Ricardo Londoño

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Ricardo Londoño
Nazionalità Bandiera della Colombia Colombia
Automobilismo
Carriera
Carriera in Formula 1
Stagioni 1981
Scuderie Ensign
GP disputati 1 (0 partenze)
 

Ricardo Londoño-Bridge (Medellín, 8 agosto 1949Córdoba, 18 luglio 2009) è stato un pilota automobilistico colombiano.

Carriera[modifica | modifica wikitesto]

Ricardo Londoño fece la sua comparsa nel circo iridato a inizio 1981. Proveniva dalla Formula Aurora e fu segnalato (assieme a Roberto Guerrero) a Morris Nunn, patron del piccolo team Ensign, come pilota molto veloce anche se senza esperienza, e soprattutto dotato di un "ottimo portafogli". Il team Ensign, spesso autore di auto geniali ma perennemente a corto di liquidi, non si lasciò sfuggire l'occasione e ingaggiò il colombiano per l'imminente Gran Premio del Brasile. Una settimana prima ci furono dei test proprio a Rio de Janeiro e Londoño ottenne tempi interessanti, tenendosi dietro anche Nelson Piquet. Però a fine test ci fu la doccia fredda: il colombiano non ha superlicenza per gareggiare in Formula 1 e non può correre.

Il mistero della superlicenza[modifica | modifica wikitesto]

La versione storica di questo gran rifiuto da parte della Federazione fu che i tempi del colombiano non erano all'altezza, ma è falsa perché Londoño si comportò al contrario molto bene nei test. Poi si disse che fu per via di un incidente assieme a Keke Rosberg, ma in realtà era stato il finlandese a provocare il tutto, perché mentre era davanti frenò di colpò, piccolo trucchetto che faceva con tutti i "novellini" per intimorirli. La verità, svelata solo in anni recenti, fu che Bernie Ecclestone durante i test indagò sulla provenienza dei soldi dello sponsor di Londoño (un semplice ma enigmatico Colombia scritto a caratteri cubitali sulla fiancata): quando scoprì che erano soldi frutto di attività illecite - cocaina per l'esattezza - fece interdire dal Circus il pilota, che poi ripiegò sulla Formula 2 partecipando con una Toleman del team Alan Docking ad alcune gare in sostituzione dell'infortunato Kenny Acheson.

La linea dura del Boss della FOCA fu dettata dal suo desiderio di trasformare sempre di più la Formula 1 nel mondo dorato che diventò poi negli anni 2000, eliminando tutti i possibili personaggi chiacchierati. Negli anni precedenti c'erano state diverse grane che avevano infastidito non poco Ecclestone, come l'arresto del finanziere Franco Ambrosio sponsor di Shadow e Arrows e la scoperta che in quest'ultimo team due uomini nascondevano droga dentro le monoposto per passare più facilmente le dogane. Temendo che la cosa potesse saltare fuori, creando un danno d'immagine alla Formula 1, Bernie vietò a Londoño di correre (Nunn avrebbe poi affermato che il ragazzo aveva i numeri per sfondare): il suo posto venne preso da Marc Surer, che si qualificò e terminò la gara al quarto posto, facendo segnare anche il giro più veloce. Anche se Londoño non prese parte alle prove ufficiali venne comunque iscritto al Gran Premio, ed è quindi da considerarsi come il primo pilota colombiano in Formula 1.

L'assassinio[modifica | modifica wikitesto]

Negli anni successivi Londoño si limita a correre nel campionato IMSA americano, per poi abbandonare le corse. Sulla sua misteriosa figura girano diverse leggende metropolitane, che in un certo senso verranno poi confermate dalla sua tragica morte. È stato infatti assassinato il 18 luglio 2009 nel dipartimento di Córdoba mentre stava cenando in un ristorante sulla spiaggia. Gli attentatori, appartenenti a un'altra organizzazione gli spararono uccidendo anche i suoi due bodyguard, chiudendo così la "carriera" dell'ex pilota colombiano.[1]

Risultati in Formula 1[modifica | modifica wikitesto]

1981 Scuderia Vettura Punti Pos.
Ensign Ensign N180 NP 0
Legenda 1º posto 2º posto 3º posto A punti Senza punti/Non class. Grassetto – Pole position
Corsivo – Giro più veloce
Squalificato Ritirato Non partito Non qualificato Solo prove/Terzo pilota

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Former F1 driver Londoño assassinated, Colombia Reports, 19 luglio 2009. URL consultato il 19 luglio 2009 (archiviato dall'url originale il 22 luglio 2009).

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]