Josep Manyanet i Vives

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San Giuseppe Manyanet i Vives
 

Religioso e santo

 
NascitaTremp, 7 gennaio 1833
MorteBarcellona, 17 dicembre 1901
Venerato daChiesa cattolica
Beatificazione25 novembre 1984 da papa Giovanni Paolo II
Canonizzazione16 maggio 2004
Ricorrenza16 dicembre

Josep Manyanet i Vives, canonizzato come San Giuseppe Manyanet y Vives (Tremp, 7 gennaio 1833Barcellona, 17 dicembre 1901), è stato un presbitero e religioso spagnolo, promotore della costruzione della basilica della Sagrada Família e fondatore delle congregazioni dei Figli e delle Missionarie Figlie della Sacra Famiglia. È venerato come santo dalla Chiesa cattolica.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque il 7 gennaio 1833 a Tremp, nella diocesi di Lleida in Catalogna, da Antonio Manyanet e Bonaventura Vives. Fu battezzato lo stesso giorno della nascita; venti mesi dopo il padre morì. All'età di 5 anni la madre lo consacrò alla Madonna di Valldeflors, patrona della città[1].

Dovette lavorare fin da giovane per terminare gli studi secondari a Barbastro e successivamente quelli di filosofia e teologia nei seminari diocesani di Lleida e Urgell, dove venne ordinato sacerdote il 9 aprile 1859. Lavorò nella diocesi di Urgell al servizio del suo padre spirituale, il vescovo Caixal, per dodici anni, dopo i quali sentì la chiamata ad abbracciare la vita religiosa. A seguito dell’approvazione del vescovo fondò, nel 1864, la Congregazione dei Figli della Sacra Famiglia Gesù, Maria e Giuseppe e, nel 1874, la Congregazione delle Missionarie figlie della Sacra Famiglia di Nazareth. Scopo delle Congregazioni è di imitare, onorare e propagare il culto della Sacra Famiglia di Nazareth, che definiva "Trinità della terra", e di promuovere il consolidamento della famiglia, soprattutto attraverso l'educazione e l’istruzione cattolica dei fanciulli e dei giovani[1].

Nonostante gli innumerevoli ostacoli dovuti al tradimento da parte di alcuni collaboratori e alle precarie condizioni di salute che lo debilitavano[2], lavorò instancabilmente come confessore, direttore spirituale, predicatore ed educatore, anche attraverso la scrittura di innumerevoli opere (di cui alcune ancora inedite), lettere e trattati.

Dal 1868 al 1899 si occupò della fondazione del Terz’Ordine per i laici (uno maschile, chiamato Camerieri della Sacra Famiglia, e uno femminile, chiamato Cameriere della Sacra Famiglia), di dodici collegi dedicati all’istruzione delle classi operaie, e della rivista "La Sagrada Familia". Alcune fonti attribuiscono a lui l’ispirazione del Tempio Espiatorio della Sacra Famiglia, basilica minore a Barcellona, opera dell'architetto e Servo di Dio Antoni Gaudí. Decisivi per il compimento di queste opere furono il pellegrinaggio a Lourdes nel 1887 (dove compì un voto che aveva fatto alla Vergine Santissima), e il pellegrinaggio a Loreto nel 1888.

Morì a Barcellona il 17 dicembre 1901. Le sue ultime parole furono le giaculatorie che tante volte aveva ripetuto in vita: “Gesù, Giuseppe e Maria, vi dono il cuore e l’anima mia…”[1].

Fu proclamato beato da papa Giovanni Paolo II il 25 novembre 1984, e santo dal medesimo Pontefice il 16 maggio 2004. La memoria liturgica ricorre il 16 dicembre.

Pedagogia[modifica | modifica wikitesto]

In Padre Manyanet il sacerdote e il maestro procedono uniti e l'insegnamento si trasfigura nel sacerdozio. “Lo scopo è di procurare in tutte le cose la maggior gloria di Dio, la santificazione dei suoi partecipanti e la salvezza di tutte le anime; di lavorare con ardore e con tutte le forze che ci dia il Signore, perché tutti i giovani, specialmente i più piccoli, sia ricchi che poveri, ricevano un'educazione e un'istruzione religiosa e letteraria veramente cattolica (gratuita per quanto possibile) […], di formare il loro cuore nelle virtù e i loro intelletti nelle scienze”.[3]

Una delle grandi ispirazioni di Padre Manyanet è di sostenere la gioventù che si perde a causa di una società che trascura l’educazione cristiana nelle famiglie.[4] Al fine di raggiungere questo nobile scopo, gli educatori devono studiare la psicologia, le disposizioni e le qualità naturali dei ragazzi per “conoscere bene il cuore umano, che […] accoglie in sé molte inclinazioni disordinate, facendo sì che siano rimpiazzate da nobili disposizioni". Per ottenere questo risultato, si richiede da parte dell'educatore "una fede viva, somma diligenza, grande discernimento e prudenza, vera sapienza, costante attenzione e un continuo ricorso a Dio nostro Signore. Per formare la vera cultura del cuore nei bambini […], non basta ispirare a questi l'avversione per i loro difetti e per tutto ciò che si oppone alla santa legge di Dio, ma è necessario formarli alla solida virtù”.[5]

Per il santo fondatore l’educazione dei giovani deve essere mirata all’esercizio delle pratiche cristiane, infondendo in loro un vero amore per la purezza e per la modestia interiore ed esteriore, inducendoli ad amare e rispettare il prossimo, fuggendo rancori, dispute e discordie, esercitando umiltà e pazienza, combattendo la pigrizia e le seduzioni del mondo. Le lezioni non devono limitarsi ad insegnare la religione prima delle scienze, ma, poiché “ogni scienza viene da Dio e al di fuori di Dio tutto è errore e tenebre”, nella stessa scienza si deve evidenziare la connessione con le verità cattoliche.[5]

Il ruolo del direttore occupa nei confronti dei bambini il posto dei loro genitori, e deve, pertanto, provvedere a tutte le loro necessità. Tuttavia egli non deve sostituirsi all’educazione genitoriale, ma affiancarla nel progetto educativo. Il direttore deve essere “amabile, dolce, persuasivo, animato da una prudente indulgenza e da una soave severità”, educando alla prevenzione e all’evitamento delle mancanze per non doverle in seguito punire.[6]

Non sono esclusi dal metodo educativo una sana competitività, elogi, note, premi, lavori di gruppo, tempi di ricreazione, giochi, divertimento, musica, teatro e svago. I bambini e i ragazzi non verranno abbandonati finché non avranno la capacità di guadagnarsi di che vivere degnamente, divenendo utili alla società.[6]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c "José Manyanet, profeta de la familia", di J.M Blanquet e J.Piquer, Madrid 1984.
  2. ^ Portò per sedici anni cinque piaghe suppurative nel costato, a causa di una malattia infiammatoria, che chiamava "le misericordie del Signore" ("José Manyanet, profeta de la familia", J.M Blanquet e J.Piquer, Madrid 1984)
  3. ^ “Il giovane istituto della Sacra Famiglia. Notizie sullo stesso” di Giuseppe Manyanet y Vives.
  4. ^ Scrive nella Lettera a don Léon Carbonero y Sol, nel marzo 1889: “Lo scopo della nostra umile opera è di dedicarsi […] a rimediare a una delle maggiori attuali infermità totali. Parlo della gioventù che si perde, e che è necessario a tutti i costi rimettere sulla buona strada”.
  5. ^ a b “El Espiritu de la Sagrada Familia” di Giuseppe Manyanet y Vives.
  6. ^ a b “Método pràctico…” di Giuseppe Manyanet y Vives.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN54329986 · ISNI (EN0000 0000 8679 5705 · BAV 495/27991 · LCCN (ENno2006017435 · GND (DE131888005 · BNE (ESXX1138595 (data) · BNF (FRcb137741087 (data) · WorldCat Identities (ENlccn-n2006017435