Inter faeces et urinam nascimur
La locuzione latina inter faeces et urinam nascimur significa "siamo nati tra le feci e l'urina"; normalmente viene attribuita ad Agostino d'Ippona (354-430), anche se con più probabilità deriva invece da un'omelia di Bernardo di Chiaravalle[1][2](1090-1153).
La frase viene usata per formulare un giudizio di condanna sulla condizione umana e non solo, già rovinosa fin dal modo in cui la vita viene alla luce. «La vicinanza tra gli organi deputati alla riproduzione e all'escrezione»[3] verrebbe considerata un simbolo negativo del destino esistenziale. La rivalutazione psicoanalitica della fase anale e di quella fallica ha condotto a ritenere un pregiudizio nevrotico questa prospettiva, «eppure la violenza (non sempre), l'età, la morte e il sangue vengono esclusi dalla rappresentazione pubblica della sessualità.»[4]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Cf. Google groups.
- ^ Disgusto e umanità. L'orientamento sessuale di fronte alla legge di Martha C. Nussbaum
- ^ Cf. Giuseppe Dodi, Colonproctologia ambulatoriale. Trattato per chirurghi, gastroenterologi e medici pratici, Padova, Piccin, 2ª ed. 1993, p. 993. ISBN 8829910546; ISBN 9788829910540. Disponibile online su books.google.it.
- ^ Cf. Christoph Wulf (a cura di), Le idee dell'antropologia, Milano, Bruno Mondadori, 2007, p. 586. ISBN 8861590322; ISBN 9788861590328. Disponibile online su books.google.it.