Norandino e Lucina scoperti dall'Orco

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Norandino e Lucina scoperti dall'Orco
AutoreGiovanni Lanfranco
Datasconosciuta
Tecnicaolio su tela
Dimensioni267×397 cm
UbicazioneGalleria Borghese, Roma

Norandino e Lucina scoperti dall'Orco è un dipinto eseguito da Giovanni Lanfranco. Si trova conservato nella Galleria Borghese di Roma.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La tela venne dipinta da Giovanni Lanfranco su commissione del cardinale Scipione Borghese, che intendeva collocarla nella Villa Mondragone, situata nel territorio dell'odierno comune di Monte Porzio Catone e da lui acquistata nel 1613. Per quanto riguarda la datazione, questa è stata oggetto di un lungo dibattito tra gli studiosi: Salerno[2] e Posner[3] la fissarono intorno al 1605, mentre Della Pergola la collocava al 1615, vedendola più simile allo stile dell'affresco Ercole, Nesso e Dejanira del palazzo Costaguti, risalente al 1630 circa.[4] Schleier ne propose la datazione tra il 1619 e il 1621, un periodo successivo alla decorazione della loggia delle Benedizioni della basilica di San Pietro in Vaticano.[5]

L'opera venne citata da Giovanni Pietro Bellori e Giovanni Battista Passeri, i due biografi principali del pittore parmense, ma Bellori confuse l'episodio con quello di Ulisse e Polifemo, al quale tra l'altro si ispirò Ludovico Ariosto per l'opera letteraria dal quale è tratto.[6] Nel 1677, il quadro fu descritto da Sebastiano Resta, che confuse anch'egli il soggetto con quello tratto dall'Odissea e scambiò la tela per un quadro di Annibale Carracci.[1] La tela venne poi trasferita nel palazzo Borghese, nel quale è documentata dal 1693, e vi rimase fino al 1902; dopodiché, passò alla galleria Borghese.[1]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

L'opera è ispirata a un episodio dell'Orlando furioso di Ludovico Ariosto, in cui il re siriano Norandino e la sua sposa Lucina, sopravvissuti a un naufragio, devono a lungo fronteggiare un orco cieco, dopo essere approdati nell'isola in cui il mostro vive. Il passo illustrato dall'artista è quello con l'orco che grazie al suo fiuto cattura per la seconda volta Lucina, fuggita dalla caverna in cui era stata rinchiusa, come si vede nella parte destra del dipinto. A sinistra invece è rappresentato Norandino che riesce a mettersi in salvo.[6]

La scena è ambientata all'aperto, in un paesaggio che lo studioso Schleier definì "neoannibalesco" (riferendosi ad Annibale Carracci).[5] In basso al centro si trova il gregge dell'orco, mentre sullo sfondo sono visibili i compagni di Norandino che fuggono dopo essersi mimetizzati tra gli ovini tramite pelli di pecora. La torsione del busto del re ricorda quella di Aman nell'affresco della Punizione di Aman, dipinto da Michelangelo Buonarroti su uno dei pennacchi della cappella Sistina.[6]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Galleria Borghese, Lanfranco Giovanni - Orco, Norandino e Lucina, su collezionegalleriaborghese.it. URL consultato il 20 gennaio 2024.
  2. ^ Salerno, 1952, pp. 188-196.
  3. ^ Posner 1965, p. 136.
  4. ^ Della Pergola 1955, pp. 53-54.
  5. ^ a b Schleier 2001, p 198.
  6. ^ a b c Moreno e Stefani 2000, p. 381.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giovanni Pietro Bellori, Le Vite de’ pittori, scultori et architetti moderni, (parte prima), Roma, 1672, a cura di E. Borea, Torino 1976, p. 382.
  • Paola della Pergola, La Galleria Borghese. I Dipinti, I, Roma, 1955, pp. 53-54, n. 89.
  • Paolo Moreno, Chiara Stefani, Galleria Borghese, Milano, 2000, p. 381.
  • (EN) D. Posner, "Domenichino and Lanfranco in the early development of Baroque Painting in Rome", in Essays in honour of W.Friedlander, Marsyas, 1965, p. 136.
  • (EN) L. Salerno, The Early work of Giovanni Lanfranco, in “The Burlington Magazine”, XCIV, 1952, pp. 188-196, p. 195.
  • E. Schleier, scheda in Giovanni Lanfranco: un pittore barocco tra Parma, Roma e Napoli, catalogo della mostra (Parma, Reggia di Colorno, 2001), a cura di E. Schleier, Milano, 2001, pp. 198-200, n. 48.

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