Ibridazione tecnologica

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L'ibridazione tecnologica è una pratica che consiste nell'impegno innovativo di materiali e conoscenze tecniche[1] mediante l'integrazione di componenti a basso contenuto tecnologico e/o appartenenti alla tradizione con elementi tecnologicamente complessi maturati spesso in contesti scientifici e geografici diversi.[2] Il prodotto che ne consegue è detto ibrido o tecnologia ibrida.

Applicazione[modifica | modifica wikitesto]

Il concetto di ibridazione, preso a prestito da settori scientifici vicini alla biologia (vedi ibrido), può infatti applicato ad altri ambiti di ricerca come quello tecnologico.[3] Non si tratta di puro accostamento e uso contemporaneo di tecnologie diverse né di un processo evolutivo di prodotto ma della visione del problema da un diverso punto di vista, con l'obiettivo ad esempio di creare una nuova specie di materiali e tecnologie innovative capaci di rispondere ad esigenze diverse con nuove prestazioni. Il prodotto ottenuto attraverso il processo di ibridazione tecnologica non costituisce una sommatoria di parti, ma è esso stesso un elemento finito nuovo con caratteristiche e prestazioni proprie. In tutti i settori scientifici in cui si attua l'ibridazione tecnologica si possono innescare ambiti di ricerca inediti che permettono di arrivare a innovazione sia di innovazione di processo che di prodotto.

Il campo delle costruzioni rappresenta un settore adatto all'applicazione dell'ibridazione tecnologica con molteplici esempi, sia relativi alla messa a punto di processi di intervento innovativi che alla realizzazione di nuovi materiali.

Tra gli esempi di innovazione di processo si possono citare il ricorso all'uso di tecniche non distruttive, anche sofisticate, per verificare lo stato di degrado di murature a basso contenuto tecnologico come quelle in terra o pietra presenti in molti contesti rurali, oppure l'uso di una pressa in alternativa a semplici forme lignee per la costipazione della terra quando si realizzano mattoni in terra cruda. Rimanendo nel campo delle costruzioni in terra, se si aggiunge una piccola percentuale di cemento o calce all'impasto si realizzano mattoni in terra stabilizzata con caratteristiche di resistenza migliorata rispetto a quelli tradizionali e si ottiene così una innovazione di prodotto.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

In Italia l'applicazione di tale pratica in campo edilizio è stata teorizzata e messa in atto a partire dagli anni ottanta del XX secolo dal prof. Giorgio Ceragioli e dal gruppo di architetti torinesi della scuola di specializzazione in Tecnologia, architettura e città nei Paesi in via di sviluppo del Politecnico di Torino.[4] Successivamente, anche a livello internazionale, l'utilizzo dell'ibridazione tecnologica nel campo dell'edilizia è stato considerato un mezzo per migliorare la sostenibilità ambientale degli edifici e per promuovere il pluralismo tecnolgico, integrando la moderna tecnologia edilizia con le tradizionali pratiche tecnologiche e con i saperi empirici delle popolazioni locali.[5]

Il concetto è stato successivamente esteso ad altri campi quali il design[6], l'impiantistica (ad esempio nell'ambito della generazione di energia elettrica [7]) o ai trasporti[8].

Anche nelle arti visive, e in particolare nel cinema, la pratica della ibridazione tecnologica è stata ampliamente applicata, ad esempio nel periodo di transizione tra le tecnologie analogiche e l'attuale produzione cinematografica ormai sostanzialmente solo digitale. Il ruolo delle nuove tecnologie e il loro impatto sul processo creativo è stato oggetto di dibattito tra vari produttori e autori, tra i quali quelli che facevano riferimento a Dogma 95.[9]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Roberto Pagani, Giacomo Chiesa, Jean-Marc Tulliani, Biomimetica e Architettura. Come la natura domina la tecnologia, FrancoAngeli, 2015, p. 46, ISBN 978-88-917257-1-4.
  2. ^ Tecnologie per tutti, a cura di Massimo Foti, Scuola di specializzazione in "Tecnologia, architettura e città nei Paesi in via di sviluppo" del Politecnico di Torino e "Servizio diocesano Terzo Mondo", pagg. 3-4, 2003, on-line su [1] Archiviato il 19 marzo 2018 in Internet Archive. (consultato nel febbraio 2010)
  3. ^ (EN) Alan R. Drengson, The Practice of Technology, State University of New York Press, 1995, p. 112, ISBN 9780791426692. URL consultato il 9 marzo 2023.
  4. ^ AA.VV., Ibridazione tecnologica (PDF), Politecnico di Torino. URL consultato il 9 marzo 2023.
  5. ^ (ES) AA.VV. (CEPAL), Texto 32. Escenario posible Y deseable para el desarrollo sostenible de la regiçn, in Recursos naturales, medio ambiente y sostenibilidad - 70 años de pensamiento de la CEPAL, United Nations, 2019, ISBN 9789213582619. URL consultato il 9 marzo 2023.
  6. ^ Enzo Baglieri e Gabriella Lojacono, Vincere con le idee: innovazione design performance, EGEA, 2009, ISBN 978-88-238-7126-7.
  7. ^ Sostenibilità: la CNN sceglie Ollagüe, su enelgreenpower.com, Enel Green Power, 15 giugno 2015. URL consultato il 9 marzo 2023.
  8. ^ (EN) Nuno Luis Madureira, Key Concepts in Energy - Technological Hybridization, 2014, ISBN 978-3-319-04978-6.
  9. ^ (EN) Giovanna Fossati, From Grain to Pixel - The Archival Life of Film in Transition, Amsterdam University Press, 2019, p. 82, ISBN 9789048543526. URL consultato il 9 marzo 2023.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Tecnologie per l'uomo, Giorgio Ceragioli e Gianfranco Cattai, FOCSIV, Milano, 1982
  • Ibridazione tecnologica - Terzo Mondo verso il 2000, FOCSIV, Milano, 1985
  • Sviluppo nella tecnologia dei processi costruttivi in Italia, in ENTAC 93 - Avanços em tecnologia e gestão da produção de edificações, São Paulo, 17-19 novembro 1993, Giorgio Ceragioli e Gianfranco Cavaglià
  • Uscire dal tunnel: tecnologie intermedie o avanzate e l'ibridazione tecnologica per l'habitat nei paesi in via di sviluppo, in Tecnologia, progetto, manutenzione, Giorgio Ceragioli, Nuccia Maritano Comoglio, Francesca De Filippi, FrancoAngeli edizioni, 2003

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]