Onorio Savelli, VII signore di Rignano

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Onorio Savelli, VII signore di Rignano
Signore di Rignano
Stemma
Stemma
In carica1545 –
1568
PredecessorePaolo Savelli, VI signore di Rignano
SuccessoreLucio Savelli, VIII signore di Rignano
TrattamentoSua Eccellenza
NascitaRoma, ?
MorteRoma, 1607
DinastiaSavelli
PadrePaolo Savelli, VI signore di Rignano
MadreDianora Orsini
ConsorteCamilla Orsini
Religionecattolicesimo

Onorio Savelli, VII signore di Rignano (Roma, ... – Roma, 1607), è stato un nobile e criminale italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

I primi anni[modifica | modifica wikitesto]

Onorio Savelli nacque a Roma prima del 1540, figlio di Paolo, VI signore di Rignano, e di sua moglie, Dianora Orsini[1]. Pochissimo si sa della sua infanzia, ad eccezione del fatto che decise ancora giovanissimo di intraprendere la carriera militare e che nel 1540 accompagnò Ottavio Farnese alla presa di possesso del suo feudo di Camerino.

Combatté in seguito nella guerra di Siena schierandosi a sostegno di Cosimo de' Medici col quale mantenne anche in seguito rapporti di stretta amicizia. Nel dicembre del 1555, seguì il cardinale Cristoforo Madruzzo a Milano dove questi era stato nominato governatore.

Come feudatario, succedette al padre alla sua morte nel 1545, ma fu un pessimo amministratore: nello stesso anno della sua successione ai beni del genitori, la città di Aspra decise di ribellarsi per le eccessive imposte, rivolgendosi al papa tramite il vescovo di Rieti, Mario Aligeri, ed il cardinale Alessandro Farnese. Il commissario pontificio in seguito inviato sul posto, non solo confermò quanto esposto dagli abitanti ma venne a conoscenza anche di numerosi "eccessi" quali omicidi e saccheggi (anche a danni di conventi e comunità religiose) avvenuti anche in altri feudi di proprietà dei Savelli.

Il processo e le accuse[modifica | modifica wikitesto]

Dal 1560 venne istituito un processo contro Onorio che venne accusato di furto, rapina, stupro, furto di bestiame, violenze, omicidi, eresia, connivenza coi banditi locali, tradimento. Venne anche accusato di aver diffuso nei propri feudi "il contagio della peste lutherana", ovvero di aver diffuso il protestantesimo nella terra dello Stato della Chiesa, di cui si era convinto negli anni di permanenza in Germania ed a Trento a seguito del Madruzzo, che pure ne era rimasto estraneo e che anzi non appena seppe della notizia si schierò immediatamente a favore del Savelli.

Alla conclusione del processo nel 1562, Onorio venne infine condannato all'esilio ed alla confisca di tutti i suoi beni. Tuttavia, già pochi anni dopo, gli riuscì di recuperare i diritti feudali su Aspra. Ne uscirono punite anche le comunità locali per aver sottaciuto nel tempo ai crimini del loro signore ed essersene quindi rese implicitamente corree.

Vi era poi la questione che nel frattempo Onorio, dopo essere rimasto vedovo della prima moglie, Camilla Orsini, aveva sposato una giovane fanciulla della sua casata, Giulia Savelli, la quale però era stata in seguito dai parenti rinchiusa nel monastero di Tor de' Specchi perché questo suo matrimonio, celebrato segretamente con l'uomo che amava, contraddiceva il testamento della madre, Costanza Bentivoglio, che aveva invece predisposto un suo matrimonio con Troilo Savelli. Il cardinale Giacomo Savelli, fratello di Giulia, non desiderava che la sorella finisse a legarsi ad Onorio che era risultato un personaggio discutibile, per quanto lei dichiarasse di amarlo. Per questo motivo il cardinale emanò una sentenza di nullità del matrimonio tra i due e mantenne la sorella in convento. Quando Onorio minacciò di risolvere la questione coi suoi metodi, il cardinale Savelli fece intervenire Pio V il quale nel 1566 confiscò altri beni ai Savelli di Rignano.

Gli ultimi anni[modifica | modifica wikitesto]

Nel gennaio del 1568, ad ogni modo, il pontefice ritenne che i diritti ed i possessi feudali di Onorio potessero essere concessi a suo figlio Lucio, il quale divenne così VIII signore di Rignano e degli altri feudi della sua casata.

Nel frattempo le accuse a Onorio Savelli continuavano senza sosta e per questo motivo, nel 1568, egli decise volontariamente di confessare i propri errori e di abiurare ufficialmente ai propri peccati. Pio V, che era sostanzialmente riuscito nell'intento di rendere innocuo il Savelli e le sue scorribande, decise di acconsentire a questa sconfessione e lo obbligò inoltre alla multa di 1000 scudi d'oro, permettendogli di rientrare a Roma, ma ammonendolo dall'occuparsi oltre della vita politica, militare e sociale del paese.

Onorio morì a Roma nel 1607.

Albero genealogico[modifica | modifica wikitesto]

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Pandolfo Savelli, IV signore di Rignano Giovanni Battista Savelli, II signore di Rignano  
 
Girolama da Varano  
Luca Savelli, V signore di Rignano  
 
 
 
Paolo Savelli, VI signore di Rignano  
Ludovico Orsini, nobile romano Aldobrandino II Orsini, conte di Pitigliano  
 
Bartolomea Orsini  
Donata Orsini  
Simona ?  
 
 
Onorio Savelli, VII signore di Rignano  
Aldobrandino II Orsini, V conte di Pitigliano Niccolò Orsini, IV conte di Pitigliano  
 
Luigia Orsini  
Niccolò Orsini, VI conte di Pitigliano  
Bartolomea Orsini Carlo Orsini, I signore di Bracciano  
 
Paola Girolama Orsini di Tagliacozzo  
Dianora Orsini  
Giovanni Conti, signore di Ragogna nel Friuli Alto Conti  
 
 
Elena Conti  
Caterina Farnese Ranuccio Farnese il Vecchio  
 
Agnese Monaldeschi della Cervara  
 

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Alcuni studiosi come il Lefèvre identificano la madre come Giovanna Savelli, mentre l'enciclopedia Treccani la indicano nella persona di Faustina Caffarelli

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • P. Litta, Le famiglie celebri d’Italia, vol. X
  • P. Passerini, I Savelli di Roma, Milano 1872, p. 546, tav. XI
  • I. Fosi e M.A. Visceglia, Signori e tribunali. Criminalità nobiliare e giustizia pontificia nella Roma del Cinquecento, in Signori, patrizi e cavalieri nell'età moderna, Roma-Bari 1992, pp. 214–230
  • R. Lefèvre, Ricerche e documenti sull'Archivio Savelli, Roma 1992
  • A. Attanasio, «... però non guastate la coda al pavone...». Per la storia di Aspra e dei Savelli, suoi signori, nel Cinquecento, in Casperia. Inventario dell'Archivio (1099-1860) e studi documentari, Roma 2000, pp. 252 e seguenti
  • I. Fosi, La giustizia del papa. Sudditi e tribunali nello Stato pontificio in età moderna, Roma-Bari 2007, pp. 77–83, 154
  • I. Fosi, Niccolò Orsini ribelle a Cosimo I e al papa, in Les procès politiques, Roma-Parigi 2007, pp. 273–289.
Predecessore Signore di Rignano Successore
Paolo Savelli, VI signore di Rignano 1545 - 1568 Lucio Savelli, VIII signore di Rignano
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