Missionari di San Carlo

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I missionari di San Carlo (in latino Congregatio Missionariorum a S. Carolo) sono un istituto religioso maschile di diritto pontificio: i membri di questa congregazione clericale, detti popolarmente "scalabriniani", pospongono al loro nome la sigla C.S.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Giovani Battista Scalabrini, fondatore della Congregazione

La congregazione venne fondata a Piacenza dal vescovo Giovanni Battista Scalabrini (1839-1905) con il fine di "mantenere viva nel cuore dei connazionali emigrati la fede cattolica e procurare, quando possibile, il loro benessere morale, civile ed economico" mediante l'invio di missionari. L'iniziativa venne approvata da papa Leone XIII con il breve Libenter agnovimus del 15 novembre 1887 e il 28 novembre successivo i primi due aspiranti, i sacerdoti Giuseppe Molinari di Piacenza e Domenico Montese di Vicenza, emisero i primi voti, dando formalmente inizio all'opera.[2]

La Congregazione de propaganda fide approvò ad experimentum il regolamento dell'istituto il 19 settembre 1888. I missionari di San Carlo si diffusero rapidamente presso le comunità italiane degli Stati Uniti e del Brasile. Nel 1909 i voti religiosi vennero sostituiti con un giuramento di perseveranza, ma vennero reintrodotti l'8 aprile 1934.[2]

Le costituzioni dei missionari di San Carlo vennero approvate il 15 agosto 1948.[1] Nel 1949 la Santa Sede affidò agli Scalabriniani la gestione del pontificio collegio Emigrazione di Roma, destinato alla formazione dei sacerdoti secolari desiderosi di dedicarsi all'assistenza agli emigrati.[2]

Il fondatore è stato beatificato da papa Giovanni Paolo II in piazza San Pietro a Roma il 9 novembre 1997 [3] e canonizzato da papa Francesco il 9 ottobre 2022[4].

Attività e diffusione[modifica | modifica wikitesto]

Gli scalabriniani svolgono opera di assistenza e apostolato a favore degli emigrati italiani e di quanti siano stati costretti, per qualsiasi motivo, a lasciare il paese d'origine.[5]

Sono presenti in Europa (Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo, Portogallo, Regno Unito, Spagna, Svizzera), nelle Americhe (Argentina, Bolivia, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Guatemala, Haiti, Messico, Paraguay, Perù, Repubblica Dominicana, Stati Uniti d'America, Uruguay, Venezuela), in Asia (Filippine, Giappone, Indonesia, Taiwan), in Africa (Mozambico, Sudafrica) e Australia;[6] la sede generalizia, del 1910, è a Roma.[1]

Al 31 gennaio 2005, l'istituto contava 234 case e 764 religiosi, 597 dei quali sacerdoti.[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Ann. Pont. 2007, pp. 1485-1486.
  2. ^ a b c DIP, vol. V (1978), coll. 1478-1481, voce a cura di G.B. Sacchetti.
  3. ^ Tabella riassuntiva delle beatificazioni avvenute nel corso del pontificato di Giovanni Paolo II, su vatican.va. URL consultato il 6-11-2009.
  4. ^ Redazione CS, Scalabrini è Santo | Scalabriniani, su scalabriniani.org, 10 ottobre 2022. URL consultato il 10 marzo 2023.
  5. ^ Enciclopedia Rizzoli Larousse, vol. XIII (1970), p. 458, voce scalabriniani.
  6. ^ Annuario scalabriniano, su scalabrini.org. URL consultato il 6-11-2009 (archiviato dall'url originale il 26 luglio 2009).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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