Delle calende non me ne curo purché a san Paolo non faccia scuro

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San Paolo di Tarso

Delle calende non me ne curo purché a san Paolo non faccia scuro è un antico proverbio popolare che amalgama un aspetto sacro, come la festività di san Paolo del 25 gennaio in cui si invoca la sua protezione, con un elemento magico costituito da un antico rito previsionale.[1]

Calende e san Paolo[modifica | modifica wikitesto]

«Delle calende non me ne curo
purché a san Paolo non faccia scuro.»

Gli agricoltori definiscono calende un rito particolare che non è andato completamente in disuso. Durante la notte speciale di san Paolo, i contadini devono esporre fuori dalla loro casa, all'aria aperta, dodici mezze cipolle esposte ad est identificate da un numero, associato ai mesi del calendario, alle quali è stato aggiunto un pizzico di sale.

La seconda parte del rito consiste nel verificare, la mattina seguente, in quale guscio il sale si è sciolto. A quel punto, quindi, diviene possibile formulare la previsione tanto attesa: il mese abbinato al guscio con il sale sciolto sarà, secondo questa antica credenza, un mese piovoso, mentre quello con il sale intatto risulterà asciutto.

Non è un caso che il giorno di san Paolo venisse anticamente chiamato «san Paolo dei segni».[2] Questa credenza è molto antica e si ritiene che risalga ad un'epoca pagana.[3]

Già nei Diarii di M. Sanuto, scritto nel 1490, infatti, è possibile leggere:

«La giornata chiara di san Paolo è indice di un anno ricco di messi;
se ci sono neve o piaggia è segno del tempo di carestia;
se la giornata sarà ventosa ci sarà discordia tra i popoli;
se sarà nuvolosa di sarà moria d'animali.»

I segni di san Paolo[modifica | modifica wikitesto]

«Se il giorno di san Paolo è sereno
godrem l'annata e l'abbondanza in seno;
ma se fa freddo guerra avremo ria
e se nevica o piova carestia.»

Questo proverbio relativo ai segni previsionali offerti nella giornata di san Paolo è di origine romagnola, ma in pratica, in tutte le regioni d'Italia si era diffusa questa credenza, tanto è vero che nel Veneto si è conservato fino ai nostri giorni un altro proverbio simile:

«Calende de san Paolo
o ano de anzolo, o ano de diavolo.»

Il cui significato si riferisce all'andamento dell'intera annata, predetta dalle calende, che potrà essere positiva ("angiolo") o catastrofica ("diavolo").

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ I proverbi del mese, di Carlo Lapucci & Anna Maria Antoni, ediz. Garzanti, 1985, pp. 31-33.
  2. ^ 25 gennaio: la zvulera ad Sen Pevli, su chiamamicitta.it, Almanacco quotidiano.
  3. ^ a b Carlo Lapucci & Anna Maria Antoni, I proverbi del mese, Garzanti, 1985, pp. 31-33.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Carlo Lapucci, I proverbi del mese, Garzanti, 1985.
  • T. Buoni, Nuovo thesoro de' proverbij italiani, Venezia, 1604.
  • N. Castagna, Proverbi italiani raccolti e illustrati, Napoli, 1869.
  • U. Rossi, Proverbi agricoli, Firenze, 1931.
  • A. Pochettino, Tradizioni meteorologiche popolari, Torino, 1930.
  • A. Arthaber, Dizionario comparati di proverbi e modi proverbiali, Milano, 1929.