Sofia d'Ungheria (1136-1161)
Sofia d'Ungheria | |
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Nascita | 1136 circa |
Morte | 1161 |
Dinastia | Arpadi |
Padre | Béla II |
Madre | Elena di Rascia |
Religione | cattolicesimo |
Sofia d'Ungheria (in ungherese Zsófia) (1136 circa – 1161) fu la minore delle due figlie del re Béla II d'Ungheria. Pur essendo stata promessa in sposa a Enrico Berengario, figlio di Corrado III di Svevia, il matrimonio non fu mai organizzato e la donna visse e morì facendosi monaca nell'Abbazia di Admont.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Sofia era la seconda figlia femmina avuta da Béla II e Elena di Rascia intorno al 1136.[1] La sua prima comparsa in fonti medievali risale al 1139, quando il padre la promise in sposa a Enrico Berengario, il figlio maggiore di Corrado III di Svevia (al potere dal 1138 al 1152). Poco dopo Sofia viaggiò verso ovest dal regno d'Ungheria al Sacro Romano Impero, dove forse cominciò ad imparare la lingua tedesca e le usanze di corte in vista del suo matrimonio.[2] Tuttavia, il suo fidanzamento con il giovane Enrico non andò in porto e si decise in quel momento di non proseguire le trattative volte a combinare il matrimonio.[3]
Suo padre, Béla il Cieco, morì nel 1141 e i rapporti tra il suo successore, Géza II, e Corrado III si fecero sempre più tesi negli anni successivi. A un certo punto, nella metà degli anni 1140, Corrado prese per breve tempo le parti di Boris Colomanno, un candidato rivale al trono d'Ungheria. In un siffatto clima di tensione, i piani per un matrimonio tra Sofia ed Enrico furono definitivamente accantonati. Tuttavia, Sofia si trovava ancora nel regno tedesco, dove viveva da diversi anni. Nel giro di un anno si fece suora nel convento di Admont, oggi in Austria.[2]
Secondo una lettera di Erbordo di Michelsberg scritta nel 1159, Sofia risiedeva già nel doppio monastero di Admont quando il suo fidanzamento fu rotto. Corrado III l'aveva mandata lì subito dopo aver lasciato l'Ungheria, in quanto il re tedesco voleva che crescere cresciuta nell'abbazia fino a quando Sofia ed Enrico non fossero stati abbastanza adulti per sposarsi. Quando fu chiaro che il matrimonio non sarebbe mai avvenuto, suo fratello Géza II inviò dei messaggeri ad Admont per riportarla in Ungheria. Sofia respinse però la richiesta, insistendo sul fatto che desiderava rimanere nel monastero in veste di monaca. Egli pensò allora di condurre un esercito in Austria per riportarla in territorio magiaro con la forza. In seguito, tuttavia, cambiò idea e decise di inviare una missione diplomatica per negoziare il suo ritorno. A capo del gruppo spedito fu nominato Martirio, arcivescovo di Strigonio. L'abate di Admont offrì a Sofia la possibilità di scegliere se restare o partire; ancora una volta, la donna affermò il suo desiderio di rimanere monaca e Géza II le permise a quel punto di rimanere ad Admont.[4] Sofia morì in quel convento nel 1161.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Kristó e Makk (1996), p. 177, appendice 3.
- ^ a b Lyon (2012), p. 58.
- ^ Kristó e Makk (1996), p. 177, appendice 3.
- ^ Lyon (2012), p. 59.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (HU) Gyula Kristó e Ferenc Makk, Az Árpád-ház uralkodói [Sovrani della casata degli Arpadi], I.P.C. Könyvek, 1996, ISBN 963-7930-97-3.
- (EN) Jonathan R. Lyon, The letters of Princess Sophia of Hungary, a nun at Admont, in Charlotte Newman Goldy e Amy Livingstone, Writing Medieval Women's Lives, Palgrave Macmillan, 2012, pp. 51-68, ISBN 978-0-230-11455-5.
- (EN) Ferenc Makk, The Árpáds and the Comneni: Political Relations between Hungary and Byzantium in the 12th century, traduzione di György Novák, Akadémiai Kiadó, 1989, ISBN 963-05-5268-X.