Furra

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Furra (o Fura; fl. XIV-XV secolo) è stata una regina (nigista) della regione di Sidama, nel sud dell'Etiopia. Secondo la tradizione orale governò per circa sette anni nel XIV o nel XV secolo, incoraggiando le donne e opprimendo gli uomini, in particolare quelli calvi, vecchi e bassi. Il suo regno terminò quando gli uomini con l'inganno la fecero salire su un destriero selvaggio, che la fece a pezzi. I luoghi di Sidama prendono ancora il nome dalle sue parti del corpo, che sono state disperse in quest'ultima cavalcata.

Non ci sono documenti scritti riguardo al suo periodo infantile, quindi la sua storia si basa sulla tradizione orale, secondo la quale sarebbe nata intorno al XIV o al XV secolo a Sidama.[1] Alcune teorie tuttavia sostengono che provenisse da Hawella Gadire, Yanassie, Kusaye o Sawolla. Essendo la prima figlia di una prima moglie, godette di un certo status e di privilegi. Alcuni racconti dicono che sposò il potente capo Dingama Koyya, il quale eresse steli di pietra e statue che esistono ancora oggi.[2][3] Per via del grande potere esercitato, sia suo marito che suo figlio furono uccisi, cosicché Furra salì al trono. Altri versioni riportano che avesse una figlia di nome Laango.[1]

Furra presiedette un'amministrazione matriarcale e fu definita la "regina delle donne" (mentu biilo) anziché "regina di Sidama" per via del suo sostegno a esse.[1] Era considerata saggia e sconsigliava alle donne di sottomettersi agli uomini,[4] bensì di coprire le parti intime e di prendersi cura della propria bellezza.[5] Dopo aver osservato la codardia maschile in battaglia, relegò gli uomini a doveri umili, mentre addestrò le donne ai combattimenti[1][5] affidando a loro compiti impossibili, come raccogliere l'acqua con un setaccio.[6]

Perseguitò gli uomini, in particolare quelli calvi, vecchi o bassi.[1][5] I vecchi vennero presi di mira per via del rispetto che godevano, il ché permetteva loro di contrastarla efficacemente.[7] Il suo regno durò per circa sette anni, fino a quando chiese un destriero veloce che la portasse in tutto il regno e in battaglia. Gli uomini così catturarono un animale selvatico e legarono la regina ad esso. Secondo la leggenda, una volta caduta le sue parti del corpo si dispersero in luoghi diversi che ora prendono il loro nome:[1] Anga (mano), Leka (gamba) e Oun (testa).[6]

Nella cultura di massa

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La sua storia resta una leggenda popolare della cultura orale del popolo Sidama. Il Centro culturale Sidama di Auasa costruito nel 1984, ha un murale della regina Fura.[8] In suo nome venne fondato un college nel 1996 a Irgalem, ma nel 2011 tuttavia ne venne revocata l'intitolazione.[4][9] Nel 2016 Teshome Birhanu ha pubblicato un libro in amarico intitolato Nigist Fura che la celebra come una monarca visionaria.[10]

  1. ^ a b c d e f Seyoum Hameso, The Furra Legend in Sidama Traditions (PDF), in The Oromo Commentary, VII, n. 2, 1997.
  2. ^ Markos Tekle Rike, State-Society Relations and Traditional Modes of Governance in Ethiopia: A Case Study of Sidama (PDF), Addis Ababa University, 2014.
  3. ^ (EN) Markos Tekle Rike, State-Society Relations and Traditional Modes of Governance in Ethiopia: A Case Study of Sidama (PDF), su etd.aau.edu.et, Addis Ababa University, 2014.
  4. ^ a b Altaye, The famous Queen Furra of Sidama, Ethiopia, in Ethiopian News Forum, 4 gennaio 2015.
  5. ^ a b c Abebe Kebede, Queen Fura, in Elizabeth Laird (a cura di), Ethiopian Folktales, 1997.
  6. ^ a b Elizabeth Laird, The Lure of the Honey Bird : the storytellers of Ethiopia, Edinburgh, Birlinn, 2013, p. 121, ISBN 9781846972461.
  7. ^ Alain Ekenge, Queen of Sidama who subdued men (Fura), in Discover Sidama, Sidama Zone Trade and Industry Bureau, 17 agosto 2009, p. 31.
  8. ^ Ermias Kifle Gedecho, Urban Tourism Potential of Hawassa City, Ethiopia, in American Journal of Tourism Research, vol. 4, n. 1, 2015, p. 35, DOI:10.11634/216837861504647, ISSN 2168-3794 (WC · ACNP).
  9. ^ Yonas Abiye, Ethiopian Agency Shuts Down Five Colleges, Puts on Probation 13 Others, in Ethiopian News, Entertainment & Business Information Network, 7 settembre 2011.
  10. ^ Teshome Birhanu, Queen Fura, Africa World Press, 2016, ISBN 9781569024669.

Voci correlate

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