Cerivastatina

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.
Cerivastatina
Nome IUPAC
(3R,5S,6E)-7-[4-(4-fluorofenil)-5-(methossimetil)-2,6-bis(propan-2-il)pyridin-3-il]-3,5-diidrossiept-6-enoic acid
Caratteristiche generali
Formula bruta o molecolareC26H34FNO5
Massa molecolare (u)459,55
Numero CAS145599-86-6
Codice ATCC10AA06
PubChem446156
DrugBankDB00439
SMILES
CC(C)C1=C(C(=C(C(=N1)C(C)C)C=CC(CC(CC(=O)O)O)O)C2=CC=C(C=C2)F)COC
Dati farmacocinetici
Emivita2–3 ore
Indicazioni di sicurezza

La cerivastatina (nomi commerciali Baycol e Lipobay) è una molecola appartenente alla classe delle statine utilizzata per ridurre i valori di colesterolemia e la prevenzione di alcune malattie cardiovascolari. In Italia il farmaco era venduto dalla società farmaceutica Bayer con il nome commerciale di Lipobay. Il farmaco venne ritirato dal commercio nell'agosto 2001 con una decisione autonoma della ditta produttrice, che non ne informò le autorità regolatorie causando così disorientamento di medici e pazienti, e problemi nella gestione dei trattamenti in corso. Il ritiro fu legato alla evidenza di numerose morti "sospette" associate all'uso di cerivastatina, in particolare in associazione con gemfibrozil.

Un decesso fu registrato anche in Italia, a Bologna.[1][2][3] La vicenda giudiziaria si concluse con l'assoluzione dei medici che avevano prescritto il farmaco alla vittima e di una guardia medica[4].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La Cerivastatina venne introdotta quasi contemporaneamente sul mercato europeo (nell'aprile 1997 nel Regno Unito) ed in quello degli USA (nel gennaio 1998). I primi studi indicavano che meno dell'1% dei pazienti trattati con cerivastatina alla dose di 0.4 mg/die potevano andare incontro ad un aumento delle transaminasi epatiche 3 volte oltre i valori normali, oppure della creatinfosfochinasi (CPK) anche 5 volte i valori di norma. Il farmaco veniva comunque ritenuto un efficace inibitore della HMG-CoA reduttasi, sicuro e ben tollerato.[5][6] Fin dai primi mesi di commercializzazione iniziarono le prime segnalazioni di possibile elevazione della CPK e di comparsa rara di miopatia e rabdomiolisi.[7] Durante la fase di sorveglianza post-marketing iniziarono ad essere riportati alcuni casi mortali, principalmente dovuti a rabdomiolisi ed insufficienza renale acuta.
Sulla base delle prime reazioni avverse da farmaci (ADR, Adverse Drug Reaction) Bayer e le autorità di vigilanza iniziarono a modificare il foglio di avvertenze del farmaco segnalando che. "...anche se tali eventi risultano associati temporalmente con l'uso di cerivastatina, una relazione causale non può essere facilmente determinata a causa della natura spontanea dei reports e la mancanza di controlli: epatite, miosite, rabdomiolisi talora associata a insufficienza renale (molti casi con uso concomitante di gemfibrozil), orticaria, angioedema, disturbi visivi".
Solo nel dicembre 1999, a circa 2 anni di distanza dalla commercializzazione su richiesta della Bayer la Food and Drug Administration (FDA) aggiunse alla sezione controindicazioni la frase: "L'uso combinato di cerivastatina e gemfibrozil è controindicato a causa dell'elevato rischio di rabdomiolisi e l'uso concomitante non dovrebbe verificarsi in nessun caso". Nei primi mesi del 2001 su richiesta Bayer alcune agenzie europee del farmaco iniziarono una procedura di variazione per l'inserimento di una analoga controindicazione.
A maggio 2001 FDA inviò ai medici una Dear doctor letter per informarli su intervenute modifiche dei dosaggi e delle condizioni d'utilizzo della statina.[8]
Il giorno 8 agosto 2001 Bayer attraverso un "Important Drug Warning" rivolto ai medici decise di ritirare il farmaco dal commercio in tutti quei paesi in cui risultava essere commercializzato anche gemfibrozil.
Nella sua lettera ai medici Bayer affermava che "La rabdomiolisi è un evento avverso serio e potenzialmente fatale di tutte le statine anche in monoterapia (...) ma che il rischio incrementa significativamente con l'uso concomitante di gemfibrozil". Bayer affermava quindi di aver attivato tutta una serie di azioni informative nei confronti del personale sanitario ma che "nonostante le comunicazioni di Bayer contro questa pratica la co-prescrizione di cerivastatina e gemfibrozil era continuata" e che pertanto la compagnia farmaceutica aveva ritenuto di ritirare dal commercio cerivastatina in tutte le sue forme e dosaggi.[9]

Cerivastatina e rabdomiolisi[modifica | modifica wikitesto]

La miopatia e la più rara e grave rabdomiolisi sono considerati eventi avversi tipici della terapia con la classe di farmaci nota come statine, o meglio gli inibitori dell'enzima idrossimetilglutaril–coenzima A reduttasi.[10]
Tuttavia l'uso concomitante di ogni farmaco che determini un incremento delle concentrazioni plasmatiche delle statine, farmaci inibitori di alcuni isoenzimi del citocromo P450 come ad esempio gemfibrozil, può comportare un notevole incremento del rischio di miopatia. Questo effetto era noto fin dagli anni 90 a seguito di alcune segnalazioni alla FDA sull'uso concomitante di gemfibrozil e lovastatina[11][12][13][14] o di simvastatina[15]

Uno studio del 2002 dimostrò che in ogni caso la comparsa di rabdomiolisi fatale risultava essere un evento estremamente raro tra coloro che utilizzano statine, con un tasso di decessi molto inferiore ad 1 ogni milione di prescrizioni. Questo tasso è sostanzialmente sovrapponibile a tutte le statine: la media di report era infatti di 0,15/milione di prescrizioni con alcune differenze significative tra le diverse statine.
Si andava infatti dai 0,04 decessi segnalati per pravastatina, ai 0,12 di simvastatina, ai 0,19 di lovastatina ed infine ai 3,16 decessi di cerivastatina. In altre parole il tasso di rabdomiolisi fatale associata alla terapia con cerivastatina, risultava essere da 16 ad 80 volte più elevato che con le altre statine. Escludendo i decessi collegati a terapia di associazione (cerivastatina+gemfibrozil) il tasso di rabdomiolisi fatale in soggetti in monoterapia con cerivastatina sembrava comunque attestarsi a 1,9 per milione di prescrizioni, cioè da 10 a 50 volte più elevato rispetto ad altre statine.

La lezione della cerivastatina[modifica | modifica wikitesto]

La storia della cerivastatina purtroppo dimostra che per anni i normali sistemi di allerta non sono stati presi in considerazione dai medici prescrittori. Prima del ritiro dal commercio della molecola (agosto 2001) le segnalazioni di eventi avversi causati dal farmaco erano state in totale 4. Entro la fine del mese le segnalazioni divennero 71, la stragrande maggioranza (67) inviate all'organismo di farmacovigilanza solo dopo il ritiro della molecola.[16]
Quest'ultimo aspetto sottolinea quanto sia grave il problema della sottosegnalazione in Italia e scarsa la sensibilità degli operatori sanitari nei riguardi di questa problematica.

Le autorità del farmaco in tutta Europa sono ancora oggi alla ricerca di adeguati strumenti di farmacovigilanza, cercando di tradurre in un linguaggio comprensibile, le conoscenze sulla sorveglianza epidemiologica delle reazioni avverse da farmaci e sul rapporto rischio/beneficio dei trattamenti, in considerazione di una certa scarsa efficacia degli strumenti fino ad oggi adottati.[17]
[18]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ SR. Ahmad, Adverse drug event monitoring at the Food and Drug Administration., in J Gen Intern Med, vol. 18, n. 1, Jan 2003, pp. 57-60, PMID 12534765.
  2. ^ DrugBank:Cerivastatin, su drugbank.ca. URL consultato il 16 gennaio 2013 (archiviato dall'url originale l'11 dicembre 2013).
  3. ^ Bayer, è quella di Bologna l'unica morte sospetta, su repubblica.it, LaRepubblica.it, 24 agosto 2001. URL consultato il 25 ottobre 2012..
  4. ^ La Gazzetta di Reggio, 23/06/2004, Uccisa da un farmaco, tutti assolti, su ricerca.gelocal.it. URL consultato il 26 agosto 2019 (archiviato dall'url originale il 26 agosto 2019).
  5. ^ E. Stein, Cerivastatin in primary hyperlipidemia: a multicenter analysis of efficacy and safety., in Am J Cardiol, vol. 82, 4B, Aug 1998, pp. 40J-46J, PMID 9737645.
  6. ^ E. Stein, Cerivastatin in primary hyperlipidemia--a multicenter analysis of efficacy and safety., in Atherosclerosis, 139 Suppl 1, Sep 1998, pp. S15-22, PMID 9811154.
  7. ^ GW. Pogson, LH. Kindred; BG. Carper, Rhabdomyolysis and renal failure associated with cerivastatin-gemfibrozil combination therapy., in Am J Cardiol, vol. 83, n. 7, Apr 1999, p. 1146, PMID 10190540.
  8. ^ FDA, Prescribing Information Changes Regarding Baycol‚ (cerivastatin sodium tablets) (PDF), su fda.gov, 21 maggio 2001. URL consultato il 25 ottobre 2012..
  9. ^ Bayer, Market withdrawal of Baycol (PDF), su fda.gov, 8 agosto 2001. URL consultato il 25 ottobre 2012..
  10. ^ I. Hamilton-Craig, Statin-associated myopathy., in Med J Aust, vol. 175, n. 9, Nov 2001, pp. 486-9, PMID 11758079.
  11. ^ LR. Pierce, DK. Wysowski; TP. Gross, Myopathy and rhabdomyolysis associated with lovastatin-gemfibrozil combination therapy., in JAMA, vol. 264, n. 1, Jul 1990, pp. 71-5, PMID 2355431.
  12. ^ Myopathy and rhabdomyolysis with lovastatin taken with gemfibrozil., in JAMA, vol. 264, n. 23, Dec 1990, pp. 2991-2, PMID 2243420.
  13. ^ NU. Abdul-Ghaffar, MR. el-Sonbaty, Pancreatitis and rhabdomyolysis associated with lovastatin-gemfibrozil therapy., in J Clin Gastroenterol, vol. 21, n. 4, Dec 1995, pp. 340-1, PMID 8583121.
  14. ^ GE. Marais, KK. Larson, Rhabdomyolysis and acute renal failure induced by combination lovastatin and gemfibrozil therapy., in Ann Intern Med, vol. 112, n. 3, Feb 1990, pp. 228-30, PMID 2297197.
  15. ^ A. Tal, M. Rajeshawari; W. Isley, Rhabdomyolysis associated with simvastatin-gemfibrozil therapy., in South Med J, vol. 90, n. 5, maggio 1997, pp. 546-7, PMID 9160078.
  16. ^ AIFA, Segnalazioni di reazioni avverse da statine, su agenziafarmaco.gov.it, Bollettino Italiano di Farmacovigilanza Lug-Ott 2001, 21 maggio 2001. URL consultato il 25 ottobre 2012..
  17. ^ KM. Mazor, SE. Andrade; J. Auger; L. Fish; JH. Gurwitz, Communicating safety information to physicians: an examination of dear doctor letters, in Pharmacoepidemiol Drug Saf, vol. 14, n. 12, Dec 2005, pp. 869-75, DOI:10.1002/pds.1102, PMID 15818636.
  18. ^ AC. van Grootheest, IR. Edwards, Labelling and 'Dear Doctor' letters: are they noncommittal?, in Drug Saf, vol. 25, n. 15, 2002, pp. 1051-5, PMID 12452731.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]