Melone (beotarca tebano)

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(GRC)

«ἐπεὶ δὲ πρῶτος ὁ Μέλων ὥρμησε διὰ μέσου τὴν χεῖρα τῇ λαβῇ τοῦ ξίφους ἐπιβεβληκώς, Καβίριχος ὁ κυαμευτὸς ἄρχων τοῦ βραχίονος αὐτὸν παραπορευόμενον ἀντισπάσας, ἀνεβόησεν ‘οὐ Μέλων οὗτος, ὦ Φυλλίδα;’ τούτου μὲν οὖν ἐξέκρουσε τὴν ἐπιβουλὴν ἅμα τὸ ξίφος: ἀνέλκων, διανιστάμενον δὲ χαλεπῶς τὸν Ἀρχίαν ἐπιδραμὼν οὐκ ἀνῆκε παίων ἕως ἀπέκτεινε.»

(IT)

«Non appena Melone, con la mano stretta sull'elsa della spada, si fece largo tra loro, Cabirico, l'arconte sorteggiato, lo prese per il braccio e urlò: "Fillida, non è Melone costui?". Ma Melone, liberatosi prontamente dalla presa, sguainò la spada e si lanciò su Archia, colpendolo a morte e lasciandolo steso sul pavimento.»

Melone (in greco antico: Μέλων?, Mélon; Tebe, fine V secolo a.C. – dopo il 378 a.C.) è stato un politico tebano artefice, assieme a Pelopida e Caronte, dell'attentato ai polemarchi del 379-378 a.C., che restaurò la democrazia nella sua città dopo la parentesi oligarchica filo-spartana.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Plutarco, nelle Vite parallele, nomina Melone immediatamente dopo Pelopida, quando elenca gli esuli tebani che organizzarono la cospirazione contro i tiranni filo-spartani che si erano insediati nella città nel 382 a.C. Senofonte, invece, omette di menzionare Pelopida nelle Elleniche, attribuendo l'organizzazione della congiura principalmente a Melone.[1]

I cospiratori, che erano una dozzina, partirono da Atene travestiti da semplici cacciatori accompagnati dai cani e arrivarono a Tebe sotto una fitta nevicata, dirigendosi poi alla spicciolata verso il punto di ritrovo concordato, ovvero la casa del loro compagno di congiura Caronte, che non era stato precedentemente esiliato ma era rimasto in città.[2][3]

Melone e Caronte si travestirono poi da donne e così abbigliati riuscirono a sorprendere e ad uccidere i polemarchi filo-spartani Archia e Filippo durante un banchetto,[4] mentre Pelopida, con l'aiuto di alcuni compagni, eliminava l'altro polemarco Leonziade nella sua abitazione.[5][6]

Dopo questa impresa, la guarnigione spartana abbandonò la Cadmea, la rocca della città dove si era insediata tre anni prima, e Melone, assieme a Caronte e a Pelopida, fu eletto beotarca.[7]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Senofonte, Elleniche, 5,4
  2. ^ Plutarco, Pelopida, 8.
  3. ^ Senofonte, Elleniche, 5,4,2
  4. ^ Plutarco, Il demone di Socrate, 597a
  5. ^ Plutarco, Pelopida, 11.
  6. ^ Senofonte, Elleniche, 5,4,4-7
  7. ^ Plutarco, Pelopida, 13.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]