Imbibizione

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L'imbibizione consiste nell'assorbimento in assenza di reazioni chimiche delle molecole d'acqua (o altro liquido) all'interno di materiali porosi[1] o comunque liofili, come il legno e la gelatina, e in senso lato quindi la capacità di questi ultimi di saturarsi in misura più o meno rilevante.

Meccanismo[modifica | modifica wikitesto]

L'imbibizione non è un processo chimico ma fisico, e può essere di origine capillare, osmotica o molecolare.

  • imbibizione capillare: si ha quando il liquido penetra per capillarità in fori preesistenti, sostituendosi al gas contenuto al loro interno;
  • imbibizione osmotica: si verifica quando il materiale è composto da capillari delimitati da barriere semipermeabili (caratteristica tipica di tessuti vegetali e animali), vuoti o ripieni di soluzioni con una diversa concentrazione di quella entrante;
  • imbibizione molecolare: propriamente indicata come rigonfiamento, si ha quando le molecole del materiale interagiscono direttamente legandosi in modo debole (forze di London, legame idrogeno) con quelle della soluzione.

Coefficiente di imbibizione (Ci)[modifica | modifica wikitesto]

Il Coefficiente di imbibizione (Ci) è il rapporto tra la massa d'acqua trattenuta dal provino portato a saturazione e la massa del provino essiccato. Questo parametro è importante nella valutazione merceologica di molti materiali (per esempio le rocce[2] o i mattoni).

Metodologia[modifica | modifica wikitesto]

La determinazione sperimentale del coefficiente di imbibizione dei materiali litici avviene immergendo un campione di roccia in acqua deionizzata a pressione e temperatura ambiente ed attendendone la completa saturazione.[3]

Importanza pratica[modifica | modifica wikitesto]

Assieme ad altre caratteristiche fisiche quali durezza, peso specifico, durevolezza o coefficiente di dilatazione termica, il coefficiente di imbibizione viene preso in considerazione per la scelta dei materiali lapidei da utilizzare per le pavimentazioni interne o esterne agli edifici.[4] Il suo valore è minimo nei graniti (per i quali si attesta attorno allo 0,5%) e sale fino al 15% nel caso del tufo; un alto coefficiente di imbibizione è indice di bassa resistenza meccanica di una tipologia di pietre, e viceversa. È anche strettamente correlato alla gelività[5].

Potenziale di matrice[modifica | modifica wikitesto]

La pressione sperimentata dal corpo solido immerso nel liquido imbibente, nota anche come potenziale di matrice[6], può raggiungere valori molto elevati: si pensa, ad esempio, che i blocchi di pietra usati dagli egiziani per la costruzione della piramidi fossero ricavati dalla roccia introducendo dei cunei di legno in fori praticati a tale scopo; i cunei venivano poi bagnati con acqua e fatti dilatare fino a ottenere il distacco di grosse lastre.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) IUPAC Gold Book, "imbibition"
  2. ^ Andrea Boeri, Pietre naturali nelle costruzioni, Hoepli, 1996, ISBN 978-88-203-2282-3. (consultabile anche online)
  3. ^ Antonio Del Gaudio e Antonio Vallario, Attività estrattive: cave, recuperi, pianificazione. Il P.r.a.e. della regione Campania, Liguori, 2007, p. 25.
  4. ^ Andrea Boeri, Sistemi di pavimentazione, Hoepli, 2001, p. 68.
  5. ^ coefficiente di imbibizione, su disclic.unige.it, Centro di Ricerca in Terminologia Multilingue (Università di Genova). URL consultato il 12 settembre 2017 (archiviato dall'url originale il 13 settembre 2017).
  6. ^ (EN) Competition Science Vision. Oct. 2012 (consultabile anche online)

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Helena Curtis, N.Sue Barnes, Invito alla biologia, Zanichelli.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]