Miniere d'argento sul Monte Calisio

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Le miniere d'argento sul Monte Calisio, in Trentino, sono state coltivate a partire dal Medioevo.

I lavoratori venivano chiamati canòpi, dal tedesco knappen, che significa appunto minatore in tedesco antico, dato che provenivano da regioni germaniche. L'argento veniva utilizzato per coniare le monete dalla zecca di Trento. Il Monte Calisio è detto pure Argentario proprio per la presenza di questo metallo.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Strumenti dei canòpi conservati al MUSE: in pietra a grasso animale; "teodolite" in pietra; scalpelli da minatore in ferro; cuneo in ferro

Sull'altipiano del Monte Calisio affiora la Formazione di Werfen, deposito geologico triassico che contiene un giacimento di galena argentifera.

È stato ipotizzato che vi sia stata svolta attività mineraria già in età romana, ma non ci sono prove sicure.[1]

I primi documenti certi risalgono al 1185, quando il principe vescovo di Trento Alberto Madruzzo (Alberto da Campo) introdusse un tributo per i minatori. Alcuni anni dopo Federico Vanga, principe vescovo dal 1207 al 1218, redasse il Codex Vangianus, una raccolta di leggi che conteneva fra l'altro una sezione sull'estrazione dell'argento, il Liber de postis Montis Arzentarie. A metà del '200 l'attività mineraria entrò in crisi, per motivi non chiari.[2]

Nel '400 e nel '500 ci fu una parziale ripresa dell'attività.[3] Nell'800 e '900 l'attività riprese parzialmente per estrarre barite.[4]

Valorizzazione[modifica | modifica wikitesto]

Galena argentifera originaria dell'altipiano del Monte Calisio, Ecomuseo Argentario

L'Ecomuseo Argentario, nato del 2005, svolge attività di ricerca, conservazione e divulgazione legata alle miniere.[5]

Rimangono decine di migliaia di pozzi verticali (detti "cadìni") e cunicoli orizzontali (le "canope").

Il Sentiero delle Canope, un anello che passa per il lago di Santa Colomba, permette di osservare il paesaggio minerario e gli accessi ad alcune canope.[6] La Canopa delle Acque è visitabile in occasione di particolari eventi.[7]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Ciurletti, pp. 69-78.
  2. ^ Casagrande 2020, p. 199.
  3. ^ Casagrande 2020, p. 200.
  4. ^ Casagrande, Zanghellini, p. 21.
  5. ^ Casagrande 2020, pp. 202-203.
  6. ^ Itinerario 01 - Sentiero delle Canope, su ecoargentario.it. URL consultato il 28 maggio 2022.
  7. ^ Sottosuolo, su ecoargentario.it. URL consultato il 28 maggio 2022.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Lara Casagrande e Sandro Zanghellini, Ecomuseo Argentario. Guida agli itinerari nel territorio dell'Ecomuseo, Ecomuseo Argentario, 2017.
  • Lara Casagrande, L'altipiano del monte Calisio-Argentario. Tracce materiali e archeologia mineraria, in Alessandro de Bertolini e Emanuela Schir (a cura di), I paesaggi minerari del Trentino, Fondazione Museo Storico del Trentino, 2020.
  • Gianni Ciurletti, Le miniere d'argento del Monte Calisio: già note e coltivate prima del medioevo?, in Il Monte Calisio e l'argento nelle Alpi dall'antichità al XVIII secolo, Comuni di Civezzano e Fornace, 1997.
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