Discussione:Coscienza (filosofia)

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Filosofia
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Coscienza e autocoscienza[modifica wikitesto]

Prima che questa voce sia conclusa, avrei alcuni appunti da fare:

  • Le voci autoconsapevolezza e introspezione dovrebbero puntare su autocoscienza, e non su coscienza (filosofia), perché sono concetti più affini a quella che non a questa.
  • Il paragrafo su coscienza e autocoscienza a mio parere andrebbe spostato nella voce Coscienza (psicologia) perché tratta di argomenti psicologici e non filosofici.
  • La distinzione che viene proposta tra coscienza e autocoscienza appare forzata e artificiosa, e comunque distorta rispetto a quella copiata da questo sito: Psicoterapia e autocoscienza, nel quale si dice che "La prima forma di autocoscienza, quella che lampeggia già nel bambino, ci fa confusamente comprendere che noi siamo, ma non ci consente ancora di capire chi siamo". Nella voce invece sembra che la fase "nella quale sappiamo confusamente che siamo ma non ancora chi siamo" sia da ricondurre alla coscienza e rappresenti la discriminante rispetto all'autocoscienza.

Dovrebbe essere invece, se proprio si vuole postulare una distinzione tra i due termini: l'autocoscienza è ciò che ha come oggetto il soggetto stesso (che comprende "che siamo", come dice quel sito), la semplice coscienza invece ha come oggetto un contenuto diverso dal soggetto.

Ancora confusione[modifica wikitesto]

  • Ribadisco qui che l'utente confonde coscienza e autocoscienza e che riporta erroneamente al secondo termine tutto quello che riguarda l'analisi spirituale del soggetto che invece va sotto il concetto di introspezione. Coscienza è presa d'atto tramite sensi della propria esistenza, autocoscienza coincide con l'apparire dell' "io". La riflessione su se stessi utilizza altri termini.
  • Il paragrafo su coscienza e autocoscienza riguarda la filosofia della mente che si occupa anche degli aspetti psicologici del soggetto.
  • La distinzione tra coscienza e autocoscienza non è distorta e soprattutto non è copiata (attenzione agli attacchi personali: non rientra tra le mie abitudini copiare e non ne ho bisogno, come dimostrano le altre voci da me compilate) ed è riportata dalla stesso utente nella voce da lui scritta, quasi con le stesse parole, nella sezione Autocoscienza#L'autocoscienza in psicoanalisi dove si dice: "Questa originaria forma di autocoscienza gli fa confusamente comprendere che egli è, ma non gli consente ancora di capire "chi" è."

Si ribadisce allora che questa prima forma confusa di autocoscienza non comprende la consapevolezza dell'io e quindi è semplice presa d'atto di esistenza vale a dire coscienza.

  • Massimo Rinaldi che è uno psicoterapeuta e non un filosofo nel definire la coscienza ha usato impropriamente come sinonimo autocoscienza, ma la distinzione tra i due termini appare chiara invece nel brano dello stesso autore riportato nella voce alla nota 3 dove tra l'altro dice : "Da questa identificazione nasce la coscienza di sé, o autocoscienza, che è una forma di coscienza di livello superiore rispetto a quella dell'esistenza del resto del mondo..."
  • Non capisco cosa intende l'utente quando dopo la definizione erronea di autocoscienza (che comprende chi siamo no che siamo) aggiunge che "la semplice coscienza invece ha come oggetto un contenuto diverso dal soggetto." Quale sarebbe questo contenuto?--Gierre (msg) 08:01, 16 feb 2009 (CET)[rispondi]

Facciamo chiarezza[modifica wikitesto]

Non credo che Massimo Rinaldi abbia usato impropriamente il termine autocoscienza: lui sembra volerla distinguere dalla coscienza quando dice che «si tratta di qualcosa di più della semplice coscienza: all'inizio il bambino inizia a prendere coscienza del suo ambiente e dopo poco sa già della mamma, degli altri familiari, del seno o della pappa, degli oggetti che lo circondano, e anche molte cose di sé e della propria presenza, e parla di sé in terza persona, poiché non è ancora in grado di stabilire l'identificazione del soggetto pensante che lui è con quell'oggetto particolare che gli appare»: questa è la coscienza propriamente detta. L'autocoscienza invece «non è una qualità "tutto o niente": o conosco tutto di me e dei miei rapporti col mondo, o non so neppure di esistere. La prima forma di autocoscienza, quella che lampeggia già nel bambino, ci fa confusamente comprendere che noi siamo, ma non ci consente ancora di capire chi siamo». Quindi riassumendo:

  • l'autocoscienza è sapere che noi siamo (dal livello più confuso fino a quello più distinto);
  • la coscienza invece è sapere che le cose esistono, ad esempio l'ambiente, la mamma, i familiari, e anche la propria persona non ancora identificata col soggetto pensante, quindi equiparata a un oggetto come gli altri.

In secondo luogo, se faccio confusione tra autocoscienza e introspezione potrei dire la stessa cosa di te che confondi coscienza e introspezione. Ma io non faccio confusione, dico soltanto che sono due concetti correlati: l'autocoscienza è il presupposto dell'introspezione, oltre che della conoscenza, come sostengono le analisi di numerosi filosofi; e a sua volta l'introspezione ha tra i suoi obiettivi il raggiungimento di una quanto più chiara coscienza di sé (o autocoscienza).

Infine non volevo rivolgere un attacco personale, chiedo scusa se ho usato il termine "copiare", che voleva significare soltanto "riprendere" del materiale da un altro sito. --Roxio (msg) 19:32, 16 feb 2009 (CET)[rispondi]


Sembra che non se ne esca da questa ambiguità dove tu inverti logicamente e cronologicamente i due concetti. Allora vediamo l'origine etimologica dei termini: autocoscienza è una parola doppia formata da auto (di sé) e coscienza da conscio (sapere) e come tale deriva, cronologicamente e logicamente dalla parola primaria, poichè se non ci fosse prima questa non ci sarebbe neppure l'altra, più ampia e generica, meno specifica, coscienza : questa priva di aggiunte e caratteristiche com'è significa semplicemente essere coscienti; per la coscienza di sé bisognerà formulare il termine successivo di autocoscienza. --Gierre (msg) 07:13, 17 feb 2009 (CET)[rispondi]