Erik Blomberg (scrittore)

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Erik Blomberg

Erik Blomberg, nome completo Erik Axel Blomberg (Stoccolma, 17 agosto 1894Stoccolma, 8 aprile 1965), è stato un poeta, scrittore e critico letterario svedese.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Erik Blomberg nacque a Stoccolma il 17 agosto 1894, in una famiglia borghese.[1][2]

Dopo essersi diplomato al ginnasio nel 1912, frequentò l'Università di Uppsala, dove ottenne la laurea in storia dell'arte nel 1919.[1]

Successivamente, collaborò come critico d'arte con i giornali Stockholms-Tidningen 1920-1926, Stockholms Dagblad 1926-1927 e come critico letterario per Social-Demokraten 1930-1939.[1][3]

La sua produzione lirica si caratterizzò dalla qualità piuttosto che dalla quantità.[1] Blomberg si dimostrò un poeta esigente, meticoloso, coscienzioso e quindi lavorava lungamente alle sue opere prima di pubblicarle.[1] Tra una stampa di collezioni originali e un'altra si dedicò alla traduzione di poesie straniere.[1]

Come traduttore, Blomberg si occupò delle opere poetiche francesi (Charles Baudelaire), inglesi (William Shakespeare, Robert Burns, John Keats, William Blake, William Butler Yeats, Thomas Stearns Eliot), tedesche e cinesi.[1][4]

Nel 1960 ricevette il Premio alla traduzione dell'Accademia svedese.[1]

Blomberg risultò una delle personalità più problematiche della letteratura scandinava:[2] ai suoi esordì evidenziò un'intensa spiritualità panteistica, con alcuni elementi spinoziani, come dimostrarono i Canti della solitudine (Ensamhetens sånger, 1918), L'uomo e il Dio (Människan och guden, 1919), La terra (Jorden, 1920) e Il Dio prigioniero (Den fångne guden, 1927).[2]

Sempre più seguace, politicamente, del marxismo,[5]aderì alla corrente de Le Groupe Clarté, guidata dall'attivista politico francese Henri Barbusse.[2] Secondo Blomberg, uno dei compiti principali dello scrittore era di rappresentare la realtà dei lavoratori, le contraddizioni sociali e politiche nella società.[5]

Come critico letterario, Blomberg elogiò gli scrittori della scuola proletaria, come Jan Fridegård, Ivar Lo-Johansson e Vilhelm Moberg, e allo stesso tempo, fu critico del modernismo letterario.[5]

Il suo poema Gravskrift (Epitaffio) fu scritto in seguito alle sparatorie di Ådalen nel 1931, quando cinque persone furono uccise dopo che le forze armate aprirono il fuoco contro una manifestazione di lavoratori scioperanti.[5] Il poema è inciso nella lapide delle cinque vittime e divenne uno dei più famosi poemi politici svedesi.[5]

Dopo un silenzio di dodici anni, pubblicò la raccolta Gli occhi della notte (Nattens ögon, 1943), nella quale si allontanò dalla ricerca religiosa, esprimendo invece un'angoscia per la situazione internazionale illuminata dall'ispirazione sociale.[2]

Lo stile concentrato e aforistico caratterizzò anche la sua ultima raccolta, intitolata Occhi, apritevi (Öppna er, ögon, 1962), in cui il pessimismo venne edulcorato da una più serena visione della vita.[2]

Come critico d'arte, la sua monografia più significativa fu quella dedicata al pittore svedese Ernst Josephson (1959).[2]

Blomberg morì a Stoccolma l'8 aprile 1965 e fu sepolto a Skogskyrkogården.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • Canti della solitudine (Ensamhetens sånger, 1918);
  • L'uomo e il Dio (Människan och guden, 1919);
  • La terra (Jorden, 1920);
  • Il Dio prigioniero (Den fångne guden, 1927);
  • Gravskrift (Epitaffio, 1931);
  • Gli occhi della notte (Nattens ögon, 1943);
  • Occhi, apritevi (Öppna er, ögon, 1962).

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h (SV) Erik Blomberg, su litteraturbanken.se. URL consultato il 12 giugno 2019.
  2. ^ a b c d e f g Erik Blomberg, in le muse, II, Novara, De Agostini, 1964, p. 299.
  3. ^ (EN) A Cultural History of the Avant-Garde in the Nordic Countries 1925-1950, su books.google.it. URL consultato il 12 giugno 2019.
  4. ^ (EN) The International Reception of Emily Dickinson, su books.google.it. URL consultato il 12 giugno 2019.
  5. ^ a b c d e (SV) Åtta rader som vi inte glömmer, su aftonbladet.se. URL consultato il 12 giugno 2019.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Ingemar Algulin, A History of Swedish Literature, Swedish Institute, 1989.
  • (SV) Alrik Gustafson, Svenska litteraturens historia, Stoccolma, 1963.
  • (SV) Göran Högg, Den svenska litteraturhistorian, Borås, Centraltryckeriet AB, 1996.
  • (FI) Yrjö Kilpinen, 27 [i.e. Tjugusju] sånger till dikter av Erik Blomberg, Helsinki, R.E. Westerlund, 1967.
  • (SV) D. H. Lawrence, Blommor och människor, Stoccolma, FIB:s lyrikklubb, 1957.
  • (SV) Jan Stenkvist, Den nya livskänslan : en studie i Erik Blombergs författarskap till och med 1924, Stoccolma, Norstedt, 1968.
  • (SV) Victor Svanberg, Erik Blomberg femtio år., Stoccolma, 1944.
  • (SV) Eugène Napoleon Tigerstedt, Svensk litteraturhistoria, Solna, Tryckindustri AB, 1971.
  • (SV) Håkan Wikell, Var inte rädd för mörkret : en förteckning över tonsatta Erik Blomberg-dikter med notexempel, Borås, Högskolan i Borås, Institutionen Bibliotekshögskolan, 1997.
  • (SV) Margareta Zetterström, Erik Blomberg : en kämpande intellektuell, Stoccolma, Gidlund, 1977.
  • (SV) Margareta Zetterström e Erik Blomberg, Hur är kriget möjligt? och andra politiska artiklar, Stoccolma, Kulturfront, 1979.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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