Canto (metrica)
In poesia e in metrica il termine canto designa genericamente un componimento in versi e, più specificamente, un componimento lirico; oppure, in testi lunghi, indica ciascuna delle parti in cui si divide un poema o una sua cantica.[1]
È il titolo di componimenti brevi destinati a essere cantati, come Il Canto degli Italiani di Goffredo Mameli musicato da Michele Novaro, ed è il titolo di raccolte di versi e di rime, come i Canti di Giacomo Leopardi e i Canti di Aleardo Aleardi.
Nell'altra accezione, è il nome di ciascuno dei cento canti che formano le tre cantiche della Divina Commedia e dei venti canti della Gerusalemme liberata.
In particolare, il canto carnascialesco è un componimento poetico isolato, che ha struttura metrica simile a quella di una ballata, ha carattere libero, è vivace e spesso scherzevole. Esso s'intonava nelle mascherate di carnevale, specialmente a Firenze nel secolo XV e XVI. Composero canti carnascialeschi Lorenzo il Magnifico, Poliziano e altri.
Note[modifica | modifica wikitesto]
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Pietro G. Beltrami, La metrica italiana, Bologna, Il Mulino, 1991, ISBN 88-15-03276-2.
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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- (EN) canto, su Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc.