Palazzo Scagliosi Beccaria Scarenzio
Palazzo Scagliosi Beccaria Scarenzio | |
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La facciata | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Divisione 1 | Lombardia |
Località | Pavia |
Indirizzo | Via Cardano, 4 |
Coordinate | 45°10′59″N 9°09′14″E / 45.183056°N 9.153889°E |
Informazioni generali | |
Condizioni | in uso |
Costruzione | XVIII secolo |
Stile | Barocchetto |
Uso | Abitativo |
Il palazzo Scagliosi Beccaria Scarenzio è un palazzo di Pavia, in Lombardia.
Storia[modifica | modifica wikitesto]
L’edificio sorse nel XVIII secolo sopra abitazioni di età medievale e romana, dato che il palazzo si affaccia lungo Strada Nuova, l'antico decumano della città in età classica. Nel Settecento fu di proprietà della famiglia aristocratica dei Beccaria che, dopo la soppressione dell’ordine dei Crocigeri, riuscirono ad allargare il complesso inglobando il settecentesco palazzo dei religiosi. Nell’Ottocento l’edificio fu acquistato prima dagli Scarenzio, tra i cui membri vi fu Angelo Scarenzio (1831- 1904)[1], medico e accademico italiano, poi dagli Anelli ed attualmente dai Pozzi.
Descrizione[modifica | modifica wikitesto]
La costruzione è impostata a due piani fuori terra, con l’interposto mezzanino, presenta nella facciata un grande portale in stile barocchetto e, nell’angolo tra via Cardano e Strada Nuova, l’elegante balcone angolare, a pianta mistilinea, retto da grandi mensoloni in granito e con leggera balaustra in ferro battuto[2]. Il cortile, con lato di controfacciata porticato, a tra fornici retti da colonne in granito, e con sulla sinistra una facciata finta, cioè dipinta, imitante, per dare maggiore spazio all’ambiente, quella sulla destra.
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La balconata angolare
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L'ingresso
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Il palazzo visto da Strada Nuova
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ SCARENZIO, Angelo, su treccani.it.
- ^ Itinerari monumentali: il Settecento e il Neoclassico a Pavia (PDF). URL consultato il 9 maggio 2021 (archiviato dall'url originale il 12 agosto 2013).
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Palazzi privati di Lombardia, a cura di Giacomo G. Bascapè, Carolo Perogalli, Milano, Electa, 1964.
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
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