Sepolcro di Matilde di Canossa (abbazia di Polirone)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Sepolcro di Matilde di Canossa
Dipinto di Paolo Farinati, Matilde di Canossa a cavallo, 1590-1600, già collocato sopra il sepolcro.
Autoreignoto
Data1115
Materialealabastro e marmo rosso
SepolturaMatilde di Canossa dal 1115 al 1632
UbicazioneAbbazia di San Benedetto in Polirone, San Benedetto Po
Coordinate45°02′33″N 10°55′41″E / 45.0425°N 10.928056°E45.0425; 10.928056
Sepolcro di Matilde di Canossa, Roma, Basilica di San Pietro.

Il sepolcro di Matilde di Canossa è un monumento funebre collocato all'interno dell'Abbazia di San Benedetto in Polirone a San Benedetto Po.[1] Fu la prima sepoltura della contessa.

Storia e descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Prima sepoltura[modifica | modifica wikitesto]

Matilde di Canossa, contessa di Mantova, margravio di Toscana e viceregina d'Italia, morì a Bondeno di Roncore il 24 luglio 1115. Venne inizialmente sepolta, come da lei richiesto, nell'Abbazia di San Benedetto in Polirone a San Benedetto Po e fondato dal suo nonno paterno Tedaldo di Canossa nel 1007 nel sarcofago di alabastro, sorretto da quattro leoncini di marmo rosso. La prima sepoltura avvenne nella cappella di Santa Maria dell'abbazia. Nel 1445 Guido Gonzaga, abate commendatario di San Benedetto, fece restaurare il monastero e la tomba venne spostata nella cappella di Santa Giustina.

Sul sarcofago l'iscrizione:[2]

Ut genere, ut forma, ac regno praedivite, sic et

Virtutem meritis, pietatisque; inclyta laude,
Hoc sua, dum vitae immortali restituantur

Ossa adservari voluit Mathilda sepulcro.

Seconda sepoltura[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Sepolcro di Matilde di Canossa.

Nel 1632, per volere del papa Urbano VIII, la sua salma venne traslata a Roma in Castel Sant'Angelo. Nel 1634[3] trovò definitiva collocazione nella Basilica di San Pietro a Roma,[4] unica donna insieme alla regina Cristina di Svezia, all'erede al trono di Cipro Carlotta di Lusignano e alla principessa polacca Maria Clementina Sobieska, consorte di Giacomo Francesco Edoardo Stuart.[5]

La sua tomba, scolpita da Gian Lorenzo Bernini e aiuti (Agostino Radi e Alessandro Loreti[6]), è detta Onore e Gloria d'Italia.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]