Ibn al-A'lam

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ʿAlī ibn al‐Ḥusayn Abū l‐Qāsim al‐ʿAlawī al‐Sharīf al‐Ḥusaynī, detto Ibn al‐Aʿlam, in arabo ﺍﺑﻦ ﺍلاﻋﻠﻢ (in arabo ﻋﻟﻲ ﺑﻥ ﺍﻟﺤﺴﻴﻦ ﺍﺑﻮ ﺍﻟﻗﺎﺳﻢ ﺍﻟﻌﻠﻮﻱ ﺍﻟﺸﺮﻳﻒ ﺍﻟﺤﺴﻴﻨﻲ?; X secoloBaghdad, 985), è stato un astronomo e astrologo arabo.

Di questo scienziato si sa pochissimo e nulla della sua biografia, salvo che operò sotto il patronato del governante buwayhide ʿAḍud al-Dawla (978–983), e che s'interessò anche di musica islamica.
Il suo lavoro fu ripreso da Sharaf al-Dawla (982-9), fratello maggiore di ʿAḍud al-Dawla, che chiese ad Abū Sahl al-Qūhī di osservare i sette pianeti allora visibili e conosciuti, gettando pertanto le basi della costruzione di un Osservatorio nel giardino del palazzo del signore buwayhide a Baghdad, con ampio uso di strumenti scientifici, talora appositamente costruiti.[1] Fu autore di un'opera di zīj, tuttavia andata perduta, che forse era nota come al-Zīj al-ʿAḍudī, o al‐Zīj al‐Sharīf, o al‐Zīj al‐Baghdādī.[2]

Le fonti bizantine lo ricordano come Alim' ed esistono tracce di traduzioni dei suoi lavori nella letteratura scientifica in lingua greca e del loro impiego per tracciare oroscopi o identificare il grado del meridiano di Costantinopoli.

Fu ricordato per vari secoli da altri astronomi, dall'egiziano Ibn Yūnus (990) - che nell'al‐Zīj al‐Ḥākimī, afferma che Ibn al-Aʿlam operava con strumenti di sua fabbricazione - al persiano Sayf‐i Munajjim Muḥammad ibn Abī ʿAbd Allāh Sanjar al‐Kāmilī, che nel suo Zīj‐i Ashrafī, redatto verso il 1310, ricorreva ancora ai risultati ottenuti da Ibn al-Aʿlam per quanto riguardava le radici, le equazioni e gli apogei.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Si veda il lemma «Marsad» (J. Samsó), in The Encyclopaedia of Islam, new edition.
  2. ^ Sub voce, in: (a cura di) Thomas Hockey et alii, The Biographical Encyclopedia of Astronomers, New York, Springer, 2007, p. 549 (Josep Casulleras).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • E.S. Kennedy, “A Survey of Islamic Astronomical Tables”, su Transactions of the American Philosophical Society, n.s., 46 (1956), parte 2, pp. 121–177.
  • ——— “The Astronomical Tables of Ibn al‐Aʿlam”, su Journal for the History of Arabic Science, 1 (1977), pp. 13–23.
  • David A. King e J. Samsó (2001). With a contribution by B. R. Goldstein. “Astronomical Handbooks and Tables from the Islamic World (750–1900): An Interim Report”, su Suhyal 2 (2001), pp. 9–105.
  • Anne Tihon, “Sur l'identité de l'astronome Alim”, in Archives internationales d'histoire des sciences 39 (1989), pp. 3–21.
  • Jean-Baptiste Delambre, Histoire de l'astronomie du Moyen-age, Parigi, Courcier, 1819.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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