Pogona

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Pogona
Pogona orientale (Pogona barbata)
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Reptilia
Ordine Squamata
Sottordine Sauria
Infraordine Iguania
Famiglia Agamidae
Sottofamiglia Amphibolurinae
Genere Pogona
Ahl, 1926
Specie

Pogona (Ahl, 1926) è un genere di rettili della famiglia Agamidae, che comprende otto specie diffuse nelle zone desertiche dell'Australia.[1]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Sono facilmente riconoscibili per avere un'ampia testa triangolare, il corpo piatto. file e ammassi di spine sotto la gola, che riescono ad annerire o ingrandire per spaventare i nemici, queste spine presenti anche lungo i fianchi e dietro la testa sono in realtà intimidatorie, sono morbide e composte principalmente di grasso. Hanno la capacità di cambiare colore, quando si scontrano con dei rivali e per reagire ad alcuni stimoli ambientali come la variazione di temperatura, per esempio possono diventare più scure per assorbire più calore. I maschi possono crescere fino a 60 cm e le femmine fino a 50 cm, la loro livrea è di colore dal rosso al bruno con macchie o striature più chiare o giallastre.

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Pogona occidentale (Pogona minor)

Comportamento[modifica | modifica wikitesto]

Le pogone adulte sono animali molto territoriali, man mano che crescono, si stabiliscono delle gerarchie sociali fondate sull'aggressività e sulla riappacificazione. Sebbene entrambi i sessi abbiano la “barba” i maschi la usano molto più sovente, specialmente durante i rituali di accoppiamento, mentre le femmine solo come segno di aggressione. Quando si sentono minacciati o sotto stress, gonfiano e anneriscono la barba al fine di sembrare più grandi, a volte possono anche aprire la bocca. Un comportamento diffuso in entrambi i sessi è l'headbobbing, che è un movimento rapido della testa, il maschio più velocemente della femmina, a volte annerendo e gonfiando la gola, per mostrare la loro supremazia. Risposta di sottomissione a l'headbobbing è l'arm-waving, che consiste in un movimento circolare di una zampa anteriore. L'arm-waving può essere anche un segno di riconoscimento tra la specie, e viene generalmente eseguito dai maschi e dalle femmine per evitare l'attacco di un grosso maschio. Durante l'accoppiamento si vedrà il maschio fare headbobbing e poi saltare sulla schiena della femmina, mordendola al collo (solitamente senza causare ferite, essendo la loro pelle molto dura). La femmina in calore farà arm-waving ed alzerà la coda. La femmina che non desidera accoppiarsi farà a sua volta headbobbing.

Alimentazione[modifica | modifica wikitesto]

Mentre un esemplare giovane basa quasi l'80% della sua dieta sugli insetti, un adulto tenderà più a mangiare verdure a foglia verde, bacche e in alcuni casi anche piccoli vertebrati. Tra gli insetti mangiati dalle pogone si trovano: grilli, larve della mosca soldato nera, locuste, zophobas morio, tarme della cera, bachi da seta, cavallette, larve di sfinge del tabacco e alcune specie di scarafaggi. Le tarme della farina dovrebbero essere considerate come solo uno spuntino per le pogone, in quanto contengono molto grasso e questo può portare loro problemi di salute.

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

I draghi barbuti provengono da Australia centrale, dove vivono in boschi aridi e subtropicali, boscaglie, savane, aree costiere e nei grandi deserti interni. Il loro habitat si estende in tutto l'interno degli stati orientali. Passano la maggior parte del loro tempo in cespugli e alberi, o spesso a crogiolarsi sulle rocce. Di frequente, quando il clima è troppo caldo, si rifugiano sottoterra.

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Drago barbuto (Pogona vitticeps)

Si riconoscono otto specie:[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Pogona, in The Reptile Database. URL consultato il 1º giugno 2014.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • S. Wilson e G. Swan, A complete guide to the reptiles of Australia, vol. 2, Sydney, Auckland, Londra, Città del Capo, New Holland Publishers, 2008, pp. 348-351, ISBN 978-1-877069-46-8.

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