Palazzo Albertoni Spinola

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Palazzo Albertoni Spinola
Facciata di Palazzo Albertoni Spinola
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLazio
LocalitàRoma
IndirizzoPiazza Campitelli 2
Coordinate41°53′35.56″N 12°28′46.31″E / 41.89321°N 12.47953°E41.89321; 12.47953
Informazioni generali
CondizioniIn uso
CostruzioneCirca 1580 - Circa 1616
Stilerinascimentale
UsoResidenza privata
Piani4
Ascensori1
Realizzazione
ArchitettoGiacomo Della Porta e Girolamo Rainaldi
CommittenteMarchese Baldassarre Paluzzi Albertoni (d.m. 1652)

Il Palazzo Albertoni Spinola è un edificio a Roma dichiarato di interesse storico-artistico da parte del Governo Italiano.

La costruzione ha ingresso dalla piazza Campitelli n. 2, piazza Capizucchi e vicolo Capizucchi, e si trova nel Rione X (Campitelli).

La Storia[modifica | modifica wikitesto]

La facciata del Palazzo Albertoni (1620 ca.)

Il lavoro venne inizialmente commissionato dal marchese Baldassarre Paluzzi Albertoni a Giacomo della Porta (1532-1602), e fu poi continuato e terminato da Girolamo Rainaldi (1570-1655), in un’area tra i palazzi De Rossi (poi Cavalletti) e Capizucchi. L’opera è frutto del lavoro dei due grandi architetti rinascimentali che collaborarono a lungo ed in diverse occasioni attraverso varie committenze papali.

Nel 1603 il Cavaliere Baldassarre Paluzzi Albertoni chiede licenza per edificare la nuova facciata, allargando verso la piazza l'area delle preesistenti proprietà e allineando la nuova parete al cantonale del contiguo Palazzo Capizucchi. Nel 1616 viene richiesta un'ulteriore licenza per poter fare sopra la porta posteriore del suo palazzo un arco, che passasse sopra il vicolo e consentisse il passaggio alle sue 'Case vicine' (si tratta del passaggio ad arco costruito nella parte posteriore, all'esterno del palazzo all'altezza del primo piano). Quindi sin dall’inizio I due corpi di fabbrica appartenevano ad un'unica proprietà, passata poi di famiglia in famiglia. La presenza della famiglia Albertoni è richiamata nella piazza Campitelli; lo stemma di famiglia, il leone passante, è presente nel palazzo sia sopra il portale d’ingresso, sugli architravi e nicchie lungo le scale e sia nel fregio sotto il cornicione della facciata principale in cui sono presenti leoni passanti e caprioli.

piazza Campitelli (1660 ca.)

Gli eredi della famiglia Paluzzi Albertoni adottarono dal 21 ottobre 1671 il cognome e le armi degli Altieri e il titolo di principi per volere di Emilio Altieri (1590-1676), elevato nel 1670 al Sommo Pontificato col nome di Clemente X. In tal modo tutte le ricchezze degli Altieri confluirono nei beni dei discendenti Paluzzi Albertoni con nome Altieri. In verità il Palazzo di piazza Campitelli risultò essere residenza di minor prestigio rispetto al palazzo costruito dagli Altieri a Piazza del Gesù, che con la villa al Laterano ospiterà le opere d’arte di famiglia.

Il Palazzo di piazza Campitelli, rimasto alla rinnovata discendenza degli Altieri per più di un secolo, fu sopraelevato di un quarto piano sull’attico e nel 1808 circa venduto dal principe Paluzzi Altieri al famoso generale spagnolo Manuel Godoy y Alvares de Faria Rios Sanchez Zarzosa, principe de la Paz e di Bassano (1767-1851). Il palazzo passò presto in proprietà del Cardinale Bartolomeo Pacca (1756-1844) che vi risiedette saltuariamente almeno dal 1819. Alla morte di Pacca, il palazzo di piazza Campitelli restò per circa cinquant’anni ai suoi nipoti, che lo affittarono in parte a loro conoscenti, tra i quali i Cardinali Giacomo Piccolomini e Giacomo Antonelli.

Successivamente, nel 1886, il Palazzo fu venduto dai discendenti Pacca alla contessa Carolina Portalupi (1852-1891) che lo restaurò, lasciandolo in seguito ai suoi discendenti diretti, i genovesi marchesi Spinola. Maria Antonietta Spinola sposerà poi il noto uomo politico Mario Cingolani (1883-1971), mentre Bonifacio Spinola sposerà una sua cugina di secondo grado, la contessa Marina Baldeschi (1895-1983).

Il restauro del Palazzo si presentava indispensabile in quanto il complesso versava in un cattivo stato di conservazione, conseguenza di anni di abbandono; i lavori interessarono soprattutto parti del cortile, le scale e gli interni. Furono consolidati muri, archi e volte, rinforzati e ricostruiti solai e pavimenti, riparato il cornicione, i tetti e le terrazze, rinnovati completamente i gradini e i pavimenti dei pianerottoli dello scalone principale, rinnovati molti soffitti, soprattutto quelli decorati, la tappezzeria delle pareti degli ambienti interni, porte e finestre. Sono documentati anche interventi relativi ad una più regolare distribuzione di acqua e al rifacimento dei bagni. A questo periodo risalgono, inoltre, il nuovo ballatoio costruito sul lato sudest, coperto a vetri e probabilmente la sopraelevazione del terzo piano verso Palazzo Cavalletti. I lavori furono consistenti, ma lasciarono inalterata la struttura del Palazzo.

Nel 2006 e nel 2007 sono stati eseguiti importanti interventi di restauro conservativo esterno ed interno che hanno portato nuovamente l’opera allo splendore meritato.

Caratteristiche e descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La connessione tra i due corpi del Palazzo vista da piazza Capizucchi
La pianta della costruzione vista dall’alto: si nota il Palazzo grande, il c.d. Palazzetto posteriore ed il giardino pensile collegati tra di loro dal cavalcavia

Il Della Porta lavorò alla realizzazione del fabbricato agendo sulle strutture portanti e sulle tramezzature interne negli ultimi anni del 1500 fino alla sua morte avvenuta nel 1602, successivamente il Rainaldi, che dal 1592 collaborava con il Maestro[1], ebbe in eredità il compito di rifare e riallineare la facciata del palazzo con il nuovo assetto della piazza.[2] Si crea cosi la millimetrica prospettiva ricavata dal portone del palazzetto attraverso l’ortogonalità della galleria d'ingresso con la facciata del palazzo sovrapposta ad un'edilizia preesistente almeno dal 1593 come mostra la cartografia dell’epoca[3]. L'integrazione dei due corpi di fabbrica è consentita dalla posizione delle aperture della parte posteriore del Palazzo grande che risultano allineate con quelle del Palazzetto retrostante e non modificate dai lavori della facciata avviati nel 1603. Infatti come si nota dalle licenze ottenute dai proprietari rispettivamente nel 1603 e nel 1616, la prima per rifare la predetta facciata del palazzo su piazza Campitelli[4], la seconda per edificare il cavalcavia che collega le due proprietà[5], queste non prevedevano altri lavori demolitivi e ricostruttivi delle strutture. Anche il giardino pensile, risulta allineato alle porte del cavalcavia sia verso il pianerottolo del primo piano del Palazzo grande, sia verso il primo piano del Palazzetto. La facciata e le decorazioni esterne del Palazzo grande sono del Rainaldi con invenzione squisitamente manieristica, mentre l’immediata eredità ricevuta dal Della Porta prevedeva la forma generale della costruzione compatta e tradizionale[6] che genera l'ortogonalità della galleria interna d'ingresso. La successiva costruzione del cavalcavia compie le intenzioni integrative derivate dalla stupefacente prospettiva dal Palazzetto, dando vita nel tempo, ad un capolavoro architettonico che solo dalla collaborazione di due genialità poteva emergere cosi perfetta nella realizzazione esecutiva.

Effetti dell'opera architettonica[modifica | modifica wikitesto]

La galleria d’ingresso e la prospettiva vista dal portone della Chiesa di Santa Maria in Campitelli
Il giardino "segreto" pensile

La visione prospettica che se ne ricava crea una sorta di effetto ottico apparentemente inspiegabile. Infatti, allontanandosi a ritroso dal portone principale di ingresso del Palazzo, l'antistante entrata della Chiesa di Santa Maria in Campitelli comincia a "spostarsi" da sinistra verso destra fino a coincidere perfettamente solo quando si raggiunge la soglia del portone del Palazzetto. È necessario sottolineare che al tempo della progettazione non era ancora stata edificata la facciata della Chiesa attuale e che nel medesimo sito si trovava la casa natale della Beata Ludovica Albertoni[7], vera autorità spirituale della famiglia. I Paluzzi Albertoni avevano quindi probabilmente voluto mantenere la vista da portone a portone per conservare un ricordo costante della Beata. È tuttora visibile una parte del muro perimetrale della casa della Beata con un antico affresco all’interno della Cappella della famiglia Albertoni in Santa Maria in Campitelli.[8]

Altro effetto prodotto consiste nella perdita di “orientamento” all'interno dei due corpi di fabbrica: infatti, visitando gli ambienti dall’interno, non si realizza pienamente se la propria posizione sia nel corpo grande del Palazzo oppure nell'altro più piccolo, il c.d. Palazzetto. Un’ulteriore particolarità visiva è quella riguardante il giardino “segreto” pensile, visibile dall'ingresso del cavalcavia al primo piano del Palazzo grande, pur essendo “nascosto”, in quanto propaggine posteriore del primo piano del Palazzetto e quindi lontano dalla piazza.

Altre opere nel Palazzo[modifica | modifica wikitesto]

Testa di sacerdote di Iside rilavorata come "Publius Scipio Africanus"

Nel Palazzo è tuttora presente una piccola serie di sei teste ritratte - una nell’androne dopo il cortile e le altre cinque lungo le scale - che facevano parte dell’antica collezione degli Albertoni Paluzzi, collezionisti di opere d’arte antiche. La collezione Paluzzi Albertoni si fuse dal ‘600 con quella Altieri, già notevole, andando ad arricchire il palazzo di famiglia e le altre proprietà Altieri tra cui le ville all’Esquilino e a porta Salaria. I busti presenti a palazzo Albertoni Spinola sono: “due teste marmoree antiche - una di giovane donna ed una di Antinoo - integrate in più parti, un’altra testa marmorea antica - un sacerdote di Iside - rilavorata in età rinascimentale come un ritratto di Publio Cornelio Scipione Africano, due ritratti di ricostruzione rinascimentali in marmo - uno di Caio Giulio Cesare ed un altro probabilmente di Esiodo o di Zenone Eleate ed un calco in gesso della testa di Giulio Cesare (probabilmente dei Pacca e non dei Paluzzi) preso dalla statua conservata nel Palazzo Senatorio sul Campidoglio[9].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Cristiano Marchegiani, Dizionario Biografico degli Italiani , Enciclopedia Treccani, Volume, 86, 2016, Roma) "…. Avendo Fontana abbandonato Roma per Napoli nel 1592, Rainaldi iniziò a collaborare con Giacomo Della Porta…"
  2. ^ Giovanni Baglione, Le vite de' pittori, scultori et architetti dal Pontificato di Gregorio XIII fìno a tutto quello di Urbano VIII, Roma,Forni,1649; Gregorio Roisecco, Roma antica e moderna, Roma, Roisecco, 1750; Primo Acciaresi, Roma antica, medioevale, moderna e dintorni, Roma, Libreria Salesiana, 1922;Lugi Vittorio Bertarell, Roma e dintorni, Milano, Touring Club Italiano, 1934,[s.v. «Palazzo Spinola»];Ulrich Thieme e Felix Becker, Thieme-Becker, Leipzig, Engelmann, 1907, ( capitolo «Porta, Giacomo della», che attribuisce il palazzo all'ottavo decennio del XVI secolo); Jetwart Arslan,Forme architettoniche civili di Giacomo della Porta, Bollettino d'Arte del Ministero della Pubblica Istruzione, Roma, Ministero della Pubblica Istruzione, 1926-1927, (opere architettoniche civili di Giacomo della Porta, pagine 510-511, figura 4 "…il Palazzo Paluzzo appunto - ora Spinola - in piazza Campitelli ripete, salvo la porta ed il cornicione che sono aggiunte o rifacimenti del Rainaldi, lo schema di Palazzo Caetani ..."); Sandro Benedetti e Giuseppe Zander, L'arte di Roma nel secolo XVI, Bologna, Cappelli, 1990, (pagine 436-437, tavole CXXXVI).
  3. ^ Cartografie di Antonio Tempesta (1593); per un accurato resoconto sulla storia dell'evoluzione urbanistica della piazza confronta Joseph Connors, Alliance and Enmity in Roman Baroque Urbanism, 3, Roma, Bibliotheca Hertziana, 1989, pp. 245-260.
  4. ^ Giovanni Battista Falda, Nuovi disegni dell'architettura, e piante de' Palazzi di Roma de' più celebri architetti, II, Roma ,Archivio di Stato di Roma,1655-1670; Howard Hibbard, Di alcune licenze rilasciate dai mastri di strade per opere di edificazione a Roma (1586-'89, 1602-'34), Roma, Bollettino d'Arte, Roma, 1967 (p. 100, p. 104, n° 29, p. 109 , n° 83, figg. 37 e 43.). Howard Hibbard, art. cit. , p. 104, tomo 83, anni 1602 - 1606, n° 29, c. 62, 1 marzo 1603: «Concediamo licentia all'Ill. mosignor Baldassare Palutij de Albertoni che possi edificare di novo la facciata del suo palazzo posto vicino a tor de specchi confinato da una banda con il palazzo delli SS.ri Capozucchi et dall'altra con li SS.ri de Rossi et tirando per linea retta fin'al muro delli SS.ri Capozucchi qual filo piglia nel sito di detto poggiolo canna l'una e palmi 41 et detractone palmi 23 che detto signor Baldassare da a detto poggiolo resta tutto quello che si concede al detto signor Baldassarre canna 1 e palmi 18 conforme alla presente pianta ... ».
  5. ^ Howard Hibbard, Di alcune licenze rilasciate dai mastri di strade per opere di edificazione a Roma (1586-'89, 1602-'34), Roma, Bollettino d'Arte (art. cit., pp. 100 e 109, tomo 85 (1613-1616), n° 83 (c. 161 v) 30 maggio 1616, "Essendosi viva voce resoluto , et decretato ... che si concedi licenza al signor Cavaliere Baldassare Paluzzi Albertoni di poter fare sopra la porta di dietro della sua Casa un arco, che passi sopra il vicolo per pocer'andare all'altre sue Case vicine, dove al presente fabbrica ...". Il passaggio ad arco in questione si imposta all'esterno del palazzo, all'altezza del primo piano, in corrispondenza del retro del muro con il tondo con il calco della testa di Cesare ed e’ desinente in un corpo di fabbrica affacciato su di un giardino pensile tra via de' Delfini, piazza Margana e piazza Capizucchi.
  6. ^ Luigi Callari, I palazzi di Roma e le case d'importanza storica e artistica, Roma, Ugo Sofia Moretti, 1944 (terza edizione., p. 437 s.v. «Palazzo Spinola»); Furio Fasolo, L'opera di Hieronimo e Carlo Rainaldi, Roma, Ricerche, 1961( pagine 59, 65 e 339, nota 5 « ... anche alla immediata eredità del Della Porta si devono la sua (di Girolamo Rainaldi) partecipazione ... al Palazzo Paluzzi»; « ... del resto Hieronimo ... quando completa il Palazzo Paluzzi disponendo il lavoro di travertini per il portale si attiene al suo 'modo' e non a quello del palazzo in cui operava: come ho già avuto modo di dire, mentre la forma generale è compatta e tradizionale, è nell'invenzione squisitamente manieristica del dettaglio che egli instancabilmente opera ... »; « ... l'intervento di Hieronimo in Palazzo Paluzzi è evidente nell'accentuato decorativismo minuzioso del portale; meno evidente nel cornicione»); Giorgio Torselli, Palazzi di Roma, Milano, Ceschina, 1965, (pagina 277 s.v. «Palazzo Spinola»); Vitaliano Tiberia, Giacomo della Porta, Roma, Bulzoni, 1974, (pagina 44); Daniela Gallavotti Cavallero, I Palazzi di Roma dal XIV al XX secolo, Roma, Quasar, 1989, (pagine 14-15, 249); Luigi Spezzaferro, Maria Elisa Tittoni, Il Campidoglio e Sisto V, Roma, Carte Segrete, 1991, (pagine 80-81);
  7. ^ Marina Minozzi, Rivista Roma Sacra, Elio De Rosa Editore, 1999, Roma; Parrocchia Santa Maria in Campitelli, I disegni di Carlo Rainaldi, Archivio Parrocchiale Santa Maria in Campitelli, Roma, 2017
  8. ^ Francesco Ferraironi, Santa Maria in Campitelli, Roma, Casa Editrice Roma, 1933; Maria Pedroli Bertoni, Santa Maria in Campitelli, Istituto nazionale di Studi Romani, Roma, 1987.
  9. ^ Giandomenico Spinola, Le sculture nel palazzo Albertoni Spinola a Roma e le collezioni Paluzzi ed Altieri, Roma, Giorgio Bretshneider, 1995

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Teodoro Ameyden, 1910, Storia delle famiglie romane (History of Roman Families), Roma.
  • Sandro Benedetti, 1995, Il ghetto di Roma. Progetto di recupero urbano e edilizio (The Ghetto of Rome. A Project of Urban Renewal and Housing), Roma.
  • Sandro Benedetti, 1992, I palazzi romani di Giacomo della Porta, in Roma e lo studium urbis. Spazio urbano e cultura dal quattro al seicento (The Roman Palaces of Giacomo Della Porta in Rome and the Studium Urbis. Urban Space and Culture From the Fourteenth to the Sixteenth Centuries), Rome.
  • Giorgio Carpaneto, 2004, I palazzi di Roma (The Palaces of Rome), Roma, pp. 23-24.
  • Howard Hibbard, 1967, Di alcune licenze rilasciate dai mastri di strade per opere di edificazione a Roma(About Some Licenses Issued by Road Masters for Construction Works in Rome), 1586-’89, 1602-’34, in Bollettino d’arte, LII, p. 109.
  • Furio Fasolo, s.d., L’opera di Hieronimo e Carlo Rainaldi (The Work of Hieronimo and Carlo Rainaldi), Roma.
  • Daniela Gavallotti Cavallero, 1989, I palazzi di Roma dal XIV al XX secolo (The Palaces of Rome From the Fourteenth to the Twentieth Century), Roma.
  • Claudio Rendina, 1993, I Palazzi di Roma (The Palaces of Rome), Roma, pp. 244-45.
  • Vitaliano Tiberia, 1974, Giacomo della Porta, Roma.
  • Giorgio Torselli, 1965, Palazzi di Roma (Palaces of Rome), Milano.
  • Giuseppe Zender, 1990, L’arte di Roma nel secolo XVI (The Art of Rome in the Sixteenth Century), Bologna.

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