Lucio Fabio Cilone

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Lucio Fabio Cilone Settimino Catinio Aciliano Lepido Fulciniano (in latino Lucius Fabius Cilo Septiminus Catinius Acilianus Lepidus Fulcinianus; ... – ...; fl. 193-211) è stato un senatore romano all'epoca dell'imperatore Settimio Severo.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Originario dell'Hispania Baetica, Cilone fu comandante della Legio XVI Flavia Firma (180-184), proconsole della Gallia Narbonensis nel 185, prefetto nel 187-189, legato in Galazia tra il 189 e il 192.

Fu console suffectus nel 193. In questo ruolo, provvide alla tumulazione del corpo di Commodo nel Mausoleo di Adriano, per ordine di Pertinace[1]. L'anno successivo, durante il regno di Settimio Severo, che era suo amico intimo, Cilone combatté contro l'usurpatore Pescennio Nigro nei pressi di Perinthus.

Nominato praefectus urbi per l'anno 203, salvò la vita al procuratore Macrino (il futuro imperatore), quando il suo patrono Plauziano cadde in disgrazia.[2] L'anno successivo fu nominato console per la seconda volta.

Cilone servì anche sotto Caracalla. Quando il nuovo imperatore decise di uccidere il fratello e co-imperatore Geta e Papiniano, Cilone, che aveva consigliato l'armonia tra i fratelli, fu preso dagli urbaniciani, che furono fermati da Caracalla solo dopo che gli avevano strappato gli abiti e tolto gli stivali.

Secondo Cassio Dione:

«Lui (Caracalla) voleva togliere la vita anche a Cilone, che era stato suo tutore e benefattore, che aveva servito come praefectus urbi sotto suo padre e che lui stesso aveva spesso chiamato "padre". I soldati che erano stati inviati a prendere Cilone dapprima saccheggiarono le sue stoviglie d'argento, i suoi abiti, il suo denaro e ogni altra sua cosa e poi lo condussero attraverso la via Sacra con il proposito di portarlo al palazzo dove gli avrebbero tolto la vita; Cilone aveva delle basse pantofole ai piedi, giacché era nel bagno quando lo avevano arrestato, ed una corta tunica. I soldati gli lacerarono le vesti e gli sfigurarono la faccia, cosicché le persone ed altri soldati di stanza nella città, cominciarono a elevare proteste rumorose. Di conseguenza Antonino (Caracalla), per rispetto e timore di questi, andò incontro alla pattuglia e facendo scudo a Cilone con il suo mantello da cavallo (giacché stava indossando l'uniforme militare) gridò: "Non insultate mio padre! Non colpite il mio tutore!". Il tribunus militum incaricato di trucidarlo e i soldati che componevano la pattuglia furono messi a morte, ufficialmente per aver organizzato una congiura ma in realtà perché non l'avevano ucciso.
Antonino pretendeva di amare così Cilone da dichiarare: "Quelli che hanno cospirato contro Cilone, hanno cospirato contro di me" [...]»

Sposò Cilonia Fabia.

Una domus sull'Aventino gli fu data come dono da Settimio Severo. Questa domus, che è rappresentata anche nella Forma Urbis Romae, si trova sotto il monastero e la basilica di Santa Balbina, nei pressi degli Horti Ciloniae Fabiae.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Historia Augusta, "Commodus", xvii 4
  2. ^ Cassio Dione, Storia Romana, lxxix

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Console romano Successore
Gaio Fulvio Plauziano II,
Publio Settimio Geta II
204
con Marco Annio Flavio Libone
Imperatore Cesare Marco Aurelio Severo Antonino Augusto ,
Publio Settimio Geta Cesare