Vai al contenuto

Grand Palais

Coordinate: 48°51′58.18″N 2°18′45.19″E
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Grand Palais
Facciata principale del Grand Palais, dopo il restauro.
Localizzazione
StatoFrancia (bandiera) Francia
RegioneÎle-de-France
LocalitàParigi
IndirizzoAvenue Winston-Churchill
Coordinate48°51′58.18″N 2°18′45.19″E
Informazioni generali
Condizioniin uso
Costruzione1900
Inaugurazione1900
Stilemodernista
UsoMuseo
Realizzazione
ArchitettoHenri Deglane, Albert Louvet, Albert-Félix-Théophile Thomas, Charles Girault
CostruttoreDaydé & Pillé

Il Grand Palais (in italiano: "Palazzo grande") è un grande padiglione espositivo in muratura e vetro, costruito per l'Esposizione Universale del 1900. Si trova nell'VIII arrondissement di Parigi, nello spazio dei Giardini degli Champs Élysées.

Sul sito del Grand Palais, e prospiciente gli Champs Elysées, si ergeva anticamente il Palais de l'Industrie, raffigurato in questa stampa del 1867

Il progetto iniziale

[modifica | modifica wikitesto]

In seguito alla decisione del governo francese, nel 1892, di organizzare una nuova Esposizione Universale da tenersi nel 1900, la commissione preparatoria raccomandò la demolizione del Palais de l'Industrie, costruito nel 1855, e la realizzazione di un nuovo edificio che contribuisse a migliorare l’assetto urbanistico della spianata destinata a ospitare l’evento. L’obiettivo era quello di creare un’ampia arteria che, in asse prospettico, mettesse in collegamento il complesso degli Invalides con l’avenue des Champs-Élysées.[1] Una volta definito il piano generale, un decreto del 22 aprile 1896 stabilì l’indizione di un concorso di idee riservato agli architetti francesi, a differenza di quanto era avvenuto per progetti precedenti, come l’Opéra Garnier (1875) o il palazzo del Trocadéro (1878), i cui concorsi avevano avuto carattere internazionale.[2][3]

A seguito di un ampio dibattito che coinvolse gli organizzatori, la stampa e l’opinione pubblica, non si giunse alla designazione di un unico vincitore. Fu quindi costituito un gruppo di quattro architetti incaricati di elaborare un progetto unitario a partire da una sintesi delle rispettive proposte. La direzione generale fu affidata a Charles-Louis Girault, mentre Henri Deglane, Albert Louvet e Albert-Félix-Théophile Thomas assunsero la responsabilità delle diverse sezioni dell’edificio:[4][5]

  • Charles-Louis Girault (Cosne-Cours-sur-Loire, 1851 – Parigi, 1932) fu incaricato della direzione generale dei lavori e supervisionò la redazione definitiva dei progetti architettonici. Parallelamente, fu responsabile anche della gestione del cantiere del Petit Palais, destinato successivamente a diventare il Museo delle Belle Arti della città di Parigi.
  • Henri Deglane (Parigi, 1855 – Parigi, 1931) curò la realizzazione delle navate nord e sud, della navata centrale e della sezione trasversale dell’edificio, denominata «paddock». A lui si devono inoltre le facciate, i fregi, i mosaici decorativi e in particolare l’ingresso principale e il peristilio disposto su entrambi i lati della «nuova avenue», che sarebbe poi divenuta l’avenue Nicolas II e, successivamente, avenue Winston Churchill.
  • Albert-Félix-Théophile Thomas (Marsiglia, 1847 – Parigi, 1907) fu responsabile della costruzione dell’ala ovest, nota come «Palais d’Antin», e dei relativi solai affacciati sull’avenue d’Antin, che in seguito prese il nome di avenue Victor Emmanuel III e infine avenue Franklin Delano Roosevelt.
  • Albert Louvet (Parigi, 1860 – Parigi, 1936) fu autore del progetto della sezione centrale dell’edificio, concepita per raccordare simmetricamente le parti realizzate da Deglane e Thomas. A lui si deve anche il «Salone d’onore». In collaborazione con Deglane, contribuì alla progettazione della grande scala d’onore e alla decorazione della parete di fondo del «paddock».
Il palazzo alla sua inaugurazione nel 1900.
Il Grand Palais in una fotografia di Eugène Trutat scattata nell'ottobre 1900

I lavori di costruzione del Grand Palais ebbero inizio nella primavera del 1897 con la progressiva demolizione del Palais de l’Industrie, completata nel 1899. Le operazioni procedettero secondo un piano di lavoro che prevedeva l'avanzamento indipendente di tre squadre, ciascuna diretta da uno degli architetti coinvolti nel progetto, in base alle rispettive competenze e responsabilità.

Il cantiere impiegò fino a 1.500 operai e si distinse per l’adozione di tecnologie costruttive all’avanguardia per l’epoca: tra queste, spicca in particolar modo l’impiego del cemento armato secondo il sistema brevettato nel 1892 da François Hennebique. L’entità dei mezzi tecnici mobilitati fu considerevole: furono installate vie ferrate per il trasporto dei materiali, macchine a vapore per alimentare le dinamo che azionavano le seghe circolari, un ponte gru per la movimentazione dei grandi blocchi, binari interni al cantiere, capannoni mobili e una rampa d’accesso dalla riva della Senna per lo sbarco delle chiatte cariche di pietra.[6] Un ruolo fondamentale fu svolto dalla società Moisant-Laurent-Savey, specializzata nelle strutture metalliche: essa fu incaricata della costruzione degli elementi metallici lungo i lati dei Champs-Élysées e dell’avenue d’Antin, nonché della carpenteria in ferro e acciaio della grande scala d’onore progettata da Louvet.[5]

Le caratteristiche geologiche del terreno si rivelarono tuttavia complesse: la parte settentrionale, già occupata dal Palais de l’Industrie, risultava solida e strutturalmente affidabile, mentre il lato meridionale, costituito da sedimenti alluvionali della Senna, mostrava scarse capacità meccaniche. Ciò causò un ritardo di otto mesi rispetto al cronoprogramma originale: si rese necessario, infatti, un impegnativo intervento di consolidamento del suolo mediante l'infissione di 3.400 pali in legno di quercia (diametro 25–35 cm), spinti fino a 12 metri di profondità nel substrato calcareo-basaltico. Per la realizzazione delle murature fu adottata la tecnica della doppia parete: uno strato esterno in pietra da taglio, ottenuta da cave dislocate in varie regioni della Francia, e uno strato interno in muratura e malta. A conclusione dei lavori, l’edificio contava così su una struttura composta da circa 8.500 tonnellate di materiale, ovvero 500 tonnellate in più rispetto alla torre Eiffel e 2.000 in meno della stazione di Parigi Orsay.[1] Nonostante ciò, al momento dell’inaugurazione, alcune sezioni interne risultavano ancora incompiute. Il costo complessivo della costruzione ammontò a 24 milioni di franchi dell’epoca. Di questi, 300.000 franchi furono destinati, come ricordato dalla Guida ufficiale dell’Esposizione, ai gruppi scultorei delle quadrighe realizzate dallo scultore Georges Récipon.[5]

Le difficoltà legate alla natura del terreno emersero nuovamente nel 1903, quando Alfred Picard, commissario generale dell’Esposizione, rese pubblico un rapporto che segnalava l’insorgere di problemi strutturali riconducibili all’abbassamento della falda freatica. Tali criticità avrebbero reso necessari numerosi interventi di consolidamento e restauro nel corso del XX secolo, culminati con la grande campagna di restauro iniziata nel 1993.[7]

Inaugurazione

[modifica | modifica wikitesto]
Il presidente della Repubblica Émile Loubet, una delle personalità ad aver assistito all'inaugurazione del palazzo nel 1900.

L’inaugurazione del Grand Palais si svolse con tutta la solennità e la magnificenza proprie della Terza Repubblica francese, in un momento segnato dalle tensioni politiche legate al caso Dreyfus. La cerimonia ebbe luogo il 1º maggio 1900, alla presenza delle più alte autorità dello Stato: il presidente della Repubblica Émile Loubet (1838–1929),[8] il presidente del Consiglio e ministro dell’Interno e della Cultura René Waldeck-Rousseau (1846–1904), il ministro dell’Istruzione pubblica e delle Belle Arti Georges Leygues (1857–1933), il ministro del Commercio, dell’Industria, delle Poste e delle Telecomunicazioni Alexandre Millerand (1859–1943) e Alfred Picard (1844–1913), commissario generale dell’Esposizione Universale di Parigi. Una lapide commemorativa in pietra, posta su uno degli angoli dell’edificio, ricorda ancora oggi l’evento.

Nel corso dell’Esposizione Universale del 1900, il Grand Palais fu destinato a una molteplicità di usi. Al primo piano vennero allestite sale espositive dedicate alle arti pittoriche, mentre la sala d’onore, situata alle spalle della grande scalinata, ospitò concerti e manifestazioni musicali. Inoltre, l’edificio fu adattato anche per eventi ippici: nei sotterranei furono installate scuderie, collegate tramite rampe sospese alle piste da gara situate all’esterno del palazzo.[9]

Saloni ed esposizioni

[modifica | modifica wikitesto]
Il concours Lépine nel 1910

Concepito originariamente come Palazzo delle Belle Arti, con la finalità di ospitare mostre ed eventi dedicati alle espressioni artistiche, il Grand Palais ha progressivamente ampliato nel corso della sua storia la gamma tematica delle proprie attività, estendendosi ben oltre l’ambito esclusivo delle arti visive.

Le sale riservate alle belle arti, in ogni caso, conobbero il loro apice nei primi trent’anni di vita dell’edificio. Tuttavia, con l’avvento del Fronte Popolare nel 1936, queste esposizioni — giudicate da alcuni ambienti come espressioni artistiche riservate a una ristretta élite borghese — iniziarono a perdere progressivamente rilevanza e visibilità. Questo processo culminò nel 1937 con l’istituzione permanente, all’interno del Grand Palais, del Palais de la Découverte (Palazzo della Scoperta), un museo dedicato alla divulgazione delle scienze applicate, promosso dal fisico Jean Perrin in occasione dell’Esposizione Internazionale di quell’anno.

Nel corso del tempo, il Grand Palais ha così ospitato numerosi saloni d’arte, fra i quali si ricordano:

  • Salone degli Artisti Francesi (1901)
  • Salone degli Artisti Indipendenti (1901)
  • Salone della Società Nazionale delle Belle Arti (1901)
  • Salone dell’Orientalismo (1901)
  • Salone dei Pittori, Incisori e Litografi (1901)
  • Salone dell’Unione delle Donne Pittrici e Scultrici (1901)
  • Salone d’Autunno (Salon d’Automne, dal 1903 al 1993)
  • Salone delle Arti Applicate (1925)
  • Salone d’Arte di Parigi (Art Paris, 2006)

Nel secondo dopoguerra, il Grand Palais vide un progressivo spostamento d’interesse dalle esposizioni artistiche verso la celebrazione di saloni tecnici e commerciali, ritenuti all’epoca più redditizi e in sintonia con le esigenze di modernizzazione del paese.

Questi eventi attrassero un vasto pubblico e divennero momenti di forte visibilità per l’industria e la tecnologia francesi. Tuttavia, a partire dagli anni Sessanta, anche queste manifestazioni iniziarono a declinare presso il Grand Palais, sia per motivi logistici, sia per l’emergere di nuove strutture più adatte ad accoglierle. Fu così che numerosi saloni furono trasferiti in sedi alternative, come il Centre des nouvelles industries et technologies (CNIT) presso La Défense o il Parc des Expositions de la Porte de Versailles, meglio attrezzati per ospitare eventi di grandi dimensioni.

Tra i principali saloni tecnici e industriali ospitati al Grand Palais si ricordano:

  • Salone dell’automobile: una delle esposizioni più prestigiose del settore automobilistico, che rese il Grand Palais un punto di riferimento internazionale per l’innovazione nel campo dei trasporti su strada.[10]
  • Salone delle macchine agricole e orticole: dedicato all’agricoltura meccanizzata e alle tecnologie per la produzione agricola, rifletteva le trasformazioni del settore primario nel XX secolo.
  • Esposizione Internazionale della Locomozione Aerea : inizialmente organizzata all’interno del Salone dell’automobile, acquisì autonomia negli anni successivi, assumendo prima il nome di Salone dell’Aeronautica e poi quello di Salone dell’Industria Aeronautica. Nel 1953, l’evento fu trasferito nei padiglioni dell’aeroporto di Le Bourget, dove si sarebbe consolidato come uno dei principali appuntamenti mondiali del settore aerospaziale.

Panoramica generale

[modifica | modifica wikitesto]

Il Grand Palais rappresenta una perfetta sintesi del gusto estetico della Belle Époque, frutto dell’eclettismo proprio dello stile Beaux-Arts parigino. La sua concezione architettonica segna anche l’inizio di una nuova fase nella storia dell’architettura, in cui il committente — artista e tecnico al tempo stesso — assume un ruolo centrale nella definizione dell’opera.

Dal punto di vista stilistico, l’edificio si distingue per il ritorno all’impiego della pietra scolpita e riccamente decorata, in netta contrapposizione con l’estetica più industriale di altri edifici coevi realizzati prevalentemente in ferro e acciaio (si pensi alla torre Eiffel, pura celebrazione della tecnica). Questo contrasto fu sottolineato anche dallo scrittore Paul Morand, che ne colse il valore simbolico come ultimo grande esempio di un’epoca ormai al tramonto.

Inoltre, il Grand Palais si configura come una delle ultime grandi architetture concepite prima dell’avvento dell’elettricità, quando la progettazione degli spazi espositivi dipendeva ancora in larga misura dalla luce naturale. In tal senso, le ampie strutture vetrate, ispirate al celebre Crystal Palace realizzato da Joseph Paxton per la Grande Esposizione di Londra del 1851, rispondevano all’esigenza funzionale di garantire una diffusione ottimale della luce all’interno dell’edificio, elemento fondamentale per le finalità artistiche e culturali a cui era destinato.

Le navate e la copertura

[modifica | modifica wikitesto]
Dettaglio della struttura metallica e della vetrata della cupola
Dettaglio della scala d'onore del palazzo in stile art nouveau

La navata centrale del Grand Palais, lunga circa 240 metri, è sormontata da un'imponente copertura in acciaio e vetro, che costituisce uno degli elementi più spettacolari e innovativi dell’intera struttura. Questo vasto spazio è illuminato da una grande vetrata e culmina in una volta a botte, la quale è ribassata nelle navate nord, sud e nella navata trasversale, mentre si eleva maestosamente nella cupola centrale, il cui peso complessivo, assieme alla volta, raggiunge le 8.500 tonnellate.[1][11] La copertura si innalza fino a 45 metri, toccando i 60 metri all’apice del lanternino, che ne rappresenta il punto culminante.

In origine, l'organizzazione spaziale e funzionale dell’edificio era pensata secondo un asse est-ovest, attorno al quale si articolavano i principali ambienti. La comunicazione tra la grande navata e le altre parti del complesso, come il salone d’onore e l’ala centrale, avveniva attraverso una monumentale scala in ferro, ispirata al classicismo ma arricchita da elementi decorativi di gusto modernista. L’installazione permanente del Palais de la Découverte a partire dal 1937, nei locali originariamente occupati dal Palais d’Antin, modificò sensibilmente la distribuzione dei percorsi interni. Questa trasformazione comportò la chiusura e l’inutilizzo di una delle principali direttrici di accesso, compromettendo anche la funzionalità decorativa dell’atrio d’onore, la cui scenografica apertura verso l’esterno venne murata, lasciando la parete cieca. I padiglioni del Grand Palais sono oggi coperti da una struttura metallica dipinta di verde, che funge da intelaiatura per gli ampi pannelli in vetro laminato.

La facciata principale, aperta in perfetta simmetria sull’avenue antistante, è caratterizzata da un imponente colonnato o peristilio, opera di Henri Deglane, ispirato a quello realizzato da Claude Perrault per il Louvre ai tempi di Luigi XIV. Il colonnato è decorato con intagli di rami di rovere e alloro e intervallato da gruppi scultorei alla base, che richiamano le arti greche, romane, fenicie e rinascimentali. Tuttavia, alcuni critici osservano che questa decorazione risulti in parte nascosta, similmente a quanto avviene nella stazione d’Orsay, costruita da Victor Laloux per la medesima Esposizione Universale, a causa dell’innovativa struttura metallica che domina la facciata. Dietro le aperture, separate da doppie colonne e situate vicino alla porta centrale, si trovano quattro sculture che rappresentano le figure idealizzate delle arti dell’Architettura, della Pittura, della Scultura e della Musica.[12]

I fregi esterni, progettati da Édouard Fournier (Les Grandes Époques de l’Art) e Joseph Blanc (L’Histoire de l’Art), formano un vasto mosaico lungo circa settantacinque metri, realizzato secondo tecniche tradizionali. Questo lungo fregio presenta una fascia dai colori vivaci impreziosita dall’oro, che riproduce scene rappresentative delle grandi civiltà della storia così come immaginate alla fine del XIX secolo: si susseguono così l’Egitto e la Mesopotamia, l’antica Roma di Cesare Augusto, la Grecia del secolo di Pericle, il Rinascimento italiano e la Francia medievale, fino all’Europa industriale e a quella delle arti classiche e barocche.[13]

Anche le civiltà più lontane, come le antiche colonie, sono celebrate in questi fregi: l’Africa mediterranea e subsahariana, l’Oriente e il subcontinente indiano, il Sud-Est asiatico e l’Indocina con i templi di Angkor, la Conincina e i paesaggi annamiti vicino alla città di Huế, e l’Estremo Oriente con rappresentazioni della Cina e del Giappone, allora molto apprezzati grazie al recente entusiasmo di pittori impressionisti e scrittori. Non mancano inoltre evocazioni dedicate all’America.[13]

Lo stesso argomento in dettaglio: Quadrighe del Grand Palais.
L'Immortalité devançant le Temps
L'Harmonie triomphant de la Discorde

La balaustra principale dell'edificio, concepita per guidare lo sguardo verso l’ingresso, ospita due monumentali gruppi scultorei realizzati dall’artista Georges Récipon. Queste sculture, realizzate in bronzo e collocate a trenta metri d’altezza, coronano gli ingressi e le facciate nord-est e sud-est dell’edificio, rappresentando due temi allegorici sotto forma di quadrighe:[14]

  • Accanto agli Champs-Élysées: L’Immortalité devançant le Temps («L’Immortalità che precede il Tempo»).
  • Accanto alla Senna: L’Harmonie triomphant de la Discorde («L’Armonia che trionfa sulla Discordia»).

Le fondamenta del Grand Palais si compongono di circa 8.900 metri quadrati di muri armati realizzati con circa 6.600 metri cubi di cemento, a cui si aggiungono 2.000 puntoni in cemento, per un totale di circa 10.000 tonnellate di materiale cementizio.[15]

La navata centrale si estende per 200 metri in lunghezza, con una larghezza che varia da 50 metri fino a 100 metri all’ingresso principale. L’altezza raggiunge i 35 metri sotto la struttura metallica, 45 metri sotto la cupola e 60 metri sotto il lanternino, coprendo una superficie totale di circa 13.500 metri quadrati.[1]

La struttura metallica superiore della navata centrale pesa complessivamente 6.000 tonnellate di acciaio, di cui 600 tonnellate sono state sostituite durante la prima fase dei lavori di restauro; considerando anche le altre navate, il peso totale della struttura metallica raggiunge le 8.500 tonnellate. Nel corso degli interventi sono stati sostituiti circa 15.000 chiodi, mentre la superficie verniciata si estende per 110.000 metri quadrati con un consumo di 60 tonnellate di vernice, applicata in tre mani.[15]

Le vetrate della navata centrale occupano una superficie di 13.500 metri quadrati, con un peso complessivo di 280 tonnellate di vetro, mentre considerando anche le vetrate laterali, la superficie totale sostituita arriva a 16.000 metri quadrati con un peso aggiuntivo di 65 tonnellate. Tra le opere di sostituzione effettuate, infine, vi sono 750 metri di grondaie in piombo e 110 metri di grondaie in zinco, 1.200 metri di ornamenti in zinco stampato e 5.200 metri quadrati di piccoli terrazzi in zinco.[15]

  1. ^ a b c d (FR) Établissement public de maîtrise d'ouvrage des travaux culturels:Un peu d'histoire sur Le Grand Palais (PDF), su emoc.fr, Dossier del Emoc, pp. 12-16. URL consultato il 21 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 19 dicembre 2006).
  2. ^ (EN) Concurs d'idees i arquitectes, su lib.umd.edu, Sesan Iwarere. URL consultato il 21 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 17 marzo 2007).
  3. ^ (FR) Le projet de l'Exposition de 1900, su grandpalais.fr, Grandpalais. URL consultato il 21 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 7 giugno 2011).
  4. ^ (FR) Des concours décisifs, su grandpalais.fr, Grandpalais. URL consultato il 21 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 9 giugno 2011).
  5. ^ a b c (FR) H. Lapauze, Max de Nansouty, A. da Cunha, H. Jarzuel, G. Vitoux, L. Guillet, Le guide de l'Exposition de 1900, Parigi, E. Flammarion, 1900, pp. 53-54. URL consultato il 21 giugno 2011.
  6. ^ (FR) Alain-Charles Perrot, Conférence de l'Université de tous les savoirs donnée le 21 octobre 2004: Construction et rénovation du Grand-Palais (PDF), su download.sfrs.fr. URL consultato il 21 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 28 settembre 2007).
  7. ^ (FR) Restauration du Grand Palais des Champs-Elysées, in Emoc. URL consultato il 21 giugno 2011 (archiviato dall'url originale l'11 giugno 2007).
  8. ^ (FR) L'ouverture de l'Exposition universelle de 1900, su grandpalais.fr. URL consultato il 21 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 12 giugno 2011).
  9. ^ (FR) Les concours hippiques (1901 - 1957), in Grandpalais. URL consultato il 21 giugno 2011.
  10. ^ (ES) Historia del Salón del automóvil, in El Mundo. URL consultato il 22 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 10 marzo 2008).
  11. ^ (ES) “Renacimiento” del Grand Palais de París, in France-Diplomatie. URL consultato il 25 giugno 2011.
  12. ^ (EN) Sesan Iwarere, Paris 1900:Grand Palais, su digital.lib.umd.edu. URL consultato il 22 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 15 aprile 2012).
  13. ^ a b (FR) Le Grand Palais à Paris, la réhabilitation est en cours, su aquadesign.be. URL consultato il 23 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 12 aprile 2009).
  14. ^ (FR) Les quadriges, su grandpalais.fr. URL consultato il 23 giugno 2011.
  15. ^ a b c (FR) Renaud Donnedieu de Vabres, Réouverture de la nef du Grand Palais (PDF), in Ministère de la culture et de la communication, 2005. URL consultato il 24 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 22 novembre 2008).

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]
Controllo di autoritàVIAF (EN305991420 · ISNI (EN0000 0001 2321 7198 · LCCN (ENn83071365 · GND (DE4355615-2 · J9U (ENHE987007594398705171