Pinin Pacòt

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Giuseppe Pacotto

Giuseppe Pacotto (Torino, 20 febbraio 1899Castello di Annone, 16 dicembre 1964) è stato uno scrittore italiano, che scrisse soprattutto in piemontese, utilizzando per la pubblicazione dei suoi lavori la versione piemontofona del suo nome, Pinin Pacòt.

Le prime poesie cominciarono a uscire sul Birichin il 22 aprile 1915, quando aveva solo sedici anni.

Fu fatto prigioniero durante la prima guerra mondiale. Scrisse qualche poesia anche in italiano e provenzale, ma dagli anni 20 la sua produzione fu esclusivamente in piemontese.

Nel 1926 uscì il volume Arsivòli. Alcune poesie vennero pubblicate anche sul Caval 'd Brôns. Nel 1927, con Oreste Gallina e Viginio Fiochetto, cominciò a pubblicare il giornale Ij Brandé - Arvista 'd poesia piemontèisa (i brandé in piemontese sono gli alari che custodiscono il fuoco, simbolo della lingua che non si deve spegnere[1]), esperienza che durò solo cinque numeri. Nel frattempo divenne l'animatore principale della Companìa dij Brandé, un'istituzione che si proponeva di dare lustro alla poesia in piemontese.

Nel 1935 pubblicò Crosiere e nel 1946 Speransa. Dal 1946 al 1957 uscì la seconda serie de Ij Brandé. In seguito apparvero ancora Gioventù, pòvra amìa (1951), Poesìe (1954) e Sèira (1964). Seguì anche la pubblicazione dell'Armanach dij Brandé (1959-1965). Fu studioso e ammiratore di Frédéric Mistral.

Nel 1967 tutta la produzione poetica, insieme a una scelta di prose, fu pubblicata nel volume Poesìe e pàgine 'd pròsa dalla Ca dë studi piemontèis. Una ristampa anastatica, con aggiunta di un profilo storico, fu pubblicata nel 1985 e nuovamente nel 2000.[2]

Pinin Pacòt è considerato, con Nino Costa, «uno degli scrittori piemontesi più amati del XX secolo».[3] Mario Soldati in più occasioni lo definì «poeta di forza profonda, che niente ha da spartire con i balbettii di un provincialismo minore».[1] La sua poesia era scevra da intellettualismi e veniva solo dalla «necessità di dire»: la poesia «crea da sé la sua espressione, trova lei le parole per rivelarsi».[1]

Pacotto fu anche studioso della letteratura piemontese, di cui scrisse un profilo storico apparso postumo nel 1967 nel volume La letteratura in Piemonte dalle origini al Risorgimento.[4] È ritenuto il padre della grafia piemontese normale.[5]

  • Pinin Pacòt, Arsivòli, Asti, Unione tip. astese, 1926.
  • Pinin Pacòt, Crosiere, Torino, Tip. U. Franchini e C., 1935.
  • Pinin Pacòt, Speransa, Torino, La Piemonteisa, 1946.
  • Pinin Pacòt, Gioventù, pòvra amìa, Torino, Ij brandé, 1951.
  • Pinin Pacòt, Poesìe, Roma, Famija piemonteisa, 1954.
  • Pinin Pacòt, Sèira, Roma, Famija piemonteisa, 1964.

Studi letterari

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  • Nino Autelli; introduzione di Giuseppe Pacotto; xilografie originali di Pino Stampini, Pan d'coa: leggende e racconti popolari piemontesi, Torino, Studio Editoriale Librarïo Piemontese, 1931.
  • Giuseppe Pacotto (Pinin Pacòt), Alfonso Ferrero, poeta piemonteis, Torino, Tip. F. Mittone, 1932.
  • Profilo storico di Giuseppe Pacotto; documenti e testi scelti e annotati da C. Brero e R. Gandolfo, La letteratura in piemontese: dalle origini al Risorgimento, Torino, F. Casanova, 1967.
  1. ^ a b c Giovanni Tesio, Giuseppe Pacotto, ovvero Pinin Pacot "cantore" della lingua piemontese e difensore delle "piccole patrie", su La Stampa.it, 7 aprile 1999, p. 40. URL consultato il 18 giugno 2023 (archiviato dall'url originale il 13 aprile 2013).
  2. ^ Pubblicazioni Archiviato il 23 luglio 2013 in Internet Archive. del Centro Studi Piemontesi (n. 31)
  3. ^ Centini, La grande enciclopedia di Torino
  4. ^ Lorenzo Mondo, Lingua e letteratura del vecchio Piemonte, La Stampa, 21 dicembre 1967, pagina 11
  5. ^ Leggere e scrivere in piemontese
  • È morto «Pacot» poeta piemontese, Stampa Sera, 16 dicembre 1964, pagina 2
  • Pacòt Pinin, in Massimo Centini, La grande enciclopedia di Torino, Roma, Newton & Compton, ottobre 2003, ISBN 88-8289-906-3.

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