Battista Crespi dipinse la pala dell'altare maggiore rappresentante l'Assunta tra gli apostoli. Altri dipinti sono di pittore ignoto. Sempre Agnese Riberia fece costruire il secondo chiostro, abbellito con pregiati affreschi, e desiderò che alla sua morte il suo corpo venisse deposto nel sepolcro da essa fatto preparare, davanti all'altare maggiore. A lei verrà poi dedicato un orfanotrofio femminile, erede universale dei suoi beni.

Dopo altre vicende avvenute negli anni '40 del 1600, tra le quali la visita dell'infante Maria Apollonia di Savoia, figlia di Carlo Emanuele I, il monastero fu nuovamente ingrandito e alla sua chiesa accorrevano molti fedeli, richiamati dalle grazie divine e dai miracoli elargiti dall'immagine della Madonna del Rosario.

Dalla sua fondazione al 1757, ben 204 suore chiusero la vita in questo convento, che cessò di esistere nel 1805, quando venne venduto, chiesa compresa, per undicimila lire. Gli edifici vennero distrutti e nello stesso luogo nel 1810 sorse il teatro Galimberti, poi Colli Tibaldi, successivamente diventato cinema.[1]

Note

  1. ^ Luigi Barni, Vigesimum, Vigevano.

Voci correlate