Jorge Eduardo Acosta

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Jorge Eduardo Acosta
Soprannome"el Tigre"
NascitaBuenos Aires, 27 maggio 1941
Mortevivente
Dati militari
Paese servitoArgentina (bandiera) Argentina
Forza armataArmada de la República Argentina
UnitàGruppo de Tareas 3.3.2
RepartoFanteria della marina
GradoCapitano di corvetta
Fonti nel testo
voci di militari presenti su Wikipedia

Jorge Eduardo Acosta detto "el Tigre" (Buenos Aires, 27 maggio 1941) è un militare e criminale argentino, già ufficiale della marina militare argentina.

Torturatore durante la dittatura

[modifica | modifica wikitesto]

Come capitano di corvetta fu a capo del Gruppo 3.3.2., un nucleo di appartenenti alla marina militare argentina che durante la guerra sporca avevano l'incarico di far funzionare l'ESMA (Scuola di meccanica per sottufficiali della marina) a Buenos Aires come centro di detenzione, tortura e sterminio dei dissidenti politici. Egli prendeva decisioni inerenti agli obiettivi dei rapimenti e le modalità delle torture. Diceva di essere come Dio alla ESMA, poiché aveva il più pieno e libero arbitrio di vita o di morte sui prigionieri.

Formalmente è ritenuto responsabile diretto del rapimento, tortura e uccisione di 84 persone, anche se all'ESMA, il lager da lui gestito, furono uccisi quasi 5.000 innocenti. È responsabile anche della sparizione della ragazzina Dagmar Hagelin, di attiviste del gruppo delle Madri di Plaza de Mayo e di operatori umanitari, sequestrati nella chiesa della Santa Cruz tra l'8 e il 10 dicembre del 1977, fra questi ultimi ci furono due suore francesi, Alice Domont e Léonie Duquet. Furono tutte rapite, torturate e uccise.

L'aiuto all'Apartheid in Sudafrica

[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1981 si recò in Sudafrica, per offrire il proprio aiuto e la propria esperienza di torturatore al governo dell'apartheid, il quale si stava preparando ad un massiccio piano di repressione contro i dissidenti.

Il conto segreto in Svizzera

[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1998 fu scoperto un conto segreto in Svizzera a lui intestato, nel quale, durante gli anni della dittatura, aveva versato i soldi rubati ai desaparecidos sequestrati ed assassinati.

Fu accusato di numerosi rapimenti, detenzioni illegali, torture e omicidi. Ha all'attivo cause in Argentina (riaperte nel 2006 dopo l'annullamento dell'amnistia che lo proscioglieva), in Spagna, per aver sequestrato e ucciso cittadini spagnoli, per genocidio, terrorismo di stato, torture e crimini contro l'umanità, e in Italia, per aver assassinato cittadini italiani in Argentina. Il 26 ottobre 2011 è stato condannato all'ergastolo da una corte argentina.[1] Il 5 luglio 2012 è stato condannato a 30 anni di reclusione per rapimento e sottrazione di identità perpetrati nei confronti dei figli dei desaparecidos[2]. Insieme a lui sono stati condannati Reynaldo Bignone (a 15 anni) e Jorge Rafael Videla (a 50 anni)[2].

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]