Diana, Cupìdo e il Commendatore

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Diana, Cupìdo e il Commendatore
AutoreBianca Pitzorno
1ª ed. originale1994
Genereromanzo
Sottogenereper ragazzi
Lingua originaleitaliano
AmbientazioneSerrata
ProtagonistiDiana
AntagonistiAstrid
Altri personaggiIl Commendatore, Manfredi

Diana, Cupìdo e il Commendatore è un romanzo di Bianca Pitzorno, pubblicato nel 1994.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Anni cinquanta a Lossai, in Sardegna. Diana vive con la madre Astrid, il patrigno Manfredi (suo padre era morto quando lei aveva pochi anni), la sorellina Zelia, e le due domestiche Aurelia e Gavinuccia; si incontra tutti i giorni con la sua migliore amica Teresa, ha spesse trecce e occhiali con una pesante montatura. Ma quando Diana ha dodici anni, improvvisamente Astrid trova la cassaforte vuota. Poco dopo, arriva una lettera da parte di Manfredi, in cui lui spiega che aveva venduto tutti loro averi e perciò dovranno abbandonare il loro appartamento di Lossai entro la fine del mese.

Di conseguenza Astrid decide di mandare Diana a Serrata dal Commendatore Giuliano Serra, il ricco nonno paterno, a chiedergli qualche soldo per sopravvivere a Lossai. Il Commendatore risponde che Astrid potrà anche raggiungere Manfredi, ma le bambine dovranno andare ad abitare con lui a Serrata, e Astrid si vede costretta ad accettare. Diana comincia quindi a scrivere lettere a Teresa. A Serrata vivono in una casa molto spaziosa con tre appartamenti: uno per i suoi zii Tullio e Ofelia e la loro figlia Silvana, uno per la zia Liliana e uno per loro e per il Commendatore. Il primo giorno di scuola a Serrata per Diana va piuttosto bene: i compagni non criticano il suo aspetto (soprattutto le sue lunghe trecce e gli occhiali, che a lei davano moltissimo fastidio), però si deve sedersi vicino ad un maschio perché era l'ultimo posto disponibile. Si fa anche delle amiche: Prisca (che le dice che la professoressa di Lettere, "se ti prende storta dall'inizio, dopo non puoi più farci niente") Elisa e Rosalba; fa anche conoscenza con Sveva Lopez, la figlia di un'amica di sua mamma, molto antipatica e presuntuosa.

Inoltre, Diana e Zelia conoscono la cugina Silvana, che le odia e che vorrebbe che loro tornassero a Lossai; è anche fidanzata con un certo Piercasimiro e stava ripetendo per la seconda volta l'ultimo anno delle Scuole Magistrali. Sempre il primo giorno di scuola, Diana trova una busta sul suo comodino con dentro una tessera per entrare gratis assieme ad un accompagnatore nei cinema del paese (probabilmente perché il Commendatore è il proprietario di tutti i cinema di Serrata).

Intanto, il Commendatore si sente male a casa di una povera sarta del teatro, cosa che insospettisce la mamma e gli zii di Diana. Qualche tempo dopo, a Diana si presenta una grande occasione: la mamma le comunica che può tagliarsi i capelli corti. Poco dopo Diana va al cinema con Elisa e vide un film western con protagonista un nativo americano, Cocise, del quale Diana si innamora. Siccome Cocise ha i capelli lunghi, Diana decide di non tagliarseli e prova a portarli sciolti, ma sono troppo lunghi; di conseguenza decide di farseli spuntare leggermente da Rosalba, che però glieli taglia tutti storti. La mamma allora la manda dal parrucchiere a farli sistemare, ma il parrucchiere glieli taglia cortissimi. Diana si vede bruttissima, allora decide di scappare di casa e di nascondersi nel garage della casa della sua amica Prisca; ma qualche ora dopo il Commendatore scova il suo nascondiglio, la porta con sé dietro le quinte del teatro di Serrata (di cui era il proprietario) da una certa signora Ninetta, che le mette su una parrucca con tantissimi ciuffi rossi, e poi porta Diana a casa con questa parrucca addosso. Quando la mamma di Diana la vede, si arrabbia e tenta di chiamare il parrucchiere, finché il Commendatore non toglie la parrucca dalla testa di Diana. Quindi la mamma convoca Diana e le dice che la ragazza si stava schierando dalla parte del Commendatore e che invece non doveva fare assolutamente quello che le diceva lui. Il giorno dopo a tavola il Commendatore rivela l'intenzione di sposare la signora Ninetta, quella sarta da cui si era sentito male. La mamma di Diana allora vieta alle figlie di farne parola in giro.

Successivamente Diana, mentre cerca un bottone di ricambio per il suo cappotto, trova delle lettere. Ne apre una e vede che la scrittura è quella di Manfredi, ma non riesce a leggerne il contenuto: pensa che la mamma abbia perdonato Manfredi per aver rubato tutti i loro beni.

Qualche settimana dopo, mentre sta facendo i compiti con la sua amica Prisca, Diana sente dei rumori strani: il pianto della sua sorellina, le urla di un uomo, sua mamma che dice a degli uomini di immobilizzare qualcuno... Zelia racconta loro subito dopo che erano venuti degli speciali infermieri per portare il Commendatore al manicomio e che lui si era arrabbiato con gli infermieri perché non voleva andare, però gli infermieri l'avevano avvolto in una coperta e l'avevano caricato su un'ambulanza; ma né Diana né Zelia né Prisca pensano che il Commendatore sia pazzo e vorrebbero liberarlo. Il papà e il nonno di Prisca, avvocati, dicono però che non sanno niente sul Commendatore né possono cercare informazioni su di lui perché sarebbe una gravissima scorrettezza professionale. Adtrid spiega alle figlie che il Commendatore è all'Oliveto (il manicomio di Serrata) perché a casa non erano in grado di somministrargli determinate cure: in particolare Diana sente che gli adulti dicono ai dottori e ai loro amici che il Commendatore non si lavava, convinto che il sapone gli facesse irrancidire il sangue, che sotterrava i soldi e li annaffiava per farli crescere (così marcivano tutti), che credeva che casa sua fosse piena di microfoni perché i russi lo stavano spiando, che parlava da solo, che spostava i mobili di notte cantando a squarciagola e tante altre cose. Della sua malattia sa tutta Serrata, infatti Diana li sente anche a scuola dalle sue compagne davanti alle quali nega tutto per la vergogna.

Qualche tempo dopo, Zelia va al manicomio con Gavinuccia e lascia Peppo, la sua scimmia di peluches, al Commendatore. Però Peppo le manca; allora Forica le dice che c'è uno scimmiotto identico a Peppo che era di Silvana; si dirigono quindi verso l'armadio in cui Forica dice che c'era un “sosia” di Peppo e lo trovano. Zelia però, per sbaglio, tira giù anche un libro impolverato pieno di segnalibri. Zelia ne legge il titolo, da cui si evince che il libro parla della demenza senile: apre il libro ad un segnalibro qualsiasi e legge una delle tante azioni attribuite al Commendatore e alla sua demenza senile, quindi corre a riferire il tutto a Diana, che ne parla anche a Prisca, Elisa e Rosalba.

Leopoldo, lo zio di Elisa, le fa vedere le foto del matrimonio di un suo parente a cui era invitato anche il dottor Salomoni, che ha in cura il Commendatore. In una di queste c'è Salomoni addormentato sotto ad un orologio che segna le sei meno un quarto. Elisa ricorda che un suo amico le aveva detto che la diagnosi della demenza senile del Commendatore era stata scritta alle quattro e mezzo, come diceva l'orario sulla carta. Lei comunica tutto allo zio Leopoldo, che ne parla con il primario dell'Oliveto, il quale libera il Commendatore dal manicomio.

Tornato a casa, il Commendatore disereda tutti tranne Ninetta, Diana e Zelia e dice agli altri che devono andarsene da casa sua. Allora Astrid, la mamma di Diana e Zelia, dice che lei si trasferirà a Buenos Aires con Manfredi, cosa di cui lei avevano parlato nelle loro lettere. Le bambine invece dovranno restare a Serrata ancora per un po' per finire l'anno scolastico e per imparare lo spagnolo per la scuola argentina, oppure potranno rimanere a Serrata. Dopo il viaggio di nozze del Commendatore e di Ninetta, Astrid parte alla volta dell'Argentina e lascia le figlie in mano ai novelli sposi.[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Riassunto del libro "Diana, Cupìdo e il Commendatore"

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Diana, Cupido e il Commendatore, di Bianca Pitzorno, 1994.

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