Sorgiva di Cifali

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La Sorgiva di Cifali si trova nel sottosuolo di via della Sorgiva, una strada del quartiere Cibali di Catania che in passato, quando era una borgata della città, veniva chiamato Cifali o Cifuli (i suoi abitanti “cifaloti”). Tale denominazione proviene dal greco antico Kephalé, che significa testa - di fiume, sottinteso - in riferimento alla sorgente del fiume Longane che dà, a sua volta, il nome al quartiere Ognina, dove sfociava. Il fiume fu probabilmente coperto dalle lave dell’eruzione del 693 a.C. Si ha notizia che la sorgente di Cifali dal 1092 era di proprietà della Diocesi di Catania, su donazione fatta dal Gran Conte Ruggero. Nel 1625, il vescovo Innocenzo Massimo e Teodosio, abate del Monastero di San Nicolò l’Arena, stipularono un accordo per la canalizzazione delle abbondanti acque del borgo che portò, nel 1643, alla costruzione dell’acquedotto che doveva rifornire Catania. Dopo la disastrosa eruzione dell'Etna del 1669, che coprì in parte anche l’acquedotto, la sorgente fu ceduta al Senato di Catania dal vescovo Michelangelo Bonadies per il canone annuale di 5 onze, affinché potesse essere utilizzata dai cittadini (Gazzè 2009; Melchiorri, 2017). Si ha inoltre notizia che nel XIX secolo la sorgiva aveva una portata di sette litri al secondo (Sciuto Patti, 1877)[1][2].

Tra l'altro, il folto e rigoglioso manto erboso dello stadio Cibali di Catania, costruito molto vicino a Cifali, viene costantemente annaffiato in maniera autonoma nel sottosuolo dove scorre l'acqua del pozzo, proveniente dal fiume dell'Etna. L'opera, costruita in epoca fascista, è rimasta in funzione e rappresenta un risparmio non indifferente alla manutenzione del campo sportivo[3].

Nel 2003 fu rilasciata una concessione edilizia per la costruzione di un edificio per civile abitazione ad un’impresa costruttrice proprietaria di un terreno in via Dilg nel quartiere di Cibali. Gli abitanti del luogo, dopo l’inizio dei lavori di sbancamento, vedendo abbattere il parapetto dell’antico pozzo artificiale di accesso alla condotta sotterranea e temendo che il materiale caduto all’interno ostruisse il flusso dell’acqua, si opposero alla prosecuzione dei lavori con una forte protesta accompagnata da una petizione popolare per denunciare il pericolo alle autorità. Attivato il Genio Civile e la Soprintendenza, fu invitato il Centro Speleologico Etneo ad esplorare la galleria sotterranea e realizzarne un rilievo planimetrico. Questo intervento portò a dichiarare, con provvedimento n. 1908/2004 e successivamente con decreto dirigenziale n. 8844/2005, l’ipogeo di interesse etno-antropologico e storico particolarmente importante, in quanto individuato fra i beni elencati del codice dei beni culturali da salvaguardare (art. 10 comma 3 lett. a e art. 2 legge regionale n. 80 del 1977). Successivamente, ai fini della salvaguardia dell’integrità del pozzo, del condotto e delle camere di captazione, sui terreni adiacenti e sovrastanti i beni tutelati è stata imposta una fascia di rispetto di 6 metri[1][4].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Quel corso d’acqua sotto il Cibali che preoccupa Catania, in L'Identità Sicilia, 18 dicembre 2023. URL consultato il 25 aprile 2024.
  2. ^ Giuseppe Melchiorri, Catania e i suoi acquedotti antichi, in Università di Catania, 20 aprile 2017. URL consultato il 25 aprile 2025.
  3. ^ Il segreto del manto erboso del Cibali? L'acqua che arriva direttamente dall'Etna, in Corriere del Mezzogiorno, 14 giugno 2013. URL consultato il 25 aprile 2024.
  4. ^ Catania e il fiume Lòngane, ovvero quando la storia si intreccia con la leggenda, in La Voce dell'Isola, 4 novembre 2022. URL consultato il 25 aprile 2024.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gazzè L., 2009, L’acquedotto di Cibali. Archivio storico per la Sicilia orientale, anno CV 2009 [ma 2012] serie II, pp.20-39.
  • Giudice G., Politano F., Cariola A., 2020, Antiche strutture di trasporto idrico nel sottosuolo etneo (catania, Sicilia), Atti del IX Convegno Nazionale di Speleologia in Cavità Artificiali, (Palermo) 20 Marzo 2020
  • Melchiorri G., 2017, Catania e i suoi acquedotti antichi. Bollettino d’ateneo dell’Università degli studi di Catania del 20 Aprile 2017 (http://www.bollettino.unict.it/articoli/catania-e-i-suoi-acquedotti-antichi).
  • Politano F., 1994, Primi risultati e prospettive della speleologia urbana a Catania. Atti del II Congresso Regionale di Speleologia, Catania, 11 dicembre 1994, Bollettino dell’Accademia Gioenia di Scienze Naturali, vol. 27, n° 48, pp. 93-103.
  • Sciuto Patti C., 1877, Carta idrografica della città di Catania e dei dintorni immediati ad essa, ed. Galatola, Catania.
  • Todaro P., 2014, Sistemi d’acqua tradizionali siciliani: qanat, ingruttati e pozzi allaccianti nella Piana di Palermo. Geologia dell’Ambiente 10
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