Gaio Calpurnio Pisone (console 41)

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Gaio Calpurnio Pisone
Console dell'Impero romano
Nome originaleGaius Calpurnius Piso
Morte65
ConiugeLivia Orestilla
GensCalpurnia
Consolato41 (suffectus)

Gaio Calpurnio Pisone (in latino Gaius Calpurnius Piso; ... – 65) è stato un politico romano, capo della fallita congiura organizzata nel 65 ai danni dell'imperatore Nerone.

Gioventù e carattere[modifica | modifica wikitesto]

Pisone, membro della gens Calpurnia, ereditò dal padre, per noi sconosciuto, una buona rete di rapporti con diverse famiglie romane altolocate, mentre la madre gli lasciò notevoli ricchezze,[1] che condivise con numerose persone di ogni classe. Tra gli interessi di Pisone c'erano la tragedia, la poesia e la dama. Possedeva anche una Villa a Baia, una località della costa campana molto in voga tra i Romani.[2]

Pisone era alto, di bell'aspetto, affabile ed un ottimo oratore, anche se ci furono molti dubbi sulla sua moralità. Secondo Tacito egli difese in processi i suoi protetti, anche se colpevoli, ed amava molto ostentare la propria ricchezza.[1] Nel 37 Caligola lo bandì da Roma e ne prese la moglie, Livia Orestilla, che aveva sposato lo stesso giorno, accusandolo di adulterio.[3] Pisone tornò poi a Roma un anno dopo l'assassinio di Caligola.

Congiura e morte[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Congiura di Pisone.

Nel 41 Claudio lo richiamò a Roma e lo nominò console assieme a se stesso.[4] Pisone diventò così un potente senatore all'epoca del successivo imperatore Nerone, che progettò in segreto di spodestare nel 65.

Pisone sfruttò l'impopolarità di Nerone per ottenere il consenso del popolo, e già nel 62 aveva contattato i più influenti cittadini dell'epoca per saggiare il terreno.[5] Nel 64 Roma fu sconvolta da un incendio, e le persecuzioni contro i Cristiani convinsero diverse persone a seguirlo e a organizzare una congiura.

Il 19 aprile 65, tuttavia, Pisone fu tradito dal liberto di Flavio Scevinio, Milichio, che lo denunciò a Nerone.[5] I cospiratori vennero arrestati: diciannove vennero giustiziati e tredici esiliati,[5] mentre a Pisone venne dato l'ordine di uccidersi.

Pisone è forse il personaggio chiamato Melibeo da Tito Calpurnio Siculo, come dimostrerebbe anche un'altra opera, il De laude Pisonis, che però non è di sua sicura attribuzione.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Bunson, Matthew. "Piso, Gaius Calpurnicus." Encyclopedia of the Roman Empire. New York: Facts on File, 1994
  2. ^ Rogers, Robert Samuel. "Heirs and Rivals to Nero." Transactions and Proceedings of the American Philogical Association, Vol. 86. 1955, pp. 190-212
  3. ^ Hazel, John. "Piso, 1." Who's Who in the Roman World. London: Routledge, 2001.
  4. ^ The Cambridge Ancient History. Vol. 5, VII ed. London: Cambridge University Press, 1970-2007.
  5. ^ a b c Bunson, Matthew. "Pisonian Conspiracy." Encyclopedia of the Roman Empire. New York: Facts on File, 1994.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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