Mary Villiers, contessa di Buckingham

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Mary Villiers
Mary Villiers in un'incisione di James Stow del 1814
Contessa di Buckingham
In carica1618 –
1632
Nascita1570
Morte19 aprile 1632
Luogo di sepolturaAbbazia di Westminster
PadreAnthony Beaumont
MadreAnne Armstrong
ConiugiSir George Villiers
Sir William Rayner
Sir Thomas Compton
FigliJohn Villiers
George
Christopher Villiers
Susan Villiers
ReligioneCattolicesimo

Mary Villiers, contessa di Buckingham (157019 aprile 1632), è stata una nobildonna inglese.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Figlia di Anthony Beaumont ed Anne Armstrong e discendente di Enrico di Beaumont, Mary Beaumont nacque intorno al 1570. Nel 1587 sposò il cugino Sir George Villiers e la coppia ebbe quattro figli: John (1590-1658), George (1592-1628), Christopher (?-1630) e Susan (?-1651). Ebbe il merito di notare il potenziale del figlio George, che mandò in Francia per perfezionare le sue maniere ed educazione. George divenne il favorito di re Giacomo I e l'ascesa sociale del giovane Villiers si rispecchiò anche sulla madre e il resto della famiglia.[1]

Dopo la morte del marito, ricevette il titolo di contessa di Buckingham. Successivamente si risposò con Sir William Rayner nel 1606 e poi con Sir Thomas Compton. Nel primi anni 1620 si convertì al cattolicesimo sotto l'influenza del gesuita John Percy. Morì nel 1632, quattro anni dopo l'assassinio del suo secondogenito, e fu sepolta all'Abbazia di Westminster.[2]

Nella cultura di massa[modifica | modifica wikitesto]

Mary Villiers è stata interpretata da Julianne Moore nella miniserie televisiva Mary & George.[3]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Katherine Thomson, The life and times of George Villiers, duke of Buckingham Vol.1 (of 3): From original and authentic sources, Hurst And Blackett, Publishers. URL consultato il 18 maggio 2023.
  2. ^ Person Page, su www.thepeerage.com. URL consultato il 18 maggio 2023.
  3. ^ (EN) Condé Nast, Julianne Moore on Shadow-Seducing King James in Starz’s 16th-Century Answer to Succession, su Vanity Fair, 14 marzo 2024. URL consultato il 19 marzo 2024.

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