Salvatore Palazzotto

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Salvatore Palazzotto (Palermo, 5 gennaio 1751Palermo, 1º giugno 1824) è stato un imprenditore italiano attivo a Palermo.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Figlio del maestro fabbricatore Baldassare (Messina?, 1717 circa - Palermo, 1760)[1], e di Antonina Pellicani, pure plausibilmente appartenente ad un'attiva famiglia di imprenditori edili dell'epoca[2], discenderebbe, secondo tradizione familiare, dalla famiglia Palazzotto di Messina, il cui ramo trasferitosi alla fine del XVII secolo a Catania si era distinto in architettura con Girolamo Palazzotto e Giuseppe Palazzotto[3].

Sposa nel 1776 Giuseppina Pallotta con cui ha undici figli, tra i quali ricordiamo mons. Baldassare Palazzotto (1777-1858), ornitologo e uno dei primi direttori della Biblioteca Comunale di Palermo; Gaetano, padre del bibliografo Gaetano Palazzotto; Vincenza, che sposa il maestro fabbricatore Francesco Torregrossa dai quali nascerà l'architetto Rosario Torregrossa; e l'architetto Emmanuele Palazzotto (1798-1872) che sposerà la baronessa Maria Angela Martinez Napoli segnando un passo decisivo nell’ascesa sociale del suo ramo familiare da cui discenderà la dinastia degli architetti Palazzotto di Palermo.

Ricordato da Agostino Gallo intorno al 1838 come "buon capomaestro"[4], assume il prestigioso ruolo di Capomaestro della Real Casa, o della Regia Corte nella cui veste opera a fianco, e con la direzione, dell'architetto Giuseppe Venanzio Marvuglia all'interno di vari cantieri reali, su commissione dei Borbone.

Tra gli altri, sempre con la guida di Marvuglia, sarà impegnato nella Reale Palazzina alla Cinese, nel parco della Favorita di Palermo, ove fu l'autore dell'acquedotto che incanalò le acque della famosa sorgente del Gabriele (1799-1800)[5], nel Palazzo Reale di Palermo intorno al 1813[6], e nella "Torre della Milinciana", ovvero nel caseggiato a servizio del feudo di Boccadifalco del principe ereditario Francesco di Borbone (primo quarto del XIX secolo).

Non mancarono commissioni di importanti famiglie aristocratiche cittadine, tra cui i principi di Pantelleria, per alcuni lavori nello scalone di accesso alla villa nella piana dei Colli di Palermo (1812), e i principi Ventimiglia di Belmonte per i principali lavori di costruzione della villa all'Acquasanta (1799-1804)[7].

"L'integrazione di Salvatore Palazzotto nel ceto dirigente, aristocratico ed imprenditoriale contribuirà in maniera determinante alla formazione del figlio Emmanuele Palazzotto, e favorirà le relazioni professionali di quest'ultimo nell'elitaria cerchia dei professionisti palermitani"[8].

Non sarà stato estraneo a ciò il fatto che uno dei principali maestri del figlio Emmanuele Palazzotto sia stato proprio Alessandro Emmanuele Marvuglia, figlio di Giuseppe Venanzio con cui spesso collaborò[1]. D'altronde che il figlio trovasse terreno fertile in famiglia per la propria formazione culturale è dimostrato da un volume conservato nella biblioteca familiare, M. L’Abbé Bossut, Cours de Mathématiques, Paris 1790, in cui è annotato a penna: "Ex libris Palazzotto 1797", attestante l'appartenenza plausibilmente a lui o al figlio primogenito Baldassare, fratello di Emmanuele[9].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Palazzotto Salvatore in Dizionario degli Artisti Siciliani. Architettura, vol. I, 1993, p. 337.
  2. ^ “Quaderno del Dipartimento di Conservazione e Storia dell'Architettura del Politecnico di Milano”, Facoltà di Architettura, n° 7, 1994, p. 31.
  3. ^ R. Leonforte, I Palazzotto, da 4 secoli una dinastia di architetti in "La Repubblica", ed. Palermo, 6 marzo 2010, p. XIV.
  4. ^ A. Gallo, Notizie intorno agli Architetti Siciliani o soggiornanti in Sicilia da’ tempi antichi fino al corrente anno 1838, ms. del XIX secolo, presso la Biblioteca Centrale della Regione Siciliana ai segni XV H 14, c. 1205.
  5. ^ V. Capitano, Giuseppe Venanzio Marvuglia architetto ingegnere docente, II parte, Palermo, 1985, pp. 26-27.
  6. ^ Palazzo dei Normanni, Palermo, 1991, p. 307.
  7. ^ V. Capitano, Giuseppe Venanzio Marvuglia architetto ingegnere docente, III parte, Palermo, 1989, pp. 52-53.
  8. ^ "La Lucertola, collana di Arti, Lettere e Scienze", n° 2, 2012, p. 22.
  9. ^ “Quaderno del Dipartimento di Conservazione e Storia dell'Architettura del Politecnico di Milano”, Facoltà di Architettura, n° 7, 1994, p. 44.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • P. Palazzotto e L. Sarullo, Palazzotto Salvatore, in M.C. Ruggieri Tricoli (a cura di), Dizionario degli Artisti Siciliani. Architettura, vol. I, Palermo, Novecento Editrice, 1993, ISBN 88-373-0196-0.
  • C. Napoleone (a cura di), Enciclopedia della Sicilia, Parma, Ricci Editore, 2006, p. 686, SBN IT\ICCU\PAR\0943376.
  • R. Leonforte, I Palazzotto, da 4 secoli una dinastia di architetti, in "La Repubblica", ed. Palermo, 6 marzo 2010, p. XIV. URL consultato il 25 settembre 2015.
  • P. Palazzotto, L’Archivio Palazzotto: tre secoli di architettura a Palermo, in M. Marafon Pecoraro e P. Palazzotto (a cura di), Archivi di Architettura a Palermo. Memorie della città (XVII-XX secolo), presentazione di M. Fagiolo, "La Lucertola, collana di Arti, Lettere e Scienze", n. 2, Palermo, 40due Edizioni, 2012, ISBN 978-88-98115-01-3.
  • S. Boscarino e M. Giuffrè, La Torre Campanaria del Duomo di Palermo, in G. Fiengo, A. Bellia e S. Della Torre (a cura di), La Parabola del restauro stilistico nella rilettura di sette casi emblematici, “Quaderno del Dipartimento di Conservazione e Storia dell'Architettura del Politecnico di Milano”, Facoltà di Architettura, n. 7, Milano, 1994, ISBN 88-389-1318-8.
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