STIPEL

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Template:Infobox Azienda La STIPEL - Società Telefonica Interregionale Piemontese e Lombarda fu una società telefonica che operò tra il 1925 e il 1964 nelle province delle attuali regioni Piemonte e Lombardia.

Storia

Fu fondata a Torino il 10 giugno 1924 con il nome di STEP - Società Telefonica Piemontese da un gruppo di imprenditori.

La STEP, nel 1925 si aggiudicò la concessione per la zona del Piemonte, ma non era in possesso delle risorse finanziarie necessarie all’aumento di capitale minimo, di 50 milioni di lire, richiesto dal governo.

Dunque, per poter partecipare all’asta, venne richiesto un aiuto finanziario alla società elettrica “Alta Italia”, di fatto controllata dalla SIP, la quale non appena vinta la gara prese il pieno controllo della società cambiandone il nome in STIPEL ed elevando il capitale sociale a 100 milioni di lire con un contributo di 75 milioni di lire.

L’impronta della SIP nella nuova società, concessionaria della zona più importante, si vide con l'esclusione immediata dell’Ing. Zangelmi e l’affidamento delle cariche di consigliere delegato e direttore generale a Gian Giacomo Ponti, uomo di punta del gruppo SIP.

Con l’affidamento della carica di direttore generale a Gian Giacomo Ponti, apparve evidente l’intenzione della SIP di seguire da vicino la neonata STIPEL nel promettente settore telefonico. Scelta che fu resa ancor più evidente dalla rapidità con cui la neonata STIPEL procedette all’assorbimento dei concessionari preesistenti sul territorio ed all’acquisizione degli apparati ceduti dallo stato. L’acquisizione degli impianti preesistenti poteva dirsi completata già nel 1926, ma permasero molti problemi dovuti alla loro obsolescenza ed alle diverse tecnologie utilizzate dai precedenti concessionari e dal gestore statale.

La STIPEL si trovò fin dall'inizio ad affrontare il problema della consistente spesa per l’indispensabile ammodernamento degli apparati telefonici acquisiti dai concessionari preesistenti e dal vecchio gestore statale che non erano idonei a fornire un servizio adeguato e che molto spesso risultarono non compatibili con la tecnologia utilizzata dall’azienda.

Un altro problema che ben presto dovette affrontare la STIPEL fu l’esigenza di coagulare le diverse strutture organizzative, in particolare quella delle strutture ex statali, in un unico sistema simile a quello adottato dalla SIP.

Anche in questo caso (come già accennato in precedenza parlando di Gian Giacomo Ponti), la STIPEL procedette abbastanza velocemente ottenendo buoni risultati con strategie atte a creare affiatamento nel gruppo o ricorrendo all’allontanamento di dirigenti inamovibili.

Dal punto di vista tecnico si procedette subito alla bonifica ed al raggruppamento delle piccole reti in un unico centro principale, rendendo disponibili più collegamenti e migliorando di conseguenza il servizio. Si procedette all’ampliamento dei collegamenti nelle vecchie, ormai obsolete, centrali telefoniche ex statali, alla sostituzione di quelle ormai vecchie e inefficienti, alla creazione di nuove automatiche e semiautomatiche, all’ampliamento dei servizi telefonici, all’interramento delle inefficienti linee aeree ed infine alla creazione di nuovi impianti, se necessario, nei comuni non ancora raggiunti dalla rete telefonica. Radicali furono le scelte anche dal punto di vista organizzativo della società, che venne divisa in tre reparti direttivi affiancati da una segreteria generale: il primo tecnico, il secondo amministrativo ed infine il terzo commerciale.

Il territorio fu suddiviso in undici esercizi, alcuni dei quali suddivisi in zone più piccole, con una propria autonomia operativa, ma comunque sotto stretto controllo della direzione generale.

Venne anche costituito un apposito ufficio immobiliare per l’individuazione di immobili atti alle esigenze delle nuove centrali, impianti e sedi di lavoro richiesti dalle nuove tecnologie e dai progetti di futuri ampliamenti. Grazie alle innovazioni tecniche introdotte, alla nuova struttura organizzativa, ed ai capitali ottenuti grazie alla “Banca Commerciale Italiana”, la STIPEL in breve tempo raggiunse traguardi importanti, portando dal 1925 al 1928 il numero di utenti da 43.307 a 77.74427. Nonostante il notevole incremento degli abbonati, l’ambizioso piano di riammodernamento della STIPEL, unitamente agli onerosi investimenti in campo elettrico della SIP, alle operazioni finanziarie spericolate di Ponti e Panzarasa, alle onerose partecipazioni in società minori per ragioni di scambio con il regime esposero la società a molti debiti ed obbligazioni. Un indebitamento che con la seguente rivalutazione della lira, prima, e la crisi finanziaria del 1930 poi, diventò insostenibile per la società.

Nel 1930 l'IRI acquisì la SIP. La Stipel fu quindi scorporata dal gruppo elettrico, insieme alla TELVE e alla TIMO, ed entrò nella STET, la finanziaria del settore telefonico, fondata nel 1933 dall'IRI.

Nel 1964 la Stipel e le altre quattro concessionarie, TELVE, TIMO, TETI e SET, si fusero per essere incorporate nella nuova SIP - Società Italiana per l'Esercizio Telefonico.

Altri progetti

Bibliografia

  • 1999 - Storia delle telecomunicazioni italiane e della Sip 1964-1994 / Renato Abeille; introduzione di Piero Brezzi. Franco Angeli editore
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  • Antinori Albino: Le Telecomunicazioni Italiane 1861 -1961, Roma, Edizioni dell’Ateneo, 1963.
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  • Bottiglieri Bruno: SIP Impresa, tecnologia e Stato nelle telecomunicazioni italiane, Milano, Franco Angeli, 1990.
  • Brezzi Piero: L’industria elettronica e l’Italia: necessità di un piano nazionale dell’elettronica, Roma, Editori Riuniti, 1978.
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  • Castagnoli Adriana: Il passaggio della SIP all' IRI in Storia dell'industria elettrica in Italia, Vol. 3**, Espansione e oligopolio (1926-1945) (a cura di G. Galasso), Roma-Bari, Laterza, 1993, pp. 595-642.
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  • Zamagni Vera: Dalla periferia al Centro: la seconda rinascita economica dell’Italia, Bologna, Il Mulino, 1990.