Garsenda di Guascogna

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Garsenda o Gersenda (... – dopo il 972), per il matrimonio con Raimondo Ponzio I di Tolosa, divenne contessa di Tolosa, duchessa di Settimania, contessa di Nîmes e contessa d'Albi, duchessa d'Aquitania e contessa d'Alvernia.

Origine[modifica | modifica wikitesto]

Figlia del duca di Guascogna Garcia II[1] e di Amuna[2], figlia del conte Guglielmo I di Bordeaux. Garcia II era il figlio primogenito del duca di Guascogna Sancho III Mitarra o Menditarrat[3] e di Quisilo di Guascogna[2], figlia del conte García di Bueil. Secondo altre fonti sarebbe nipote di Sancho III Mitarra o Menditarrat, in quanto figlio di Sancho Sanchez (figlio di Sancho III)[4] e di Andregoto di Navarra[2].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Garsenda, prima del 936, fu data in moglie al conte di Tolosa, duca di Settimania, conte di Nîmes e conte d'Albi, duca d'Aquitania e Conte d'Alvernia, Raimondo Ponzio I, infatti, nel novembre del 936, Raimondo Ponzio fece una donazione all'abbazia di Saint-Pons-de-Thomières, assieme alla moglie Garsenda (Pontius…comes Tolosanus, primarchio et dux Aquitanorum et uxor mea Garsindis)[5]. Il matrimonio viene confermato anche dai Textos navarros del Codice de Roda[6]. Raimondo Ponzio I era l'unico figlio del conte d'Albi e di Nîmes, conte di Tolosa e duca di Settimania, Raimondo II († circa 924) e della moglie (come risulta sia dal documento nº 52 dell'Histoire Générale de Languedoc, Preuves, Tome V, in cui è citata, come contessa in una donazione alla cattedrale di Narbona[7], sia nelle Europäische Stammtafeln[8], vol II, 68 (non consultate)[9]), Guinidilda[5] († dopo il 923), figlia del conte di Barcellona, Goffredo il Villoso (circa 840-897) e di Guinidilda che, secondo la storica Alison Weir era figlia di Baldovino I delle Fiandre[10], mentre altri dicono fosse figlia di Mirò I conte di Rossiglione.

Nel corso del 937, Garsenda, assieme al marito, aveva fatto altre due donazioni, una a gennaio[11], ed un'altra alcuni mesi dopo[12].

Nel 940, Raimondo Ponzio e Garsenda (Domni Pontii ducis Aquitanorum et comitis Tolosani, Guarsindis uxoris eius) controfirmarono una donazione dei vescovi di Narbona e di Béziers all'abbazia di Saint-Pons-de-Thomières[13].

Garsenda viene citata, come vedova in un documento del 969, In quanto il marito, Raimondo Ponzio, viene indicato come già deceduto[14].

Gersenda, nel 972, sottoscrisse una donazione fatta dal figlio, Raimondo[15].
Poi nel luglio di quello stesso anno, Garsenda fece una donazione per l'anima del marito, Raimondo Ponzio[16].

Non si conosce la data esatta della morte di Garsenda, ma si conosce il suo testamento redatto, nel corso del 972[17].

Figli[modifica | modifica wikitesto]

Garsenda a Raimondo Ponzio diede due figli:

  • Raimondo III[6] (?-978), conte di Tolosa, duca di Settimania, conte di Nîmes e d'Albi.
  • Letgarda di Tolosa (?-?), che ebbe un figlio Amelio che è citato nel testamento di Garsenda[17].

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Fonti primarie[modifica | modifica wikitesto]

Letteratura storiografica[modifica | modifica wikitesto]

  • René Poupardin, I regni carolingi (840-918), in «Storia del mondo medievale», vol. II, 1999, pp. 583–635.
  • Louis Alphen, Francia: Gli ultimi Carolingi e l'ascesa di Ugo Capeto (888-987), in "Storia del mondo medievale", vol. II, 1999, pp. 636–661
  • (ES) Textos navarros del Codice de Roda.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]