Discussione:Dolmen

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Testo spostato dalla voce perché parla di un contesto particolare e la presenza solo di uno dei tanti contesti induce a credere che sia l'unico. Da valutarne lo spostamento in altra pagina dopo lo sfrondamento dalle note personalistiche. MM (msg) 02:10, 22 giu 2007 (CEST)[rispondi]


Questa connotazione di monumento funerario e' ancor più evidente in uno degli ultimi, in ordine di tempo, dolmen scoperti nella campagna pugliese, per la precisione nell'agro della cittadina costiera di Giovinazzo lungo la strada interna che la collega ai comuni dell'entroterra Bitonto e Terlizzi.

Scoperto in maniera del tutto casuale negli anni '80, mentre una ruspa stava estirpando un albero di fico cresciuto su un cumulo che si pensava fosse di semplici pietre derivanti da un antico spietramento e messe lì alla rinfusa, è senz'altro il più grande e di gran lunga meglio conservato dei dolmen pugliesi conosciuti a tutt'oggi (2007). Esso consta di una ampia camera funeraria cui si accede da due lunghi e stretti corridoi laterali (uno dei quali quasi completamente distrutto). Dalla tipologia di reperti in esso rinvenuti, si evince che il luogo, oltre ad essere stato depredato in epoche diverse di tutte le suppellettili che molto presumibilmente erano a corredo dei primitivi destinatari, era stato adibito a sepoltura ripetutivamente, anche in epoche abbastanza lontane tra di loro, le ultime risalenti al tardo medioevo.

Altri dolmen che vedono la luce del sole in Puglia si trovano per lo più nel territorio di Bisceglie, comune in provincia di Bari, e sono il molto più famoso (ma molto meno strutturato) dolmen della Chianca ed il (non lontano da questo) dolmen Frisari (anche questo poco più che un "cumulo di pietre") affacciato sul versante sinistro della cosiddetta Lama dell'Aglio, il cui bordo dista poche centinaia di metri dal sito stesso, quasi a volere che il (o i) defunto(i) continuasse anche oltre la vita terrena ad "ammirare" quel paesaggio che tanto caro gli era stato, probabilmente, in vita!

Anche il territorio leccese annovera alcuni esempi di tali antichi monumenti funerari, come quelli Placa e Gurgulante, superstiti, insieme ad altre testimonianze megalitiche, nel comune di Melendugno (Le).


Rielaborazione[modifica wikitesto]

Ho incrementato la voce con una parziale traduzione dalla wikipedia francese. Rimane da completare (con adattamenti) la traduzione francese e da scrivere la sezione sulle localizzazioni in Italia--Filos96 01:12, 13 ott 2007 (CEST)[rispondi]

L'erronea attribuzione a Celti e Bretoni[modifica wikitesto]

Nella voce sta scritto: Questo riutilizzo da parte di popolazioni, come i Celti, di molto successive, ha indotto in errore i primi entusiasti ricercatori del XVIII e XIV secolo che furono portati ad attribuire sistematicamente la loro costruzione ai Celti e ai Bretoni.

In proposito sarebbe il caso di specificare che secondo la Teoria della continuità dal Paleolitico (TdC) di Mario Alinei, i Celti non sono quella popolazione che la Teoria indoeuropea tradizionale fa giungere dall'est europeo (Colin Renfrew, Maria Gimbutas e altri) nei primi tre millenni avanti Cristo, ma sono l'evoluzione degli autoctoni che fin dal mesolitico, del dopo glaciazione (forse anche da prima, data la particolarità del clima atlantico lungo le coste europee anche durante l'ultima glaciazione), occupano queste terre. Per la Teoria della continuità, i migranti venuti dall'est con i cavalli (e caratterizzati dai kurgan) sono di etnia, cultura e lingua turcica, uralico, altaica e non indoeuropea, poichè per la TdC gli indoeuropei sono gli autoctoni. Se c'è qualcosa di erroneo forse è la teoria tradizionale che è del tutto scollegata dalle evidenze archeologiche, secondo le quali è oramai certa (per gran parte dei migliori archeologhi mondiali) una continuità etno-culturale dal Paleolitico.--Paolo Sarpi II (msg) 08:57, 21 set 2008 (CEST)[rispondi]

Testo spostato dalla pagina (si prega di reintrodurre solo nel caso siano notizie pubblicate su riviste scientifiche)


Architetture dolmeniche sono riscontrabili anche in Sicilia, maggiormente concentrate nell'area orientale dell'isola dove l'archeologo Salvatore Piccolo ne ha scoperti tre ubicati nelle zone del nisseno, del ragusano e del siracusano. Il primo, con un impianto tipicamente a camera, sorge a "Monte Bubbonia", una collina nei dintorni di Mazzarino. Posto lungo il declivio del colle, era tumulato per tutta la sua grandezza. Il secondo, a "Cava dei Servi", ha forma poligonale, con delle lastre calcaree poste in circolo sulle quali vi si collocano altri tre che un tempo formavano il tetto. Sotto la lastra di copertura, lo studioso vi trovò elementi anatomici umani (denti, parti di cranio, tibie, etc.) che non solo hanno datato questo genere di architettura al bronzo antico (2.200 a.C.), ma soprattutto ne hanno rivelato la funzione funeraria. Il terzo fu anch'esso ritrovato dall' archeologo citato nell'area di "Cava Lazzaro"(Rosolini), su una delle terrazze naturali che formano lo strapiombo. Si tratta di due grossi macigni sbozzati con la mazza e poggianti sul pavimentato calcareo. I massi sono disposti in maniera da imprimere alla costruzione la forma circolare, alla stessa maniera del dolmen di "Cava dei Servi". Infine, ci sembra giusto citare uno pseudo dolmen, ad Avola, pochi chilometri lontano da Siracusa, ritrovato nei primi anni "60 dall'erudito locale prof. Salvatore Ciancio, contestato dalla Soprintendenza di Siracusa ma rivalutato parecchi anni dopo da Piccolo che attraverso uno studio approfondito vi scorse tracce di interventi architettonici così da essere adattato alle forme dolmeniche in uso. ____

Volevo inserire la foto attuale ma non trovo il metodo. Se andate a visitare il Dolmen oggi (io ci sono stato in settembre 2012), lo trovate "impacchettato" da una impalcatura a dir poco "oscena". Speriamo che le istante competenti, eseguano i larori da fare e tolgano quell'obrobrio da questa meraviglia. Vasco Magno

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