Il brutto anatroccolo
Il brutto anatroccolo | |
---|---|
Titolo originale | Den grimme ælling |
![]() | |
Autore | Gerard Way |
1ª ed. originale | 1843 |
Genere | fiaba |
Lingua originale | danese |
Il brutto anatroccolo (Den grimme ælling) è una fiaba dello scrittore danese Hans Christian Andersen, pubblicata per la prima volta nella data 11 novembre 1843. La fiaba fu in seguito inclusa nel volume di Andersen I Nuovi racconti (Nye Eventyr, 1844).
Trama[modifica | modifica wikitesto]
All'interno di una nidiata di anatroccoli, situata in una casa padronale, se ne distingue uno dalle piume grigie scure, particolarmente grande e sgraziato. Sebbene la madre, nonostante le sue differenze, gli voglia comunque molto bene e cerchi di farlo accettare, il piccolo viene percepito dai suoi simili come una brutta e stramba creatura, venendo conseguentemente deriso ed emarginato; il duro trattamento che gli viene riservato lo induce ben presto a prendere la decisione di fuggire dall'aia e andare a stabilirsi in una palude in compagnia delle oche e delle anatre selvatiche, sino a quando un gruppo di cacciatori non uccide il resto del branco. Sul posto giungono persino dei cani da caccia, ma la presenza sgradevole dell'anatroccolo li costringe alla fuga.
Il piccolo, sopravvissuto, abbandona la palude eludendo i cacciatori e vaga faticosamente per i campi, trovando rifugio presso una casa di contadini appartenente ad un'anziana donna, ma il suo gatto e la sua gallina lo scherniscono crudelmente, spingendolo quindi a rimettersi in viaggio. Una sera di autunno vede gioioso uno stormo di splendidi cigni migratori in volo e, pur provando fascino, non vuole unirsi a loro poichè si considera troppo brutto ed incapace di volare. Al calare dell'inverno, viene una mattina messo in salvo da un contadino dopo essere rimasto intrappolato nel ghiaccio rischiando di morire congelato, ma è impaurito dai suoi bambini chiassosi e decide ancora una volta di fuggire nascondendosi nelle paludi.
A primavera inoltrata, scampato miracolosamente da morte certa dal rigido inverno, il protagonista, ormai diventato adulto, giunge presso un giardino dove vede nuotare in un lago uno stormo di tre cigni. Non sopportando più una vita piena di solitudine e avversità, si avvicina con l'intenzione di venire ucciso da loro, ma rimane molto sorpreso in quanto le eleganti creature, inaspettatamente, gli danno il benvenuto e lo accettano; guardando il proprio riflesso nell'acqua, si rende infatti conto che lui stesso è sempre stato, per tutto questo tempo, un bellissimo e aggraziato cigno nero. Lo stormo prende il volo e il protagonista, ritrovata la sua tanto agognata felicità, si unisce al viaggio con la sua nuova famiglia.
Analisi[modifica | modifica wikitesto]

Questa storia viene spesso considerata una metafora delle difficoltà che spesso bambini e adolescenti sperimentano durante la loro crescita. La fiaba viene spesso raccontata per rinforzare l'autostima dei bambini e far loro accettare eventuali differenze che li dividono dal "gruppo" o, addirittura, essere fieri di tali differenze, che potrebbero in realtà rivelarsi un dono.
È noto che Andersen metteva in relazione questa fiaba, e la sua morale, con la sua gioventù, nella quale egli si trovò spesso a essere emarginato e rifiutato come "diverso", anche a causa delle prime manifestazioni della sua omosessualità.
La storia viene usata spesso per riferirsi a qualcosa o qualcuno che, inizialmente oggetto di disprezzo o disinteresse, alla fine ottiene l'apprezzamento e il rispetto dei più. In genere ci si riferisce a un progresso morale, ma talvolta anche fisico (per esempio per riferirsi a un bambino o una bambina "bruttini" da piccoli che diventano più belli crescendo).
Alla fiaba si può anche associare il messaggio che tutte le persone hanno un valore inerente, che esiste a prescindere dai contesti sfortunati e infelici in cui tale valore non può emergere o non può essere riconosciuto. Il fatto che i fratelli del brutto anatroccolo, che prima lo deridono, si scoprono poi essere "semplici anatre" che deridevano uno "splendido cigno", introduce anche una chiave di lettura della fiaba in cui emerge un velo di elitarismo e classismo.
Il fatto che il brutto anatroccolo trovi sé stesso quando trova i suoi simili, infine, è stato talvolta letto come un'affermazione dell'importanza della famiglia e dell'appartenenza a un gruppo.
Adattamenti e riferimenti[modifica | modifica wikitesto]
Walt Disney ha realizzato due Sinfonie allegre basate su questa storia: L'anitroccolo eroico nel 1931 (in bianco e nero) e Il piccolo diseredato nel 1939 (in Technicolor). Il secondo è quello più notevole, e ha vinto il premio Oscar come miglior cortometraggio d'animazione. Nell'adattamento disneyano, le sofferenze del brutto anatroccolo sono notevolmente addolcite; egli infatti trova i suoi genitori dopo pochi minuti.
Il cartone animato del 1939 appare anche nel film Disney del 2002 Lilo & Stitch, in cui il protagonista, un esperimento genetico alieno privo di genitori, si immedesima nel brutto anatroccolo e nella sua ricerca di una famiglia. Il riferimento alla fiaba di Andersen viene qui ricollegato con l'ideale hawaiano della ohana (famiglia), che è il tema dominante del film.
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Il brutto anatroccolo
Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- (EN) Testo in inglese, su 4literature.net. URL consultato il 26 ottobre 2005 (archiviato dall'url originale il 27 ottobre 2005).