Saqr III bin Sultan al-Qasimi

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Saqr III bin Sultan al-Qasimi
Emiro di Sharja
In caricamaggio 1951 –
24 giugno 1965
PredecessoreMuhammad bin Saqr
SuccessoreKhalid III bin Muhammad
NascitaSharja, 1925
MorteEgitto, 9 dicembre 1993
Dinastiaal-Qasimi
PadreSultan II bin Saqr al-Qasimi
FigliSheikh Khalid
Sheikh Sultan
Sheikha Asma

Saqr III bin Sultan al-Qasimi (in arabo صقر بن سلطان القاسمي?; Sharja, 1925Egitto, 9 dicembre 1993), è stato emiro di Sharja dal 1951 al 1965.[1][2]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Saqr bin Sultan nacque a Sharja nel 1925 e divenne emiro nel maggio del 1951. Fu il primo sovrano di quel paese a tenere un discorso pubblico nel giorno della sua investitura. Lavorò duramente per promuovere l'istruzione e per questo fece aprire numerose scuole.

Diede supporto al nazionalismo arabo e al suo più celebre esponente, il presidente egiziano Gamal Abd el-Nasser.[3] Nel 1964, dopo la visita di una delegazione della Lega araba guidata da ʿAbd al-Khāliq Ḥassūna, il segretario generale all'epoca, sostenne l'apertura di un ufficio della Lega araba a Sharjah.[4] Gli inglesi considerarono questa mossa una minaccia e l'amministrazione britannica fu indotta ad intervenire e ad avviare la cacciata di Saqr come emiro.[5] Nel 1965 Paul Glencairn , l'agente politico britannico a Dubai, fu incaricato di informare Saqr della sua deposizione.[6] Fu poi esiliato in Bahrein e alla fine a Il Cairo.[7] Gli succedette suo cugino Khalid bin Muhammad.

Il 24 gennaio 1972, poco dopo la creazione degli Emirati Arabi Uniti avvenuta il 2 dicembre 1971, Saqr tornò in patria dall'Egitto con un certo numero di mercenari e tentò di riprendere il potere con un colpo di Stato. Il gruppo attaccò il palazzo del sovrano all'incirca alle 14.30. Vi furono colpi di arma da fuoco e esplosioni di granate all'interno del palazzo. L'emiro Khalid rimase ucciso.[8] Il golpe però non riuscì grazie al mancato appoggio del Consiglio supremo dell'Unione e all'intervento tempestivo delle forze armate federali guidate dal ministro della difesa Mohammed bin Rashid Al Maktum. In poco tempo il palazzo di Ramla fu circondato e i ribelli costretti ad arrendersi e portati in giudizio.

Nel 1979, dopo otto anni di carcere, fu esiliato in Egitto. Tornò in patria due anni prima di morire e prese residenza nell'emirato di Abu Dhabi.

Morì durante una visita in Egitto il 9 dicembre 1993 e fu sepolto nell'emirato di Ras al-Khaima.

Scrisse diverse raccolte di poesie.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) John V. Da Graca, Heads of State and Government, su books.google.co.uk, Springer, 25 novembre 1985. URL consultato il 30 agosto 2016.
  2. ^ (EN) Miriam Joyce, Ruling Shaikhs and Her Majesty's Government, 1960-1969: 1960-1969, Routledge, ISBN 978-1-135-77253-6. URL consultato il 30 agosto 2016.
  3. ^ Malcolm C. Peck, Historical Dictionary of the Gulf Arab States, Scarecrow Press, 1997, p. 260.
  4. ^ Christopher M. Davidson, The United Arab Emirates: A Study in Survival, Lynne Rienner Publishers, 2005, ISBN 1-58826-274-X.
  5. ^ Kristi Barnwell, Overthrowing the Shaykhs: The Trucial States at the Intersection of Anti-Imperialism, Arab Nationalism, and Politics, 1952-1966, in Journal of Arab Studies, Fall 2016.
  6. ^ Kristian Ulrichsen, The United Arab Emirates: Power, Politics and Policy-Making, Taylor & Francis, p. 47, ISBN 1-317-60310-9.
  7. ^ Freddie De Butts, Now the Dust has Settled, Tabb House, 1995, ISBN 1-873951-13-2.
  8. ^ Sultan bin Muhammad Al Qasimi, My Early Life, Bloomsbury, 2011, pp. 285–287, ISBN 978-1-4088-1420-8.
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