Proemio
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L'etimologia della parola è greca: deriva infatti da πρός ("davanti") e οίμος ("melodia").
Ecco l'incipit dei tre poemi antichi più famosi:
- proemio dell'Iliade di Omero: Μῆνιν ἄειδε θεὰ Πηληιάδεω Ἀχιλῆος ...
- proemio dell'Odissea di Omero: Ἄνδρα μοι ἔννεπε, Μοῦσα, πολύτροπον, ὃς μάλα πολλὰ ...
- proemio dell'Eneide di Virgilio: Arma virumque cano, Troiae qui primus ab oris...
L'incipit dei due maggiori poemi cavallereschi della letteratura italiana è il seguente:
- proemio dell'Orlando furioso di Ludovico Ariosto: Le donne, i cavallier, l'arme, gli amori,/ le cortesie, l'audaci imprese io canto.....
- proemio della Gerusalemme liberata di Torquato Tasso: Canto l'armi pietose e 'l capitano / che 'l gran sepolcro liberò di Cristo:....[1]
Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]
Le caratteristiche fondamentali di un proemio sono:
- l'invocazione alla Musa ispiratrice;
- la protasi: riassunto o presentazione della vicenda;
- le prime parole (generalmente in accusativo) che indicano l'argomento dell'intero poema.
Altro elemento spesso presente è la dedica. L'Orlando furioso è dedicato ad Ippolito d'Este, la Gerusalemme liberata ad Alfonso II d'Este.
Il proemio è a tutti gli effetti un testo narrativo, in quanto possiede contenuti identici: azioni di gesta eroiche, tempo reale ed antico, spesso espresso con passato remoto, spazio e personaggi coraggiosi.
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ L'incipit della Gerusalemme liberata riprende evidentemente quello dell'Eneide virgiliana. Il "capitano" è Goffredo di Buglione, condottiero dei Crociati.