Franco Fontana (partigiano)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Franco Fontana (Camugnano, 17 marzo 1929Bologna, 10 luglio 2024) è stato un partigiano italiano, staffetta della Brigata Stella Rossa e testimone degli eccidi dell'Appennino Emiliano del settembre-ottobre 1944 (Strage di Marzabotto).

Cresciuto a Lagaro, dopo lo scoppio della Seconda guerra mondiale si trasferì con la famiglia nei pressi di Vado di Monzuno[1]. Nel 1944, grazie al suo lavoro di fattorino per la ditta Stiem di Bologna, venne incaricato dai vertici della Brigata Stella Rossa, guidata da Mario Musolesi (il Lupo) e di cui faceva parte il fratello maggiore Sergio, di fungere da collegamento tra il capoluogo e le formazioni operanti nella montagna[2].

Dopo una serie di missioni, la mattina del 29 settembre, con i tedeschi che avevano appena avviato le operazioni di rastrellamento che avrebbero portato alla Strage di Marzabotto, salvò il fratello e un altro partigiano gravemente feriti in uno scontro a fuoco. Fontana riuscì a trasportare i due fino a un rifugio oltre il fiume Setta, guadato a fatica dopo molte ore di cammino, e sopravvisse in tal modo agli eccidi compiuti dai tedeschi fino al 5 ottobre[3].

Giunte in paese le truppe Alleate (9 ottobre), con i genitori e gli altri civili superstiti venne trasferito a Firenze, Castiglion Fiorentino, Santa Maria degli Angeli e infine al campo profughi allestito a Cinecittà[4].

A Vado, dove rientrò dopo la fine della guerra, Fontana ritrovò il fratello Sergio; il 13 maggio tornò a casa anche un altro fratello, Walter, che era stato deportato a Dachau dopo essere stato catturato dai tedeschi sul fronte jugoslavo[5].

Lo stesso giorno, tuttavia, il camion alleato che conduceva a Vado il resto della famiglia Fontana ebbe un incidente stradale in cui morirono il fratello minore Dario ed entrambi i genitori[6]. Solo alcune settimane dopo il fratello Sergio si tolse la vita dopo essere rimasto gravemente mutilato da una mina[7].

Da allora, Franco Fontana fu testimone instancabile delle atrocità della seconda guerra mondiale e degli eccidi di Marzabotto, e fino all'ultimo collaborò con la Scuola di Pace di Monte Sole[8][9]. La sua esperienza è narrata nel volume La staffetta. Le guerre non finiscono mai (2007).[10][11]

  1. ^ Franco Fontana, La Staffetta. Le guerre non finiscono mai, Bologna, Oltre i Portici, 2007. IVª ristampa, settembre 2010. Pag. 13.
  2. ^ Fontana, La Staffetta, cit., pp. 31-32.
  3. ^ Fontana, La Staffetta, cit., pp. 52-56.
  4. ^ Fontana, La Staffetta, cit., pag. 73.
  5. ^ Fontana, La Staffetta, cit., pp. 77-78.
  6. ^ Fontana, La Staffetta, cit., pag. 81.
  7. ^ Fontana, La Staffetta, cit., pp. 85-86.
  8. ^ Scuola di Pace di Monte Sole
  9. ^ Fontana, La Staffetta, cit., pag. 90.
  10. ^ Linea Gotica - Officina della Memoria, I testimoni di Monte Sole Archiviato il 25 novembre 2011 in Internet Archive.
  11. ^ La staffetta Partigiana – pagine di Franco Fontana, su Oltre i Portici. URL consultato il 16 luglio 2023 (archiviato dall'url originale il 6 settembre 2012).
  • Franco Fontana, La Staffetta. Le guerre non finiscono mai, Bologna, Oltre i Portici, 2007. IVª ristampa, settembre 2010. ISBN 978-88-902765-1-4.

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]
  Portale Biografie: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di biografie