Giacinto Ferrero

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Giacinto Ferrero (Torino, 19 giugno 1862Torino, 1922) è stato un generale italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Militare di carriera, allo scoppio della prima guerra mondiale era Maggior generale e fu dislocato sul fronte dolomitico al comando delle brigate "Spezia" e "Perugia". Fece parte nel dicembre 1915 del Corpo di spedizione italiano in Albania: una brigata al suo comando occupò la roccaforte di Durazzo, ma dovette evacuarla nel febbraio 1916 via mare[1]. Tornato in Italia e promosso tenente generale, fu posto al comando della brigata di fanteria "Palermo" e poi della "Cagliari". Dopo aver sistemato la difesa sul Tagliamento[2], tornò in Albania nel dicembre e assunse il comando dell'armata italiana.

Il 3 giugno 1917, in occasione dell'anniversario dello Statuto albertino, emanò il cosiddetto "proclama di Argirocastro", autorizzato da Sidney Sonnino, con cui si assicurava l'indipendenza albanese sotto protettorato italiano[3]. Nel luglio 1918 fu nominato Grande ufficiale dell'Ordine militare di Savoia. Nel settembre 1919 era al comando delle truppe italiane che avrebbero dovuto impedire l'ingresso di Gabriele D'Annunzio a Fiume[4].

Nella letteratura[modifica | modifica wikitesto]

Le sue gesta sull'altipiano di Asiago ispirarono il soldato e scrittore Emilio Lussu, che nel suo libro Un anno sull'Altipiano tratteggiò così uno dei personaggi più fanatici ed odiati dai soldati, il generale Leone.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Grande ufficiale dell'Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
Ufficiale dell'Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]