Maria Comneno Ducas

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Maria Comneno Ducas
contessa di Cefalonia e Zante
DinastiaComneno Ducas
PadreNiceforo I Comneno Ducas
MadreMaria Lascaris
ConiugeGiovanni I Orsini
FigliNicola
Giovanni
Guido
Margherita

Maria Comneno Ducas (in greco Μαρία Κομνηνή Δούκαινα?; ... – ...; fl. XIII-XIV secolo) era una despoina epariota e contessa di Cefalonia e Zante.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Maria era l'unica figlia di Niceforo I Comneno Ducas, despota dell'Epiro, e di Maria Lascaris, figlia dell'imperatore di Nicea Teodoro II Lascaris[1].

Intorno al 1283 o 1284, Maria o la sua sorellastra Thamar fu promessa in sposa a suo cugino Michele, figlio di Giovanni I Ducas, sovrano della Tessaglia, ma questi cadde in un'imboscata dei Bizantini al suo arrivo in Epiro e fu inviato a Costantinopoli, dove sarebbe morto in prigione anni dopo[2]. Nel 1291, il padre avviò trattative con il re Carlo II d'Angiò, che provocarono l'invasione dei Bizantini nel suo territorio. Niceforo I chiese l'appoggio dei sovrani latini di Grecia, vassalli di Carlo II, per espellere i Bizantini, ma per suggellare questa alleanza dovette inviare Maria come ostaggio alla corte di Riccardo II Orsini, conte palatino di Cefalonia e Zante. Con l'aiuto dei Latini, riuscì a sconfiggere i Bizantini, che assediavano la città di Giannina[3].

Nel 1292, Riccardo organizzò il matrimonio di Maria con suo figlio Giovanni[4]. Niceforo I non fu consultato su questo fatto, per cui si indignò e si placò solo nel 1295, quando la figlia e il genero si stabilirono alla sua corte. Maria visse in Epiro fino al 1303 o 1304, quando il suocero fu assassinato da uno dei suoi cavalieri e Giovanni gli succedette[4][5].

Il marito regnerà fino alla sua morte, avvenuta nel 1317, ma non si sa se Maria sia sopravvissuta a Giovanni o sia morta prima di lui.

Discendenza[modifica | modifica wikitesto]

Dall'unione di Maria e Giovanni, nacquero quattro figli:

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Polemis, 1968, p. 95.
  2. ^ Fine, 1994, p. 235.
  3. ^ Fine, 1994, p. 236.
  4. ^ a b Bon, 1969, pp. 167-706.
  5. ^ Nicol, 2010, pp. 40-43.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]