Kuroneko (film)

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Kuroneko
Nobuko Otowa in una scena del film
Titolo originaleYabu no naka no kuroneko
Lingua originalegiapponese
Paese di produzioneGiappone
Anno1968
Durata99 min
Dati tecnicib/n
Genereorrore
RegiaKaneto Shindō
SceneggiaturaKaneto Shindō
ProduttoreNichiei Shinsha
FotografiaKiyomi Kuroda
MontaggioHisao Enoki
MusicheHikaru Hayashi
Interpreti e personaggi

Kuroneko è un film del 1968 diretto da Kaneto Shindō.

Si tratta di una pellicola del genere J-Horror, sceneggiata dallo stesso regista Shindō.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Yone e sua nuora Shige, residenti in una casa all'interno di un boschetto di bambù, vengono violentate e uccise da un gruppo di samurai e la loro casa viene bruciata; sul luogo appare un gatto nero che lecca i loro corpi. In seguito, le donne tornano come fantasmi con l'aspetto di belle signore e transitano sul Rajōmon: lì ritrovano il gruppo di samurai e li portano in un'immaginaria villa nel boschetto di bambù dove si trovava la casa bruciata. I due spiriti seducono e poi uccidono i samurai, strappandogli la gola con i denti (come fossero dei gatti).

Nel frattempo, nel nord del Giappone è in corso una battaglia contro gli Emishi. Un giovane di nome Hachi, uccide casualmente il generale nemico, Kumasunehiko, e prendendo la sua testa mozzata, la mostra al governatore, Minamoto no Raikō, dicendogli di aver combattuto il generale sotto il nome di Gintoki. Come ricompensa, viene nominato samurai e quando va a cercare sua madre e sua moglie (per comunicargli la lieta notizia), trova la loro casa bruciata e le donne scomparse.

Il governatore ordina al nuovo samurai di trovare e distruggere i fantasmi che stanno uccidendo i samurai; Gintoki incontra le due donne e si rende conto che sono Yone, sua madre, e Shige, sua moglie: hanno stretto un patto con gli inferi per tornare e uccidere tutti i samurai per vendicarsi della loro morte. Poiché Gintoki è diventato un samurai, secondo il loro patto dovrebbero ucciderlo ma Shige infrange il patto e trascorre sette notti d'amore con il marito; di conseguenza, avendo rotto il patto, viene condannata agli inferi. Comunicando al governatore i suoi progressi, un triste Gintoki afferma di aver distrutto uno dei fantasmi.

Gintoki incontra di nuovo sua madre al Rajōmon dove cerca di sedurlo. Dopo aver visto, in una pozza d'acqua, che è un fantasma, la attacca con la propria spada, tagliandole il braccio (il quale assume l'aspetto di un arto felino). Gintoki porta l'arto a Raikō, sostenendo che è la prova che abbia ucciso il secondo fantasma; contento, il governatore gli riferisce che sarà ricordato come un eroe ma prima gli ordina di avviare sette giorni di purificazione rituale.

Durante la purificazione, Gintoki riceve la visita di sua madre Yone che afferma di essere un veggente inviato dall'imperatore per allontanare gli spiriti maligni; lo spirito inganna il figlio, facendosi consegnare l'arto, successivamente, vola attraverso il soffitto e scompare nel cielo. Sconvolto, Gintoki barcolla attraverso i boschi fino al luogo dove ha incontrato i fantasmi, dove crolla: le pareti scompaiono intorno a lui (rivelando i resti carbonizzati della casa dove vennero assassinate Shige e Yone) e la neve inizia a coprire il suo corpo mentre si sente un gatto miagolare in lontananza.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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