Chiesa di Santa Rosalia (Palermo)

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Chiesa di Santa Rosalia e dei Santi Quattro Coronati al Capo
Interno
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneSicilia
LocalitàPalermo
Coordinate38°07′00.89″N 13°21′12.61″E / 38.116915°N 13.353504°E38.116915; 13.353504
Religionecattolica
TitolareSanta Rosalia
Arcidiocesi Palermo
Stile architettonicobarocco
Inizio costruzione1701c.
Completamento1714
Facciata

La chiesa di Santa Rosalia e dei Santi Quattro Coronati al Capo già di Sant'Isidoro Agricola è un edificio di culto ubicato nel centro storico di Palermo nel quartiere Capo adiacente a via Cappuccinelle, via del Papireto, via Matteo Bonello e la piazza di Sant'Anna al Capo.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

  • 1623, Fondazione della Compagnia dei Santi Quattro Coronati presso la chiesa di Sant'Agata alla Guilla formata dall'unione delle maestranze dei manovali e dei muratori per la costruzione di un oratorio.
  • 1696, La Congregazione prende a censo un magazzino e due casette a piano terra.
  • 1701 25 gennaio, La Compagnia per mancanza di fondi è costretta a cedere i terreni e i cantieri alla maestranza dei Bottari.
  • 1708 26 settembre, Per gli stessi motivi la maestranza trasferisce i diritti acquisiti, con cantieri e terreni, ai Borgesi.
  • 1714 6 maggio, Benedizione della chiesa da parte di don Giulio di Pasquale, l'inaugurazione avviene due settimane più tardi con grande partecipazione di popolo. La chiesa è inizialmente dedicata a Sant'Isidoro Agricola, protettore dei Borgesi. I Borgesi alienano la proprietà a donna Leonora Firreri e Serrughetti, principessa di Sant'Anna. Il nome della nobile è presente su una formella di maiolica incastonata sul lato destro del prospetto della chiesa.
  • 1753 1 marzo, Proprietà dei Padri Gesuiti che cedono la chiesa alla Confraternita dei Santi Quattro Coronati.
  • 1821, Scioglimento del sodalizio durante i moti liberali e rescissa con legge del 13 marzo 1822 contro le corporazioni.
  • 1844, Ricostituzione e riorganizzazione della confraternita.
  • 1862 e 1890, Con l'entrata in vigore di nuove leggi restrittive tutte le confraternite subiscono delle penalizzazioni, culminate con la confisca dei beni per i sodalizi con scopo di culto.
  • 1905, Riapertura al culto. Solo nel 1911 avviene la totale unione fra la Compagnia dei Santi Quattro Coronati e la Confraternita di Santa Rosalia. Con la fusione i muratori si occupano dei restauri mentre gli altri confratelli concedono il denaro necessario ai lavori. Determinanti l'aiuto materiale e le indulgenze plenarie concesse dal 1884 dal cardinale Michelangelo Celesia.
  • 1934, Riconoscimento della personalità giuridica. Dispute fra la società Archimede e i sorbettieri, dopo tre cause il Real Tribunale riconosce la Confraternita di Santa Rosalia legittima proprietaria della chiesa.
  • 1913, I restauri alle strutture e alle decorazioni.
  • 2010 - 2012, Ciclo restauri agli interni e alla facciata.

Compagnia dei Santi Quattro Coronati[modifica | modifica wikitesto]

  • 1623, Fondazione della Compagnia dei Santi Quattro Coronati sotto il titolo della «Santissima Annunziata» presso la cappella omonima della chiesa di Sant'Agata alla Guilla.
  • 1674, Compagnia dei Santi Quattro Coronati sotto il titolo di «Santa Rosalia».

Il Senato palermitano concede il privilegio del porto e riporto dell'urna d'argento della Cattedrale in quanto erano stati proprio i componenti della maestranza a rinvenire e condurre i città le reliquie. I 32 membri percepivano un compenso di 8 tarì ciascuno, ed essi cedevano un tarì alla propria confraternita.

Confraternita di Santa Rosalia[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Adriana Chirco, "Palermo la città ritrovata", Palermo, Flaccovio, 2002.
  • Cesare De Seta, Maria Antonietta Spadaro, Sergio Troisi, "Palermo – Città d'arte. Guida ai monumenti di Palermo e Monreale. Vorwort von Rosario La Duca". 4ª edizione, Palermo, Edizioni ARIETE, 2004.
  • Pierfrancesco Palazzotto, "Palermo. Guida agli oratori, Confraternite, compagnie e congregazioni dal XVI al XIX secolo", Palermo, Kalós, 2004.

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