Dadaab

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Dadaab
città
Dadaab – Veduta
Dadaab – Veduta
Localizzazione
StatoBandiera del Kenya Kenya
ConteaGarissa
Territorio
Coordinate0°03′04″N 40°18′50″E / 0.051111°N 40.313889°E0.051111; 40.313889 (Dadaab)
Abitanti5 723 (2009)
Altre informazioni
Fuso orarioUTC+3
Cartografia
Mappa di localizzazione: Kenya
Dadaab
Dadaab

Dadaab è una città del Kenya situata nella contea di Garissa. Ospita cinque campi profughi gestiti dall'UNHCR, per un totale di oltre 1.045.397 persone nel maggio 2024.[1]. Nel 2013, i governi di Kenya e Somalia hanno firmato un accordo per facilitare il rimpatrio dei profughi situati nel complesso.[2]

Posizione geografica[modifica | modifica wikitesto]

Il campo è situato all' incirca 80 km dal confine Somalo. Fino a poco tempo fa, la popolazione locale, era tradizionalmente composta da nomadi e pastori somali, proprietari di cammelli e capre. La città più vicina è Garissa, sede della Provincia Nordorientale.

Base dell'UNHCR[modifica | modifica wikitesto]

Dadaab è di fatto un'enorme campo profughi, una base dell'UNHCR, un campo che circonda le città di Hagadera, Dagahaley e Kambios. L'organizzazione umanitaria CARE è il partner responsabile della gestione del campo per conto dell'UNHCR. Gran parte dell'economia delle tre città è incentrata sui servizi ai residenti dei campi profughi che coprono complessivamente una superficie totale di 50 km² . A partire dal maggio 2015, è diventato di fatto la quarta città più abitata del Kenya, e i suoi cinque campi costituiscono collettivamente l'insediamento di rifugiati più grande del mondo.[3]

Dadaab ospita migliaia di persone fuggite dai conflitti presenti in Africa Orientale. La maggior parte si è qui stabilita a causa della guerra civile che attualmente devasta il sud della Somalia : sono soprattutto somali, ma vi sono anche diversi gruppi di minoranze, tra cui i Bantù[4]. La maggior parte di loro è emigrata dal sud della Valle del Jubba e dalla regione del Ghedo, mentre il resto è giunto da Kismayo, Mogadiscio e Bardera. Nel 1999, il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti ha classificato i rifugiati Bantù, come priorità, attivando, così come è stato descritto, il piano di reinsediamento più ambizioso mai progettato in Africa : migliaia di Bantù di Dadaab sono in attesa per essere trasferiti negli Stati Uniti d'America[5]

I campi di Dadaab: Ifo, Dagahaley, e Hagadera vennero costruiti nei primi anni novanta. Il campo di Ifo venne inizialmente colonizzato dai profughi fuggiti dalla guerra civile in Somalia. Come la popolazione dei campi cresceva, l'UHNCR si impegnò a migliorare le loro condizioni. Per questo prese contattò, sia con l'architetto tedesco, Werner Shellenberg, progettista del campo Dagahaley, che con l'architetto svedese Peter Iwansson, progettista del campo di Hagadera. Per molti anni i campi sono stati gestiti dalla CARE, mentre la gestione ambientale e lo smaltimento dei rifiuti dalla GTZ.

La deforestazione ha avuto un effetto negativo sulla vita dei residenti della città e dei campi. Nonostante si sia consigliato i rifigiati di rimanere nel campo, le donne e ragazzi spesso si avventurano alla ricerca di legna e acqua, con il rischio che possano essere aggredite e/o violentante nel percorso da e verso il campo.[6]

Nel 2006, diverse inondazioni colpirono gravemente la regione. Vennero distrutte circa 2.000 abitazioni presenti nel campo profughi di Ifo, costringendo al trasferimento di più di 10.000 persone. L'unica strada di accesso al campo e per la città venne interrotta a causa delle inondazioni, di fatto impedendo ai rifiugiati l'accesso ai rifornimenti essenziali. Le agenzie umanitarie presenti nella zona hanno intensamente collaborato per rifornire la zona devastata, di cibo, acqua e logistica.[7][8]. Nel corso del 200, grazie allo sforzo del Consiglio dei Rifugiati Norvegese, il campo di Ifo 2 venne ampliato. Tuttavia, problemi legali sorti con il governo keniano ha impedito, fino al 2011,[9] la sua completa riapertura, e conseguente reinsediamento della popolazione. Con gli altri campi al limite delle loro capacità, le ONG hanno comunque lavorato intensamente per migliorare le condizioni di vita. Tuttavia, anche in questo caso, sono mancati gli strumenti per risolvere problemi complessi, poche sono state poche innovazioni per migliorare le condizioni dei rifugiati. Vi sono comunque stati risolti diversi problemi, come il potenziamento e l'espansione dei processi per le infrastrutture di comunicazione, la gestione ambientale e la progettazione.[10]

Nel 2011, l'Africa Orientale venne colpita da una grave siccità, provocando un drammatico aumento della popolazione dei campi.[11] Si stima che nel luglio 2011 giungevano ai campi più di 1.000 persone al giorno, con un disperato bisogno di assistenza.[12] L'enorme afflusso di persone mise pesantemente sotto pressione le risorse della base: per esempio la capacità dei campi in condizioni normali era di circa 90.000 persone, mentre nel luglio 2011 venivano ospitati ben 439.000 persone. Secondo le stime dell'l'UNHCR e dei Medici Senza Frontiere,[13] il numero di rifugiati avrebbe dovuto salire, entro la fine del 2011, a 500.000 persone.[14] Secondo la Federazione Mondiale Luterana, grazie alle operazioni militari nelle zone di conflitto della Somalia meridionale e al progressivo aumento delle operazioni di soccorso, iniziate nel dicembre 2011, hanno notevolmente ridotto il movimento dei migranti verso Dadaab, smentendo le previsioni più pessimistiche. Inoltre, una serie di previsioni meteorologiche che hanno superato le aspettative più ottimistiche hanno migliorato le prospettive di un buon raccolto, atteso per i primi mesi del 2012.[15]

Nel febbraio 2012 le agenzie umanitarie avevano spostato la loro attenzione sullo sforzo nella ripresa, tra cui scavare canali d'irrigazione e distribuire semi.[16] Vennero inoltre concordate con i governi nazionali strategie a lungo termine, in collaborazione con le agenzie di sviluppo, per offrire risultati più sostenibili.[17]

Nel novembre 2013, i Ministeri degli Esteri della Somalia e del Kenya, in collaborazione con l'UNHCR, hanno firmato a Mogadiscio un accordo trilaterale, spianando la strada per il rimpatrio volontario di cittadini somali che vivevano a Dadaab.[18][19] Nel febbraio 2014, tra 80.000 e 100.000 residenti lasciarono volontariamente il campo per raggiungere la Somalia, riducendo significativamente la popolazione e di conseguenza la pressione sulle risorse della base. Altri 2.000 erano ritornati nei distretti di Luuq, Baidoa e Kismayo in Somalia meridionale, nel quadro del progetto di rimpatrio.[1][2] Secondo l'UNHCR, a partire dal giugno 2015 il centro ospita 350.000 persone[2], l'80% dei quali donne e bambini, per il 95% di nazionalità somala.[1][20] Tuttavia, la maggior parte dei profughi era rimpatriato in modo indipendente.[19] Nel mese di aprile del 2015, il governo del Kenya ha chiesto all'UNHCR di rimpatriare, entro tre mesi, i restanti profughi in una zona apposita, situata in Somalia.[21] Il governo federale somalo e l'UNHCR hanno poi confermato che il rimpatrio sarebbe continuato con modalità volontarie, ai sensi dell'accordo trilaterale, e che otto distretti somali, luoghi di origine della maggior parte dei profughi, erano ormai considerati sicuri per il rimpatrio.[20][22]

Nel maggio 2022 un'ondata di colera travolse il campo portando alla morte centinaia di persone. Attualmente questo campo profughi è ancora in uso, con migliaia di profughi al suo interno.[23]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Nel 2013, il governo di Kenya e Somalia firmano un accordo trilaterale per facilitare il rimpatrio dei profughi dal campo. URL consultato il 12 aprile 2014.
  2. ^ a b c Nairobi disponibile ad una missione a Mogadishu. URL consultato il 19 febbraio 2014.
  3. ^ Kenie e i suoi Somali : capri espiatori, in The Economist, 9 maggio 2015. URL consultato il 10 maggio 2015.
  4. ^ Rapporto sui Rifugiati Novembre 2002 (PDF), su refugees.org, vol. 3 (archiviato dall'url originale l'11 novembre 2009).
  5. ^ Omar Eno Dan Van Lehman, I Bantu Somali : Cultura e Storia (PDF), su Culture Profile No. 16, Febbraio 2003, Centro di Linguistica Applicata. URL consultato il 23 luglio 2012 (archiviato dall'url originale il 16 ottobre 2011).
  6. ^ Salmio, Tiina, Rifugiati e Ambiente : Analisi e Valutazioni delle politiche dell'UNHCR tra il 1992 e il 2002 (PDF), su migrationinstitute.fi (archiviato dall'url originale il 15 aprile 2012).
  7. ^ Concilio Norvegese per il Rifugiati : homepage, su nrc.no.
  8. ^ Sphere Humanitarian Standards, su sphereproject.org.
  9. ^ Daniel Howden, Nazioni Unite e Kenya hanno investito più di 60 $ in un campo di rifiugiati somali ancora vuoto, su independent.co.uk, August 2011.
  10. ^ [Mitchell Sipus], Sviluppo e opportunità nell'applicazione delle tecnologie di base all'interno del campo per i rifiugiati di Dadaab , Kenya., su slideshare.net, December 2009.
  11. ^ Appello per ottenere aiuti consistenti per i rifiguiati africani., English.aljazeera.net, 10 luglio 2011.
  12. ^ Nel campo di rifugiati più grande del mondo, Blogs.aljazeera.net, 8 luglio 2011. URL consultato il 3 agosto 2015 (archiviato dall'url originale il 15 agosto 2011).
  13. ^ L'alto commissario ONU per i Rifugiati plaude alla decisione del Kenya di aprire il campo di Ifo 2, su unhcr.se, UNHCR. URL consultato il 19 giugno 2012 (archiviato dall'url originale il 15 marzo 2012).
  14. ^ Dadaab: Il Campo per Rifugiati più grande del mondo, su english.aljazeera.net, 11 luglio 2011.
  15. ^ Il numero di rifigiati Somali è in diminuzione grazie agli aiuti umanitari e alle piogge., su pcusa.org.
  16. ^ Jeffrey Gettleman, L'ONU avverte che la carestia somala è finita, ma non la crisi umanitaria., in New York Times, 3 febbraio 2012. URL consultato il 19 giugno 2012.
  17. ^ Da 60 anni, la peggiore siccità del Corno d'Africa., su africa-eu-partnership.org, Africa and Europe in Partnership. URL consultato il 2 agosto 2011 (archiviato dall'url originale il 2 novembre 2011).
  18. ^ 560,000 Somali ritornano a casa grazie all'accordo trilaterale., in Daily Post, 12 novembre 2013. URL consultato il 18 aprile 2014.
  19. ^ a b Il Kenya ammorbidisce la sua posizione sulla proposta di chiusura del campo profughi di Dadaab, Goobjoog, 30 aprile 2015. URL consultato l'11 maggio 2015.
  20. ^ a b Intervista : il capo dell'ONU per i rifugiati, sottolinea il rimpatrio volontario dei rifugiati somali in Kenya, Goobjoog, 9 maggio 2015. URL consultato il 10 maggio 2015.
  21. ^ Il governo concede all'UNHCR tre mesi per rilocalizzare il campo di Daabab, Standard Digital, 11 aprile 2015. URL consultato l'11 aprile 2015 (archiviato dall'url originale il 12 aprile 2015).
  22. ^ Il Presidente Somalo convoca il Parlamento Nazionale, Garowe Online, 27 aprile 2015. URL consultato il 10 maggio 2015 (archiviato dall'url originale il 18 maggio 2015).
  23. ^ Kenya, Dadaab: nell’inferno del campo profughi più grande del mondo si combatte, tra l'altro, con il colera e il morbillo, su la Repubblica, 25 dicembre 2022. URL consultato il 25 aprile 2024.

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