Nicia (pittore)

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Nicia (in greco antico: Νικίας?, Nikìas; Atene, ... – Atene, ...; fl. 332-329 a.C secondo Plinio) è stato un pittore ateniese, esponente della scuola tebano-attica e attivo alla fine del IV secolo a.C. a Atene e a Efeso.

Perseo libera Andromeda, Da Pompei, Casa dei Dioscuri, ritenuto copia della Andromeda di Nicia

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Fu, secondo Pausania, figlio di Nikodemos e fu in giovinezza collaboratore di Prassitele[1] del quale rifiniva le opere con una velatura policroma (ganosis). Attivo soprattutto nella tecnica a encausto e a tempera, si conosce attraverso le fonti letterarie la sua attività presso privati per opere di carattere funerario, tra le quali una Nekia descritta in un epigramma dell'Antologia palatina (II, 21, 53).[2]

Una serie di suoi quadri trasportati e esposti a Roma è descritta da Plinio;[1] tra questi un'Andromeda descritta in un altro epigramma dell'Antologia palatina (II, 157, 13) e nota attraverso copie pompeiane, e una Io della quale nuovamente si conoscono copie a Pompei e a Roma (v. ad esempio la copia nella Casa di Livia sul Palatino). Vicinanza stilistica e compositiva con quest'ultima opera è stata inoltre ravvisata nella decorazione a fresco che sovrasta l'ingresso della Tomba II di Verghina e che rappresenta una scena di caccia. Qui si ritrova, tra l'altro, il gioco del "quadro nel quadro" già descritto da Plinio a proposito dell'opera eseguita ad encausto con la personificazione di Nemea (Nat. hist., XXXV, 27).[2] Pausania (I, 29.15; VII, 22.6) lo ricorda come il miglior pittore di animali del suo tempo e tale attitudine, riportata anche in Plinio,[1] sembra trovare conferma nell'affresco macedone.[3]

Da studi su queste opere derivate dalle sue e dai giudizi riportati dalle fonti[1] si è potuto inferire una sua particolare sensibilità al gioco del chiaroscuro, la capacità di impiegare il colore in funzione volumetrica (una capacità appresa e sviluppata accanto a Prassitele) che condurrà la scuola attica lontano dal canone lineare risalente a Parrasio e l'attenzione agli aspetti psicologici nella rappresentazione delle figure femminili.[4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Plinio, Nat. hist., XXXV, 130.
  2. ^ a b Becatti 1963, in EAA, s.v. Nikias.
  3. ^ Moreno 1996, in EAA, s.v. Nikias 2°.
  4. ^ Giuliano 1987, pp. 801-804.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giovanni Becatti, Nikias, in Enciclopedia dell'arte antica classica e orientale, vol. 5, Roma, Istituto della enciclopedia italiana, 1963.
  • Antonio Giuliano, Arte greca : Dall'età classica all'età ellenistica, Milano, Il saggiatore, 1987.
  • Paolo Moreno, Nikias 2°, in Enciclopedia dell'arte antica classica e orientale : Secondo supplemento, Roma, Istituto della enciclopedia italiana, 1996.

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