Osservatorio di Baldone

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Osservatorio di Baldone
La cupola originale dell'osservatorio di Riekstukalns
Codice069
StatoBandiera della Lettonia Lettonia
LocalitàBaldone
Coordinate56°46′24″N 24°24′15″E / 56.773333°N 24.404167°E56.773333; 24.404167
Altitudine103 m s.l.m.
Fondazione1959
Sitowww.lu.lv/en/astr/
Telescopi
Riflettore20 cm con camera Schmidt
Mappa di localizzazione
Mappa di localizzazione: Lettonia
Osservatorio di Baldone
Osservatorio di Baldone

L'Osservatorio di Baldone è un osservatorio astronomico statale situato a Riekstukalns, a 5 km dal comune di Baldone (38 km da Riga) in Lettonia. Riekstukalns divenne poco a poco un insediamento con case residenziali, piste da sci, stagni e laghetti da quando, nel 1959, l'area fu scelta come riferimento per costruirvi l'osservatorio dell'Università della Lettonia.[1] Il complesso appartiene al Ministero dell'Istruzione e delle Scienze della Lettonia, con la supervisione scientifica dell'Istituto astronomico dell'Università della Lettonia. In epoca sovietica, l'osservatorio era chiamato Osservatorio radioastrofisico dell'Accademia delle Scienze della SSR lettone.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1957, un gruppo di astronomi dell'Accademia delle Scienze dell'URSS, su iniziativa dell'astronomo lettone Jānis Ikaunieks che divenne fondatore e primo direttore del futuro osservatorio[2], esaminò le montagne della regione di Baldone per valutare la possibilità di installare in zona un osservatorio astronomico, proponendo un parere positivo all'idoneità dell'area a fini osservativi. Furono così costruiti alcuni padiglioni atti a ospitare personale di ricerca e strumentazione e nel 1959 fu installato il primo strumento, a quel tempo il più grande telescopio astronomico della Lettonia, con un'apertura di 20 cm e da subito equipaggiato con un elettro-fotometro.[3]

Veduta dell'ingresso all'osservatorio

Le prime osservazioni furono dedicate alle stelle al carbonio, le cui dimensioni consentivano una buona risolvibilità, e alle osservazioni radio di satelliti artificiali intorno alla Terra; nel contempo l'osservatorio garantiva un accurato servizio orario. Fu l'unica struttura osservativa in URSS in grado di studiare stelle giganti rosse di classe spettrale M con una temperatura superficiale relativamente bassa (da 1500 a 3000 kelvin), con atmosfere rarefatte e alto contenuto di carbonio, zirconio e titanio.

A pochi anni dalla sua apertura, nel 1964, furono intrapresi dei negoziati con l'azienda Karl Zeiss della RDT vertenti sulla possibilità di acquistare una fotocamera Schmidt, congiuntamente a uno strumento simile ordinato per l'Osservatorio di Byurakan, situato in Armenia; nel mese di marzo 1965 la fotocamera fu così consegnata all'osservatorio.[4]

Il moderno accessorio constava di un diametro dello specchio di 120 cm, diametro della lastra di correzione di 80 cm, lunghezza focale di 240 cm e un campo visivo di 5° x 5°. Il telescopio fu installato nel 1966 e la prima luce fu ottenuta nella notte tra il 7 e l'8 dicembre.

Nel corso degli anni non sono state effettuate integrazioni di rilievo, salvo le doverose operazioni periodiche di manutenzione. Nel 2005 è stata rinnovata la copertura dello specchio della fotocamera Schmidt e l'anno seguente la tecnica di acquisizione di immagini su lastre fotografiche è divenuta obsoleta grazie a una fotocamera elettronica CCD. Nel 2016 l'osservatorio era diretto dall'astronomo Ilgmārs Eglītis[5].

Risultati e ricerca scientifica[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (LV) Radioastrofizikas observatorija, su baldone.lv, 14 marzo 2009 (archiviato dall'url originale il 15 settembre 2009).
  2. ^ (RU) Ikaunieks Janis, su astronet.ru. URL consultato il 2 agosto 2020 (archiviato dall'url originale il 24 dicembre 2010).
  3. ^ (EN) H.K. Grigorian, Electro photometry And Electro Colorimetry of Cep II and Per II Associations, in Communications of the Byurakan Astrophysical Observatory, vol. 22, 1957, pp. 34-48, Bibcode:1957CoBAO..22...34G.
  4. ^ (LV) riferimento e breve cronologia (1946-2006) (it), su lu.lv, 29 dicembre 2010. URL consultato il 2 agosto 2020 (archiviato dall'url originale il 18 maggio 2011).
  5. ^ 320153 Eglitis (FU20 2007), su ssd.jpl.nasa.gov. URL consultato il 2 agosto 2020.
  6. ^ a b (LV) BALDONES ŠMITA TELESKOPS, su baldonesobservatorija.lv. URL consultato il 2 agosto 2020.
  7. ^ (RU) Connection of Frame in Radio and Optics, su gisaoinform.ru. URL consultato il 2 agosto 2020.

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