Hugh de Vere, IV conte di Oxford

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Hugh de Vere IV conte di Oxford (1210 (circa) – dicembre 1263 (prima del)) fu l'unico figlio ed erede di Robert de Vere, III conte di Oxford, uno dei garanti della Magna Charta.

La vita[modifica | modifica wikitesto]

Hugh de Vere IV conte di Oxford nacque attorno al 1210 da Robert de Vere, III conte di Oxford ed Isabel de Bolebec (1164 circa – 2 o 3 febbraio 1245) pochi anni dopo il matrimonio dei suoi genitori che risaliva al 1207. Quando nel 1221 suo padre morì Hugh era ancora piccolo e fu quindi sua madre che si prese la sua custodia dalla corona per la somma di 6.000£[1]. Raggiunta la maggiore età rese l'omaggio feudale ad Enrico III d'Inghilterra nel 1231 e nel maggio di due anni dopo il re lo creò cavaliere in una cerimonia a Gloucester[2] e due giorni dopo ordinò allo sceriffo locale di dargli quanto gli spettava quale Conte di Oxford[1]. Insieme al titolo ereditò l'incarico di Lord gran ciambellano, carica che era nella sua famiglia dai tempi del suo bisnonno Aubrey de Vere II (1085 circa – maggio 1141) e grazie ad esso nel 1236 partecipò all'incoronazione della regina Eleonora di Provenza. Non sempre accomodante nei confronti del sovrano sia nel 1258 che nell'anno seguente fu chiamato a presenziare a diversi comitati baronali il cui intento era perseguire delle riforme entro il governo[1]. Hugh ottenne anche di tenere mercato a Castle Hedingham, centro di una delle sue proprietà principali, nell'Essex. Hugh morì prima del dicembre 1263.

Matrimonio e figli[modifica | modifica wikitesto]

Hugh si sposò con Hawise de Quincy, figlia di Saer de Quincy, i due insieme ebbero:

  • Robert de Vere, V conte di Oxford (1240 circa – prima del 7 settembre 1296)
  • Isabel de Vere
  • Lora de Vere
  • Margaret de Vere

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Cokayne, George Edward (1945). The Complete Peerage, edited by H.A. Doubleday X. London: St. Catherine Press
  2. ^ Richardson, Douglas (2011). Magna Carta Ancestry: A Study in Colonial and Medieval Families, ed. Kimball G. Everingham. Salt Lake City