Museo della memoria, Assisi 1943-1944

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Museo della Memoria, Assisi 1943-1944
Ubicazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàAssisi
IndirizzoPiazza Vescovado 3
Coordinate43°04′10.89″N 12°36′51.53″E / 43.069692°N 12.614315°E43.069692; 12.614315
Caratteristiche
TipoMuseo di storia contemporanea su Shoah e Olocausto
Periodo storico collezioni1943-1944
Superficie espositiva105 
FondatoriMarina Rosati
Apertura24 marzo 2011
ProprietàOpera Casa Papa Giovanni
GestioneOpera Casa Papa Giovanni
DirettoreMarina Rosati
Sito web

Il Museo della memoria, Assisi 1943-1944 è stato inaugurato il 24 marzo 2011 al primo piano della pinacoteca comunale di palazzo Vallemani ad Assisi. L'esposizione, ideata e curata dalla giornalista Marina Rosati e realizzata dall'Opera Casa Papa Giovanni, fondazione della Diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino è stata poi trasferita nei locali sotterranei del Vescovado – Santuario della Spogliazione di Assisi il 16 maggio 2018.

L'allestimento[modifica | modifica wikitesto]

La mostra che si sviluppa in cinque stanze raccoglie documenti inediti, foto, riconoscimenti, saggi e oggetti su quel periodo storico e sui vari personaggi che si spesero in prima persona per salvare gli ebrei. Presente anche una sala video nella quale viene proiettato un documentario con le interviste a salvati e salvatori.

I protagonisti[modifica | modifica wikitesto]

Gino Bartali e Monsigno Placido Nicolini

Tra i personaggi principali della rete clandestina si ricordano Don Aldo Brunacci, fondatore dell'Opera Casa Giovanni che negli anni ha mantenuto viva questa memoria, monsignor Giuseppe Placido Nicolini che tirò le fila dell'organizzazione clandestina, padre Rufino Niccacci, frate minore, padre guardiano del convento di San Damiano, il podestà di Assisi Arnaldo Fortini, il colonnello tedesco Valentin Müller, gli ordini religiosi, in particolare le suore di San Quirico, quelle Colettine francesi, le suore tedesche di Santa Croce che contravvennero alla clausura per nascondere gli ebrei, il frate conventuale padre Michele Todde e molti altri che si prodigarono dei quali si ha testimonianza. Fondamentale fu l'opera di Luigi e Trento Brizi, i tipografi assisani che stamparono i documenti falsi per gli ebrei. Insieme ad immagini e riconoscimenti è esposta l'antica macchina tipografica con cassettiere, taglierina e timbri. Quella stessa macchina tipografica che stampò i documenti falsi trasportati da Assisi a Firenze da Gino Bartali, anche lui “Giusto tra le Nazioni” che ha operato in stretta sinergia con l'organizzazione clandestina orchestrata dal vescovo Nicolini. Una sezione del nuovo museo è dedicata propria al campione toscano; una sezione dal quale emerge il suo grande animo, la sua profonda fede e l'amore per la famiglia. In questa sezione sono esposte foto inedite di Bartali con monsignor Nicolini degli anni ’37-’38 che evidenziano la profonda amicizia tra i due.

I riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Grazie a tale accoglienza, trecento ebrei furono salvati dalla follia delle leggi razziali e lo Yad Vashem ha riconosciuto sette assisani Giusti tra le Nazioni. Per questa opera di salvezza la città di Assisi ha avuto la medaglia d’oro al valor civile da parte del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi nel 2004.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Diversi i testi per conoscere ed approfondire questa pagina di storia:

  • Museo della Memoria, Assisi 1943-1944 catalogo, Calzetti-Mariucci editore 2011
  • Ebrei in Assisi durante la guerra, ricordi di un protagonista, Don Aldo Brunacci, Libreria Fonteviva 1985
  • Assisi1943-1944, Francesco Santucci, Accademia Properziana del Subasio 1994
  • Con gli occhi di allora, una bambina ebrea e le leggi razziali, Mirjam Viterbi Ben Horin, Morcelliana 2008
  • Gli abitanti del Castelletto, una luce nel buio della Shoah, Mirjam Viterbi Ben Horin, introduzione di Domenico Sorrentino, Edizioni Francescane Italiane 2020
  • The Assisi Underground, Alexander Ramati 1978
  • La società delle mandorle, come Assisi salvò i suoi ebrei, Paolo Mirti Giuntina 2007
  • Gino Bartali, una bici contro il fascismo, Alberto Toscano, Baldini+Castoldi 2018
  • Gino Bartali, mio papà, Andrea Bartali, Teadue 2012
  • Gino Bartali, un "santo" in bicicletta, Angelo De Lorenzi, Mimep-Docete 2019

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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